Ddl slitta a settembre, pressing dei promotori
Una riforma che non costa un euro alle casse dello Stato, approvata all’unanimità alla Camera attraverso il meccanismo della sede deliberante in commissione, ma bloccata misteriosamente al Senato, dove la commissione Lavoro se ne dovrebbe occupare a settembre. E’ la legge sull’equo compenso nel lavoro giornalistico, una iniziativa promossa dalla Fnsi e dall’Ordine professionale per cercare di mettere un freno allo sfruttamento estremo di liberi professionisti, freelance, precari. Un fenomeno che oltre alle conseguenze sociali immaginabili per chi è costretto a lavorare a volte per pochi euro ad articolo, ha ricadute evidenti sulla libertà dei giornalisti e quindi sulla stessa libertà dell’informazione.
Dopo che il presidente del Senato Renato Schifani ha annunciato di aver appurato personalmente che il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha negato di aver inteso esprimere un parere negativo sulla legge a nome del Governo, nel corso della sua recente audizione in commissione Lavoro, i promotori della riforma hanno rilanciato la battaglia nel corso di una conferenza stampa a palazzo Madama, alla quale hanno partecipato diversi parlamentari interessati al tema, oltre al presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino, al presidente del sindacato dei giornalisti Roberto Natale, al segretario della stampa romana Paolo Butturini.
“Abbiamo deciso di fare un approfondimento e ne riparleremo a settembre – ha assicurato la senatrice Tamara Blazina (Pd) – ma non abbiamo obbedito a un diktat perché non si parli più di questa legge. Ma bisogna tenere conto del fatto che c’è una novità, la riforma Fornero”. Tesi contestata da Vincenzo Vita (Pd): “La riforma del lavoro fa proprio una eccezione per gli albi professionali”, ha commentato. Sulla stessa linea Silvano Moffa (Pet), presidente della commissione Lavoro della Camera e primo firmatario dell’iniziativa legislativa a Montecitorio,: “E’ vero casomai che l’introduzione della riforma del lavoro impone di fare questa legge”.
Enzo Carra (Udc), relatore della proposta nell’altro ramo del Parlamento, ha attribuito al Governo le lentezze già scontate alla Camera dalla proposta di legge: “Avevamo finito a gennaio ma ogni settimana c’era un ostacolo diverso che impediva di avere il parere del Governo”. Paolo Butturini, segretario dell’Associazione stampa romana, ha ricordato che “l’iniziativa non riguarda un problema sindacale ma tocca il tema della libertà di informazione della difesa dell’articolo 21 della Costituzione”.
Dura la presa di posizione del presidente dell’Ordine dei giornalisti Enzo Iacopino: “Per fare una legge di questo genere servono 15 minuti. Perché il giornalista Peluffo (sottosegretario all’editoria, ndr) non fa il suo dovere e non esprime il parere? Dietro tutto questo c’è una sigla: da quando alla guida della Fieg, la federazione degli editori c’è un giornalista (il presidente dell’Ansa Giulio Anselmi, ndr) stanno sorgendo tutti questi problemi”.
Fonte: TMNews, 31 luglio 2012