di Carmelo Abisso
Il Centro Studi Storico Militari e Geopolitici di Bologna ha organizzato la sera del 2 dicembre un webinar per la presentazione del libro “Fuga da Kabul- Il ritorno dei Talebani in Afghanistan” di Giorgio Battisti e Germana Zuffanti, edito da Paesi Edizioni.
“Il recente disordinato ritiro dall’Afghanistan ha portato all’attenzione di un pubblico occidentale distratto l’incapacità dell’Occidente di mantenere fede agli impegni assunti in materia di sicurezza. Si è trattato di un evento epocale che si presta e si presterà nei prossimi mesi e anni ad ampie analisi e discussioni. Ma motivare o capire questo fallimento non è affatto semplice. Il libro affronta l’argomento in maniera chiara. Durante l’esperienza sul campo – ben quattro missioni in Afghanistan subito dopo ll’11settembre e fino al 2016 – il generale Battisti ha avuto modo di comprendere bene a fondo la realtà di questa regione chiave per la geopolitica mondiale. Battisti insieme alla giornalista Zuffanti offrono al lettore uno sguardo approfondito e critico sulla realtà dell’Afghanistan e della nuova leadership. Partendo dalla storia del Paese e grazie al un punto di vista privilegiato, si narrano le ragioni del disastro militare, i fatti salienti della creazione dello Stato afghano fino all’estate del 2021 e cosa aspettarsi da questo Paese indomabile e refrattario alle ingerenze internazionali”. Così ha indrodotto l’incontro il presidente del Centro, generale Antonio Li Gobbi. Il giornalista svizzero Stefano Piazza ha moderato gli interventi.
Piazza. Come è stato scrivere un libro con il generale “boots on the ground” Battisti ?
Zuffanti. E’ iniziato con la caduta di Kabul, il 15 agosto. Abbiamo pensato di “mettere su carta” le quattro missioni del generale. Il libro ha un taglio specifico, strategico, per chi vuole avvicinarsi ad una missione. Non è un instant book, ma fatto per lasciare qualcosa di più a chi lo ha letto. Esperienza di crescita, attraverso gli occhi del generale abbiamo potuto dare un’immagine di un Paese in guerra da 40 anni, ma bellissimo. Un saggio di una esperienza imperdibile.
Piazza. Scontri tra Talebani e forze di frontiera iraniane nelle aree di confine della provincia di Nimroz. Questa crisi si somma agli attacchi quotidiani dell’Isis-K. Sei d’accordo con analisti Usa, viene giù tutto ? Cosa fare ?
Battisti. Sono stati scontri pesanti, è intervenuta anche l’artigleria. I Talebani non hanno il controllo del territorio e l’Isis-K si comporta come i Talebani con il governo precedente. Non credo che l’Afghanistan possa implodere adesso. Siamo in inverno. Nella primavera 2022 potrebbe succedere qualcosa, quando i Talebani devono esportare la droga, allora comincerà la classica fighting season per il controllo delle strade. L’Isis-K si stà rafforzando, molti ex soldati dell’Afghan national army si arruolano con loro, “il nemico del mio nemico è mio amico”. Vedremo ad aprile cosa succederà.
Piazza. Le donne afghane sono le grandi vittime, sono sparite, vivono nascoste. Cosa è stato e cosa potrebbe accadere ?
Zuffanti. Ora c’è una grave crisi umanitaria. Il popolo non ha le risorse economiche e le donne sono le prime vittime. Bambini venduti per andare avanti, bambine date in sposa e si muore di fame. Differenza tra zone interne e grandi città. Le ragazze hanno smesso di andare a scuola nella fascia 12-15 anni. A Kabul una bambina anzichè recitare i versetti coranici ha chiesto di riaprire le scuole. La consapevolezza delle donne è dovuta ai 20 anni di missione occidentale.
Piazza. Tu racconti di un Paese bello e affascinante con persone incredibili. Com’era l’Afghanistan che hai conosciuto e chi sono davvero gli afghani ?
Battisti. Una vecchia storiella locale dice che, dopo aver creato il pianeta, ad Allah è rimasto un mucchietto di terra che ha lanciato verso il mondo e cosi è nato l’Afghanistan. E’ un Paese variegato, ci sono tre Afghanistan: quello delle grandi città, Kabul, Kandahar, Herat, Jalalabad; quello rurale, contadino e quello delle valli dell’Hindu Kush. I Talebani hanno tolto l’identità alle donne, non vengono chiamate per nome ma la figlia di, la moglie di. A Herat, nell’ospedale grandi ustionati, sono ricoverate giovani donne che si danno fuoco, si immolano pur di evitare il matrimonio da bambine. Quando siamo arrivati a Kabul nel dicembre 2001 il paese era privo di qualsiasi cosa, mancavano anche i chiodi, mancava la corrente, una città al buio. In 5 anni i Talebani avevano riportato il Paese indietro di decenni, l’avevano fortemente impoverito. In questi 20 anni c’è stato un salto di qualità nello sviluppo della società afghana, un forte stimolo per i giovani per lottare per i propri diritti.
Piazza. Rischio umanitario. La situazione delle Organizzazioni non governative ?
Zuffanti. Il problema più grande è la malnutrizione dei bambini. Il ruolo delle Ong è tutto da rivedere. Situazione emergenziale per carenza di cibo e soldi. Fondi e aiuti internazionali sono congelati, il Paese è abbandonato a se stesso e la popolazione è allo stremo.