Ad accogliere a Castel del Rio domenica mattina i rappresentanti dei Gruppi di combattimento e i veterani dell’esercito di liberazione nazionale che travolsero l’esercito tedesco nell’aprile 1945, c’era una fitta pioggia e una temperatura scesa di colpo da 32 a 14 gradi. Ma per tutti è comunque l’occasione per ricordare e rivivere quelle drammatiche giornate dei soldati.

«Io c’ero — dice commuovendosi Orlando Masillo, 92 anni, aggregato alla quinta armata americana —. Le giornate erano molto peggio di quella di oggi. Qui le strade erano fiumi di fango, non si riusciva a stare in piedi; in più fischiavano pallottole e bombe da tutte le parti e non sapevi dove ripararti. La Linea gotica sembrava imprendibile. I tedeschi lottarono con tutte le forze, ma poi dovettero cedere ai nostri assalti e a quelli dei partigiani. Chi ne è uscito vivo evidentemente l’aveva scritto nel suo destino».

La chiesa diventa il rifugio per ripararsi dalla pioggia. I rappresentanti delle sei grandi unità che crearono i gruppi di combattimento e quelli delle associazioni della Folgore, dei Leoni di San Marco, della Marina Militare, dell’Associazione nazionale reduci della Friuli si ritrovano tutti insieme «per la prima volta», dice con una punta d’orgoglio il sindaco Alberto Baldazzi.

Assieme alle associazioni, in prima fila i sindaci con gli stendardi dei quattro paesi della Vallata, il generale Antonio De Vita, comandante militare dell’Esercito per Emilia-Romagna e il generale Antonio Bettelli comandante della brigata Friuli. Alla fine della messa dopo la benedizione del celebrante e il ‘silenzio’ suonato dalla tromba, tutti si dirigono verso il tendone dove è stato organizzato il rancio.

Mentre camminano sotto la pioggia un congedato della Friuli manifesta una sua convinzione: «Gli americani e inglesi ci avrebbero liberati comunque dai tedeschi ma qui, su queste montagne, noi italiani ci siamo conquistati la dignità e il rispetto di tutti».

Sotto il tendone si alternano al microfono sindaco e i rappresentanti delle associazioni: «Nessuno può accettare il sopruso e l’insulto dell’India che da febbraio tiene in ostaggio Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, due nostri marò del battaglione San Marco…» — emerge e tutti gridano: «andiamo a prenderli».

Un grande applauso se lo conquista il generale De Vita quando a conclusione del suo intervento ringrazia tutti, ma soprattutto «la pioggia che sta facendo diventare straordinario il nostro Sangiovese e il nostro Trebbiano».

Fotoservizio di Mario Rebeschini, 15 maggio 2012

Fonte: Il Resto del Carlino Imola

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