7 maggio 2012. Le operazioni di peacekeeping da sole rappresentano oltre il 56% dell’impatto ambientale dell’Onu, stimato complessivamente nel 2008 in circa 1,75 milioni di tonnellate di CO2 l’anno, circa quello della citta’ di Londra.
Di qui l’idea di rendere i caschi blu piu’ ‘amici dell’ambiente’, con relativi risparmi economici delle missioni di peacekeeping, ma anche una migliore sicurezza per le comunita’ locali e il personale Onu.
E’ quanto emerge da un recente rapporto del programma Onu per l’ambiente (Unep), dopo una valutazione di due anni sull’impatto delle missioni dei caschi blu sulle risorse naturali e l’ambiente in generale. A dicembre del 2011 il dipartimento delle operazioni di peacekeeping (Dpko) aveva 121.591 persone dispiegate in 16 operazioni, che insieme al dipartimento di sostegno sul campo (Dfs), sono il settore con la maggiore ‘impronta ambientale’ del sistema delle Nazioni Unite.
”Questo personale e l’infrastruttura di supporto – spiega il rapporto – contribuisce alla ripresa e alla sicurezza dei paesi che escono da un conflitto, ma pone anche considerevoli richieste all’ambiente locale, incluse risorse naturali”. ”Rendere piu’ verdi i caschi blu – spiega il sottosegretario generale dell’Onu e capo del Dpko, Herve’ Ladsous – non e’ solo il nostro motto, e’ anche il nostro impegno per assicurare che gli operatori di peacekeeping abbiano un impatto positivo e duraturo nei paesi in cui sono dispiegati”.
Nel 2009 e’ stata adottata una policy ambientale per le missioni Onu sul campo, che fornisce una serie di standard operativi e richiede ad ogni missione di adottare obiettivi ambientali e misure di controllo in tutte le fasi della missione, relative ad acqua, energia, rifiuti, reflui, tutela della fauna selvatica e gestione dei siti culturali e storici. L’obiettivo e’ quello di diminuire l’uso complessivo delle risorse e la produzione di rifiuti, proteggere l’ambiente locale e la salute pubblica, facendo delle missioni Onu un modello utile da seguire per uso di pratiche sostenibili.
La forza in Libano (Unifil) fa da apripista: impiega auto elettriche nel quartier generale di Naqoura, ha reso piu’ efficiente la produzione di energia e ricicla bottiglie di plastica, lattine e vetro.
Fonte: ANSA