Il Libano e Israele hanno dato il loro assenso a far partire un negoziato con l’assistenza degli Stati Uniti e delle Nazioni Unite per definire i confini fra i due paesi, in particolare i confini marittimi. Una volta raggiunto un accordo sia il Libano che Israele potrebbero far partire lo sfruttamento dei giacimenti di gas che sono stati scoperti in tutta la regione e che attendono soltanto di essere messi in produzione.
L’annuncio di questa trattativa fra due paesi tecnicamente ancora in guerra è stato dato in simultanea da Gerusalemme, Beirut e Washington. Il Segretario di Stato americano Mike Pompeo, che era ancora a Roma, ha commentato che l’intesa “consentirà a entrambi i paesi di avviare discussioni, che potranno produrre maggiore stabilità, sicurezza e prosperità sia per i cittadini libanesi che per quelli israeliani”. Pompeo aggiunge che l’accordo “è il risultato di quasi tre anni di intenso impegno diplomatico da parte di funzionari statunitensi”. In effetti la mediazione statunitense è andata avanti per anni: un grande ostacolo erano le posizioni di Hezbollah, il movimento sciita libanese che non accetta nessun confronto politico- diplomatico con Israele, uno stato con cui mantiene un alto livello di mobilitazione.
Questa volta però Hezbollah evidentemente ha dato il suo assenso all’avvio del negoziato. Ieri sia il presidente del parlamento libanese, lo sciita Nabih Berri, che il capo dello Stato, il cristiano Michel Aoun, hanno annunciato il loro sostegno all’intesa mediata dagli americani.
“Questo raggiunto adesso è un accordo preliminare, non un’intesa definitiva”, ha detto Berri, capo di Amal, il partito sciita vicino ad Hezbollah: “Se la demarcazione (della frontiera marittima tra Libano e Israele) dovesse avere successo, in particolare nei blocchi 8 e 9, ci sarà molto spazio per pagare i nostri debiti”. Il presidente del parlamento si riferisce al fatto che i blocchi 8 e 9, corrispondenti a due delle aree con cui è stato diviso il tratto di mare da esplorare, sono quelli considerati più ricchi di giacimenti energetici. Berri ha inoltre evocato la necessità del Libano di “pagare i debiti” in riferimento al default finanziario del Paese, annunciato formalmente lo scorso marzo. Il Libano sta infatti attraversando la sua peggiore crisi politica, finanziaria e socio-economica degli ultimi 30 anni.
Da Israele il ministro dell’Energia Yuval Steinitz ha confermato che i negoziati dovrebbero iniziare il 9 ottobre nella base dell’Onu a Naqoura, nel Sud del Libano.