di Antonio Bettelli

Vedo le immagini dei medici e degli infermieri che si preparano alla battaglia come se fossero soldati. Indossano maschere, tute, guanti e lo fanno con il rigore e la disciplina di chi sa che quei gesti saranno vitali, anzi lo sono, anche solo nella loro portata immaginifica, nel dare speranza con il messaggio esemplare della militanza e del coraggio. È un cambiamento acuto nel percepire l’insicurezza e ciò che occorra per proteggersi contro un nemico potente e al momento preponderante.

Poi c’è la globalità di questa minaccia: non è uno Stato aggressore né un gruppo di terroristi guidati da una ideologia malata, non è interesse di una coalizione nei riguardi di un’altra, per ragioni geopolitiche o economiche. È una faccenda che riguarda tutti. Il nemico è, questa volta, veramente comune, come un mostro alieno.

Ecco allora che i soldati di questa guerra collettiva non indossano uniformi nazionali o bandiere dell’occidente che garriscono con vento opposto a quelle dell’oriente. Ci sono solo i colori verde e azzurro delle terapie d’urgenza. Al più, e forse occorre constatarlo, vi sono freddo e caldo, raziocinio esasperato del nord comportamentale e passionalità del suo contrapposto, seguendo l’azimut del sud, oppure, se preferite, contrasto tra settentrione e meridione culturali, da un lato l’efficientismo di chi riesce persino a prevedere di massimizzare l’eutanasia come metodo di contrasto al Covid 19, dall’altro la solidarietà di chi cede il proprio stipendio per dare sopravvivenza a chi lo stipendio lo ha perduto.

Non so come ne verremo a capo, ma da soldato apprezzo quei soldati, medici e infermieri, e vorrei essere al loro fianco come portatore d’acqua, per condividere il loro eccezionale spirito di corpo. A loro onore e forza, come veri soldati!

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here