di Davide Romano

I criminali in generale fanno sempre due cose: la prima, negare il reato commesso. Una volta messi spalle al muro con prove inconfutabili, scatta la seconda opzione: relativizzarlo, cercando le attenuanti. Vale anche per la Shoah. Per questo possiamo dire che il Giorno della Memoria è utile, poiché afferma la verità dei fatti. Resta però la questione della relativizzazione della Shoah, su cui c’è ancora da lavorare. Per esempio: se è vero che tutti i morti vanno rispettati, non si possono mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, nei cimiteri come nelle intitolazioni delle vie. Non bisogna poi confondere l’antisemitismo con il razzismo. Il pregiudizio contro i neri o i Rom è sempre diretto in una direzione: “non si integrano”, “sono inferiori”, ecc.

Nel caso degli ebrei invece, le accuse sono a 360 gradi. E arrivano da fanatici di destra e di sinistra, religiosi compresi. Solo agli ebrei viene contestato sia il fatto di non integrarsi (“vivono in comunità separate”) che quello di integrarsi troppo (“dominano il mondo”). Solo gli ebrei vengono accusati di essere tutti capitalisti e, nel contempo, di essere tutti comunisti. Per non parlare delle accuse di essere imbelli per essersi fatti sterminare ad Auschwitz, mentre quando si difendono (vedi Israele o Brigata Ebraica) scatta subito l’odio.

Alla base dell’antisemitismo c’è la necessità di cancellare il pluralismo ebraico, per renderlo un corpo unico da criminalizzare. Da notare come nelle accuse agli ebrei si proiettano spesso i propri fantasmi interiori: i nazisti attribuivano agli ebrei di volere governare il mondo, esattamente quello che il Terzo Reich progettava. I fanatici islamici accusano gli ebrei di essere degli assassini, ma in Europa nell’ultimo decennio sono stati loro a uccidere 12 persone ebree (per non parlare delle centinaia di aggressioni). E proprio da qui dovremmo ripartire nel parlare della Giornata della Memoria: ricordando sempre la specificità dell’antisemitismo e rilanciando un messaggio che non deve essere il vecchio “siamo tutti uguali”, ma il suo contrario: “siamo tutti diversi”.

Fonte: la Repubblica Milano

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