di Carmelo Abisso
Nel cortile d’onore del Palazzo Ducale di Modena si è svolta il 13 settembre la cerimonia di avvicendamento del comandante dell’Accademia militare. Alla presenza del comandante per la formazione e Scuola di applicazione dell’Esercito, generale di divisione Salvatore Cuoci, il generale di divisione Stefano Mannino ha ceduto il comando al generale di brigata Rodolfo Sganga. Tra le autorità locali presenti, il sindaco Gian Carlo Muzzarelli, il prefetto Maria Patrizia Paba, il presidente della provincia Gian Domenico Tomei e il rettore Angelo Andrisano.
Nel discorso di commiato, il generale Mannino ha ricordato che “Modena è l’Accademia e l’Accademia è Modena”, sottolineando il legame indissolubile che da oltre settanta anni unisce l’Istituto alla città, rapporto che si è consolidato nel tempo e che si concretizza quotidianamente attraverso le sinergie e le collaborazioni con le realtà sociali, culturali, sportive e produttive del territorio. “La presenza dell’Accademia Militare non è solamente una presenza fisica, ma è un’attiva partecipazione agli eventi che, così riccamente, animano la vita di questa città”, poiché “questo splendido Palazzo Ducale che ci ospita è un bene che non appartiene solamente all’Istituzione militare ma è patrimonio della città e dell’intera comunità modenese”. Il generale Mannino è destinato allo Stato Maggiore della Difesa a Roma.
Il generale Sganga, dopo aver rivolto un indirizzo di saluto alle numerose autorità che “con la loro presenza hanno voluto manifestare, in un momento così solenne, un’affettuosa e sentita vicinanza all’Accademia militare”, ha affermato che è suo intendimento rafforzare ulteriormente il proficuo rapporto di collaborazione instauratosi in questi decenni, continuando a lavorare nella direzione già seguita dai suoi predecessori e che è stata la strada maestra per la costruzione di così fruttuose relazioni. “Ricevo dal generale Mannino una eredità importante, frutto di rinnovamento e innovazione. Al comandante è dovuto il rispetto formale e l’obbedienza – ha concluso Sganga – tutto il resto se lo deve guadagnare”.
Nel suo intervento il comandante per la formazione e Scuola di applicazione dell’Esercito ha sottolineato che il cambio del comandante “non è solo un atto dal significato formale, ma è il momento sostanziale della transizione tra le energie morali e professionali che il comandante ha trasmesso agli allievi e ai proprio collaboratori, e il vigore ed entusiasmo che porta con se il nuovo comandante”.
Il generale di brigata Rodolfo Sganga, 69° comandante, nato a Varese, 52 anni, sposato con due figli, ha frequentato il 169° corso “Orgoglio” dell’Accademia militare di Modena. Promosso tenente di fanteria nel 1991, ha prestato servizio presso il reggimento lagunari “Serenissima” e il 183° reggimento paracadutisti “Nembo”. Comandante di compagnia allievi in Accademia militare, ha comandato il 2° battaglione paracadutisti ed il 187° reggimento paracadutisti “Folgore”.
Ha partecipato alle operazioni Nato in Kosovo e per cinque turni in Afghanistan. Nel quarto turno, comandante di battaglione paracadutisti della task force south, è stato decorato con la medaglia d’argento al valore dell’Esercito per la battaglia di Bala Baluk nel 2009. Dall’ottobre 2017 all’aprile 2018 ha comandato il settore ovest di Unifil, su base brigata paracadutisti “Folgore”, nell’ambito dell’operazione Leonte 23 in Libano. Cavaliere della Repubblica Italiana, è stato insignito della Legion of Merit degli Stati Uniti d’America.
Ha frequentato la Scuola di Guerra e l’Istituto Superiore di Stato Maggiore Interforze conseguendo il titolo Issmi. Quale ufficiale di stato maggiore, ha ricoperto l’incarico di capo sala operativa del Comfoter e dello Stato Maggiore dell’Esercito. Dal 2014 al 2017 ha servito quale addetto militare presso l’ambasciata d’Italia a Washington D.C. Ha conseguito la laurea in scienze strategiche presso l’università di Torino e in scienze politiche presso l’università di Trieste. Dal 2017 al 2019 è stato comandante della brigata paracadutisti “Folgore”, da dove proviene.