E’ come in una caccia senza sosta: la parte del cacciatore la fanno i militari del 151mo Reggimento fanteria ‘Sassari’; la parte di chi e’ costretto a nascondersi la fanno gli ‘insurgent’, che appaiono sempre piu’ in difficolta’ nel nord della vasta area affidata al contingente italiano e che va sotto il nome di Regional Command West (RC-W). Il comando che da Camp Arena, a Herat, si irradia a tutta l’area e’ in questa fase affidata alla Brigata ‘Sassari’ guidata dal generale Luciano Portolano.

Sono state create diverse task force, dividendo in settori l’area di competenza. Il settore nord del RC-W e’ appunto affidato al 151mo reggimento fanteria della ‘Sassari’, 430 uomini comandati dal colonnello Luigi Viel, con base a Bala Murghab, nella Valle del Badghis, a non molta distanza dal confine con il Turkmenistan. Murghab e’ uno dei sette distretti della provincia di Badghis, dista 175 km da Herat e per percorrerli su strada occorrono dai 5 ai 7 giorni, mentre per coprire la distanza in elicottero serve un volo di 75 minuti, con procedure di rapido atterraggio e immediato nuovo decollo per ragioni di sicurezza.

Ci sono circa 300mila abitanti nella zona, distribuiti in 280 villaggi, etnia a maggioranza pashtun. Un territorio anche aspro, montagnoso e dunque ideale per chi voglia tendere trappole. E queste insidie provano a scongiurare i militari comandati da Viel, che da quando sono in zona, dal loro avamposto ‘Columbus’ hanno via accresciuto, allargato, la ‘bolla di sicurezza’ per la popolazione.  

Un’azione che va avanti grazie anche alla maggiore attivita’ di ricognizione sul territorio, di pattugliamento e di avanzamento verso nord anche attraverso un affinamento dell’attivita’ delle Cops (Combat out post) attivate nell’area di competenza e denominate Mono (la piu’ a nord, Croma, Victor e Highlander.

“La popolazione e’ tenuta sotto pressione dagli ‘insurgent’ ma con scarsi risultati perche’ noi siamo sempre piu’ presenti – ha avuto modo di dire il colonnello Viel nel corso di un briefing tenuto a ‘Columbus’ -, il tentativo di frenare l’azione dell’Isaf e delle forze militari afghane, che con noi collaborano, si sta rivelando sempre piu’ fallimentare”. E il fatto che gli uomini del 151mo reggimento fanteria della ‘Sassari’ siano arrivati in prossimita’ del Turkmenistan conferma questa tendenza fallimentare dell’azione tentata dagli ‘insurgent’.

I 70 punti di osservazione attivati in questo ultimo arco di tempo stanno producendo il risultato prefissato: tenere d’occhio i movimenti lungo la ‘Bronze Road’ che arriva da nord, la ‘Lithium Road’ proveniente da est e l’Highway 1 proveniente da sud e che va ad est dopo aver attraversato Bala Murghab. E che si tratti di un’area delicata lo testimonia anche il fatto che la transizione dall’Isaf all’ANA e all’ANFS (le forze di sicurezza afghane) avverra’ tra 18 mesi, e non prima come invece altrove. Dal primo dicembre sono scattate le operazioni “invernali”, con il lavoro congiunto di italiani e forze afghane.

Ma intanto, in tre mesi di lavoro il 151^ della ‘Sassari’ ha piu’ che raddoppiato l’area di sicurezza, ha effettuato una ventina di operazioni con le forze della coalizione e dell’ANFS (afghane), e ben 360 attivita’ operative. Gli attacchi dagli ‘insurgent’ con armi leggere, mortai e razzi sono stati 105, e sono stati 15 gli ordigni IED scoperti e neutralizzati. Una decina gli interventi a fuoco con mortai; numerosi i sequestri di armi, munizioni ed anche droga.

E lunedi’ scorso e’ stata portata a termine un’altra operazione che ha portato a bloccare 17 ‘insurgent’ e al sequestro di armi e munizioni. Nel bilancio del primo trimestre di attivita’ del 151^ fanteria ‘Sassari’ vanno inserite pero’ anche altre attivita’, quelle di sostegno alla popolazione: una quindicina di distribuzione viveri e altro per le comunita’ locali, oltre 70 Medicap, cioe’ assistenza sanitaria nell’ambulatorio dell’avamposto ‘Columbus’, con anche 15 pazienti per volta a Bala Murghab, e una simile attivita’ c’e’ stata anche il giorno di Capodanno, alle nove del mattino (ora locale, le 5,30 italiane) .
E poi ci sono le decine e decine di incontri con gli anziani dei villaggi, un passaggio chiave questo per poter consolidare ancor il rapporto fiduciario tra la popolazione e l’Isaf. E ne seguono quindi gli interventi di prima necessita’ (Quick Impact Projects), come rimettere in sesto la scuola o la clinica o un muro di contenimento, oppure un canale per l’irrigazione nei campi di un villaggio. Perche’ anche questo e’ strategicamente utile per contrastare gli ‘insurgent’ e avere la popolazione da quest’altra parte.

Enzo Castellano, 5 gennaio 2011

Fonte: AGI

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