di Giordano Stabile

A fine maggio, nelle trincee a Sud di Tripoli, i combattenti schierati con il governo di Fayez al-Sarraj lo chiedevano a gran voce: «Ci servono i droni turchi». La superiorità aerea delle forze del maresciallo Khalifa Haftar stava mettendo a dura prova la loro resistenza. I droni sono arrivati e l’equilibrio sul fronte si è rovesciato. I governativi hanno preso con un blitz la cittadina strategica di Gharian. L’uomo forte della Cirenaica ha risposto con l’invio della «seconda ondata». Sui social i suoi sostenitori hanno postato video di colonne impressionanti di blindati. Nuovi mezzi forniti dagli Emirati arabi. La guerra civile libica è sempre più uno scontro fra Ankara e Abu Dhabi. In ballo non c’è soltanto l’influenza sulla futura Libia unificata, se mai la vedremo. Ci sono anche i rapporti di forza nel Mediterraneo orientale. Una partita che contempla anche cambiamenti nelle linee di demarcazione delle zone economiche esclusive e che si sovrappone alla ricerca dei giacimenti di gas offshore.

Turchia ed Emirati arabi sono due potenze sunnite con visioni opposte. Ankara sostiene la Fratellanza musulmana, Abu Dhabi la vuole distruggere. La rivalità spazia dal Golfo, con il blocco al Qatar, al Sudan, all’Africa orientale. Ma in Libia è guerra calda. Ankara ha inviato blindati modello Kirpi (nella foto) e un team di consiglieri militari a gestire i droni d’attacco Bayraktar TB2. Il centro di comando è all’aeroporto Mitiga, ed è stato oggetto più volte di raid da parte delle forze di Haftar. La scorsa settimana un aereo da trasporto Antonov A-124 ha fatto la spola fra lo scalo tripolino l’aeroporto di Ankara per trasportare nuovi mezzi. La vendita di armi alla Libia è proibita dall’Onu, c’è l’embargo, ma i due rivali non ne tengono conto. «Abbiamo un accordo di cooperazione militare con Tripoli – ha spiegato Recep Tayyip Erdogan -. Forniamo quello che ci richiedono e loro pagano. Egitto ed Emirati fanno lo stesso».

Anche se non ufficiali, le forniture di armi degli Emirati ad Haftar sono un segreto di Pulcinella. Abu Dhabi ha trasferito in Libia i suoi droni Wing Loong II, fotografati da satelliti nella base di Al-Khadim, vicino a Bengasi. Le due potenze si scontrano anche sul piano commerciale. Abu Dhabi vuole espandersi in Libia per completare la sua «collana di porti» araba, che va dall’Oceano indiano, all’isola di Socotra, alla Somalia, Gibuti, l’Egitto. Sono basi miste commerciali e militari, come quella di Berbera in Somaliland, e competono con progetti equivalenti turchi, per esempio a Mogadiscio. In Libia la Turchia parte con il vantaggio dei rapporti ai tempi dell’impero ottomano, ancora forti a Misurata, e con Gheddafi. Il colonnello riforniva le forze turche di pezzi di ricambio durante l’embargo americano, dopo l’invasione di Cipro nel 1974.

Da allora le imprese turche si sono espanse e nel 2011 avevano progetti per 18 miliardi di dollari. Dopo la caduta del raiss Ankara ha dovuto rimpatriare 25 mila tecnici, ma ora, secondo Bloomberg, il premier Fayez al-Serraj ha promesso a Erdogan di rilanciare i cantieri. Ankara conta su Al-Serraj anche per un altro progetto. Espandere la sua zona economica esclusiva nelle acque fra Creta e Cipro e farla combaciare con quella libica. L’idea è di facilitare gli scambi, ma sotto quelle acque ci sono grossi giacimenti di gas. Cipro è già ai ferri corti con la Turchia per le esplorazioni turche non autorizzate. È spalleggiata dalla Grecia, e ora anche da Egitto ed Emirati, gli sponsor di Haftar. La guerra per procura rischia di allargarsi.

Fonte: La Stampa

Foto: Step News

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here