17 dicembre 2011. La bandiera americana è stata ammainata a Baghdad ponendo termine all’intervento iniziato il 20 marzo del 2003 che ha portato alla rimozione del regime di Saddam Hussein.
La cerimonia, in una zona protetta a ridosso dell’aeroporto di Baghdad, è avvenuta alla presenza del capo del Pentagono Leon Panetta e del capo degli stati maggiori congiunti, Martin Dempsey, ma senza autorità irachene.
Si chiude così un conflitto durato quasi 9 anni, costato 4487 morti e 32 mila feriti agli americani e che ha causato oltre centomila vittime irachene. «Non è stato un sacrificio invano – ha detto Panetta – perché ha consentito all’Iraq di mettere da parte la tirannia, offrendo speranze di pace e prosperità alle future generazioni».
La cerimonia di Baghdad segue la visita a Washington del premier iracheno Nouri al Maliki e il Pentagono sottolinea il momento affermando che «la bandiera ammainata non sventolerà più in Iraq perché da oggi la missione è finita».
George W. Bush lanciò l’attacco per rimuovere il regime di Saddam centrando l’obiettivo nell’aprile 2003 ma la scelta di intervenire con la motivazione della presenza di armi di distruzione di massa spaccò la nazione perché tali ordigni non sono stati trovati.
Barack Obama, contrario all’intervento dal 2002, ha scelto di «consegnare alla storia il giudizio sull’inizio del conflitto» per mettere l’accento sull’omaggio agli oltre 1,5 milioni di soldati che «hanno servito rendendo onore alla nazione».
In Iraq restano 4000 soldati Usa, rientreranno entro fine mese ma Obama ha ordinato di posizionarne altrettanti in Kuwait, in caso di emergenze. I timori dei comandi Usa riguardano la capacità degli iracheni di mantenere la sicurezza interna come anche di evitare le infiltrazioni iraniane.
Fonte: lastampa.it