Foto: Alberto Pagani (Imagoeconomica)

di Aldo Torchiaro

Alberto Pagani, consulente per la difesa ed ex parlamentare del Pd, commenta con noi le novità del piano von der Leyen, 800 miliardi per la Difesa europea.

Sarà sufficiente?

«Direi di sì. Bisogna sempre capire per fare che cosa. È sufficiente per sostenere un lavoro comune, più che per comprare le armi dagli americani. Dobbiamo rendere le forze armate europee capaci di operare ovunque autonomamente, cosa che adesso non potrebbero fare».

Scontiamo un ritardo epocale?

«Sì, è un ritardo giustificato dal fatto che la maggioranza dei paesi europei sono aderenti alla Nato e quindi non avevano bisogno di una capacità autonoma della Nato per proteggere l’Europa. Nella Nato però alcune tecnologie abilitanti, indispensabili per far funzionare i sistemi d’arma complessi, non sono europee. Quindi non siamo autonomi».

Il problema è che la Nato non basta più…

«Alcune tecnologie molto costose sono state sviluppate dagli Stati Uniti, e per il principio della non ridondanza inutile dei costi, noi europei non abbiamo investito in quelle tecnologie, perché nella Nato si condividono le cose che servono a tutti. Il principio era quello di non sprecare soldi, sostenendo due volte la stessa spesa. Ora questa logica interna alla Nato non basta più».

E adesso invece dobbiamo imparare a fare da soli?

«Adesso dobbiamo poter operare anche da soli e quindi ci sono alcune funzioni, come le comunicazioni o l’intelligence, e alcune tecnologie, per le quali non possiamo dipendere da qualche alleato. Dobbiamo pensare, come fa lo Stato di Israele, che per la nostra sicurezza dobbiamo contare sulle nostre forze. Quando sei in grado di difenderti da solo, gli alleati vanno ancora meglio, ma se non sei in grado di difenderti da solo l’alleanza diventa una dipendenza, quindi diventi ricattabile e subalterno».

Entriamo nel merito: sistemi di difesa, sistemi d’arma, di che tipo, in che modo? Perché ad oggi l’industria è destrutturata tecnologicamente, un peccato che ciascuno corra un po’ per sé…

«Sì, ogni paese ha sviluppato la sua industria nazionale della Difesa, che spesso è di Stato, e preferisce comprare da quella. Questo ha portato a spendere male, perché ciascuno ha voluto fare i propri carri armati, i propri aerei, le proprie navi. E questo ha portato a un ritardo tecnologico, perché così si spende poco nella ricerca, e a una insufficiente omogeneità dei sistemi».

Non è un problema da poco, la non omogeneità di sistemi.

«Sì, nel senso che ci fa sempre l’esempio del carro, perché gli Stati Uniti ne hanno uno, hanno l’Abrams e noi dobbiamo avere tutti questi carri, perché ciascuno ha dato la priorità ai requisiti necessari al suo impiego, come se fossero abiti sartoriali, da fare su misura».

Ci fa qualche esempio?

«La Francia aveva in mente l’impiego di un carrarmato in Africa, pensato per la zona della France Afrique dove c’era il terrorismo. Avevano bisogno di trasportarlo con gli aerei, come l’AMX-10 RC, che è più leggero. La Germania ha prodotto un carrarmato più pesante, come il Leopard 2, perché ha in mente la minaccia continentale, sui suoi confini orientali. Noi abbiamo sviluppato degli arieti leggeri, e così via…».

Dobbiamo invece ragionare con una logica d’insieme, sistemica, europea…

«Certamente è una logica sbagliata, noi dovremmo pensare non semplicemente al requisito operativo che serva a noi, ma al minimo comune denominatore per fare un grande progetto con gli altri partner europei. E questo implica metterci la testa, ragionare in forma sistemica. Implica il fatto che vanno prese decisioni eminentemente politiche, non solo militari e imprenditoriali».

Serve un’alleanza europea per la Difesa, magari che includa il Canada e che si allei con la Turchia?

«Assolutamente sì, serve una capacità europea autonoma di difesa, con Uk, Canada e altri che non sono nell’Europa a 27. E serve un centro di comando e controllo che possa prendere decisioni rapide, perché spendere per la Difesa comune senza poterla impelagare, per incapacità politica, è da deficienti».

Fonte: Il Riformista

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