di Guido Olimpio
L’operazione ucraina per sabotare dispositivi fabbricati in Cina e poi donati all’Armata di Putin
In principio furono i cercapersone esplosivi del Mossad, poi sono arrivati i visori-trappola per droni destinati ai russi. Ricostruzioni emerse nelle ultime ore hanno rivelato un’operazione ucraina per sabotare i dispositivi usati dall’Armata di Putin. L’intelligence militare di Kiev — secondo i racconti — ha modificato gli equipaggiamenti inserendo cariche composte da 10-15 grammi di esplosivo.
Una manipolazione eseguita sui visori che i militari utilizzano per guidare i piccoli velivoli impiegati al fronte. In questo caso avrebbero «lavorato» su modelli cinesi. Successivamente uno o più «donatori» li hanno fatti arrivare ad alcune unità russe. E si è giunti alla terza fase, con la detonazione.
La storia è stata in parte raccontata da fonti non ufficiali di Mosca, con una successiva conferma da parte delle forze speciali ucraine che si sono chiaramente ispirate all’azione degli israeliani contro l’Hezbollah libanese.
Non è chiaro quali siano state le conseguenze. I russi hanno evitato di fornire dettagli su feriti o morti — forse otto i militari colpiti —, mentre gli avversari sono certi di aver provocato perdite in un attacco che, come altri avvenuti in passato, è parte della guerra segreta condotta dalla resistenza. Con omicidi mirati in Russia, incursioni di mezzi particolari, sabotaggi e probabili missioni su fronti lontani — come l’Africa — contro la Wagner.
Sono mosse che aiutano il morale e dimostrano capacità ormai note, anche se il riflesso sulle attività belliche tradizionali — dove Mosca mantiene ancora un vantaggio — non sempre è prolungato. Rispetto al colpo del Mossad gli ucraini hanno avuto condizioni più favorevoli.
Il servizio segreto di Tel Aviv ha dovuto inserirsi nella fornitura dei beeper, creare società di copertura attraverso le quali vendere i cercapersone ai militanti filo-iraniani, poi ne ha dovuti inviare diverse migliaia. Kiev, invece, ha potuto sfruttare il canale delle donazioni, molto diffuso da quando è iniziato il conflitto. Sia russi che ucraini hanno continuato a ricevere forniture da associazioni, gruppi di privati, industrie, tutto materiale offerto (e sollecitato) per coprire le necessità dei soldati.
Fonte: Corriere della Sera