Intervento del generale Luciano Portolano, Capo di stato Maggiore della Difesa (Piazza del Popolo, Roma – 8 febbraio 2025)

In questa significativa giornata, ci ritroviamo insieme nella splendida cornice di Piazza del Popolo per celebrare il Giubileo delle Forze Armate, di Polizia e di Sicurezza, nel quadro delle ricorrenze giubilari dell’Anno Santo che Papa Francesco ha voluto incentrare sulla “speranza”.

L’odierna manifestazione rappresenta un’importante occasione di riflessione e di attenzione verso coloro che servono la propria patria in uniforme, oltre che un momento per rinnovare il nostro impegno in favore della sicurezza, della giustizia e della pace.

La pace, come ci ricordava oltre sessant’anni fa Papa Giovanni XXIII nella sua enciclica “Pacem in Terris”, è l’esito di un processo collettivo volto a costruire una società più giusta e solidale, fondata sul principio del reciproco riconoscimento di diritti e doveri… E non quindi solo un’assenza di conflitto.

Essa, dunque, non è una mera condizione passiva, ma è un progetto concreto, che richiede azioni, decisioni e sacrifici, in uno sforzo collaborativo che coinvolga tutti gli strumenti del potere nazionale e della comunità internazionale.

L’operosità per la pace è un concetto al quale noi, operatori di difesa e di sicurezza, siamo molto legati, poiché rispecchia l’intrinseca caratteristica del nostro ruolo.

Il nostro status ci pone, infatti, come interpreti “naturalmente” attivi al fianco delle persone e delle comunità.

Operiamo con processi collettivi e condivisi, nella consapevolezza che il successo della nostra missione dipende dalla sinergia e dal prodotto delle nostre capacità e dei nostri sforzi.

Pertanto, benché il progetto della pace non possa essere conseguito solo attraverso lo strumento militare e di sicurezza, per l’intrinseca caratteristica del nostro servizio, noi siamo fra i primi “attori” ad essere chiamati a “scendere in campo” per la tutela dei princìpi e dei valori su cui essa si fonda.

La nostra opera si realizza nella protezione di questi valori e nella garanzia del diritto alla sicurezza e al rispetto della dignità umana, soprattutto dei più deboli e di chi non può difendersi.

Un diritto, quello della sicurezza, fondamentale per lo sviluppo di qualsiasi comunità…infatti, senza di essa, l’economia stagna, la coesione sociale si incrina, i diritti vengono negati e calpestati….

Senza la sicurezza non può esistere la speranza in un futuro migliore….

E per difendere la pace, la giustizia e il diritto all’esistenza, il nostro precipuo dovere di militari è addestrarci e prepararci nel modo migliore, anche per il caso estremo, che richieda un uso della forza, che certamente scongiuriamo.

Ciò, perché la sicurezza delle nostre famiglie…. Dei nostri confini…. E della nostra democrazia, non va data per scontata, come se fosse una condizione naturale, ma deve essere considerata una conquista che va protetta… una conquista che va difesa con determinazione.

Dobbiamo, quindi, continuare a essere credibili e pronti …. Non perché crediamo nella guerra, … ma perché, come dice il Ministro della Difesa, Onorevole Guido Crosetto, siamo in “guerra con la guerra” !!!

Ed è anche in tale prospettiva che, in sinergia con le altre istituzioni dello Stato, si inquadra il convinto impegno delle Forze Armate in Patria e all’estero.

Un impegno, quello delle forze armate italiane, che si sviluppa non solo nell’ambito delle principali organizzazioni internazionali di riferimento (NATO, UE, ONU), ma anche in contesti multilaterali e bilaterali, per un totale di circa 7.700 militari attualmente distribuiti in 38 operazioni e missioni.

Si tratta di professionisti di altissimo livello… che, con grande senso della responsabilità, della disciplina e del dovere, pur lontani dagli affetti più cari, talvolta per lunghi periodi di tempo, operano in complessi contesti nel più profondo rispetto delle popolazioni locali, delle loro culture, delle loro tradizioni e loro religioni, e in aderenza alle convenzioni internazionali e al diritto umanitario.

In Patria, allo stesso modo, altri circa 6.900 militari supportano le Forze di Polizia e di Sicurezza, e svolgono con competenza e abnegazione la loro quotidiana opera al servizio del Paese, anche in risposta a calamità naturali ed emergenze di natura varia.

E tutto questo straordinario sforzo è sostenuto dall’opera della Chiesa Castrense, cui tengo ad esprimere la mia profonda gratitudine. Una Chiesa “particolare” ….

Una Chiesa che annovera tra le sue fila emblematiche e autorevoli figure del passato, come don Roncalli e don Minzoni, che hanno incarnato i valori del sacerdozio portando un altare in ogni trincea della Grande Guerra.

Una Chiesa che ha assicurato nel tempo una fondamentale opera di carità e fede, condividendo la sorte dei soldati, dei marinai, degli avieri, dei carabinieri e dei componenti dei corpi ausiliari delle Forze Armate italiane, in ogni campo di battaglia e area di crisi in cui furono, e sono, ancora oggi, protagonisti.

I Cappellani militari, con la loro opera discreta ma importantissima, ci indicano quotidianamente i valori di giustizia, pace, libertà e rispetto dei diritti fondamentali dell’uomo.

Gli stessi princìpi che noi militari abbiamo giurato solennemente di difendere, anche a costo della vita…e la cui intima condivisione contribuisce a rafforzare la nostra dimensione etica e il nostro impegno per una pace duratura, che non sia basata solo sulla sicurezza fisica e materiale dei nostri confini e delle nostre case.

Piuttosto, l’obiettivo è una pace che tragga la propria forza dalla comprensione reciproca e dal rispetto condiviso dei valori umani e delle diverse fedi religiose.

Concludo, certo che questo Giubileo della Speranza contribuirà a rinnovare il nostro impegno quotidiano al servizio della stabilità e della pace.

Una missione da assolvere tutti insieme, membri delle Forze Armate e delle Forze di Polizia e di Sicurezza di tutto il mondo, con determinazione e coraggio, sia fisico che morale.

Coraggio morale che consente di perdonare il passato senza tuttavia dimenticarlo, per permettere di cambiare il futuro, essendo pronti a viverlo in modo nuovo, senza rancore, livore e vendetta, sentimenti che impediscono l’instaurarsi di una cultura della pace.

Un coraggio morale, che dovrà sostenere le nuove generazioni e guidarle, permettendo loro di vincere le sfide del presente e di guardare, con speranza, a un futuro migliore.

Grazie per l’attenzione.

Buon Giubileo a tutti!

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