Le lacrime dei parenti, amici e ex colleghi del 74enne della Brigata Sassari in prima linea anche durante la mattanza di Nassirya nel 2003

Una folla partecipe e commossa ha dato l’ultimo saluto ieri mattina al generale Gianfranco Scalas, scomparso tre giorni fa all’età di 74 anni dopo una vita in prima linea nella Brigata Sassari. Amici e parenti non hanno voluto mancare alla cerimonia celebrata nella chiesa di San Pietro ad Assemini (Cagliari).

Un lungo abbraccio per il generale Scalas, da tutti ricordato come un ufficiale attento e dal gran senso di responsabilità. E’ stato operativo a Mogadiscio nei primi anni ’90 e a Sarajevo. Sui social non sono mancati i messaggi di cordoglio di chi, ad esempio, ricorda Scalas come rifondatore della comunicazione dell’Esercito sul territorio nazionale e direttore della pubblica informazione in Kosovo, dove ha guidato Radio West tra il 2000 e il 2002.

Tra le esperienze professionali del generale Scalas, le mediazioni con i giornalisti nelle ore e nei giorni successivi all’attentato terroristico a Nassiriya che causò la morte di 28 persone, tra cui 17 soldati italiani impegnati in missione in Iraq, 2 civili e 9 iracheni. Inoltre, è stato presidente del movimento politico Forzta Paris e giornalista, Scalas è stato anche direttore della testata locale Tcs.

A esprimere il suo cordoglio anche il ministro della Difesa Guido Crosetto: “Sono profondamente addolorato per la scomparsa del generale di brigata Gianfranco Scalas, un autentico servitore dello Stato. Con passione e professionalità, ha raccontato l’Esercito e le Forze armate, dando voce alle loro attività in patria e all’estero, spesso in momenti di grande criticità. Anche dopo il congedo dal servizio attivo, è rimasto un punto di riferimento per il mondo della comunicazione militare, in particolare quella con le ‘stellette’. Ai suoi familiari rivolgo la mia vicinanza e il più sentito cordoglio, estendendolo anche a nome di tutta la Difesa”, ha scritto su X.

Fonte: cagliarinews.it e Ministero della Difesa

Ci siamo incontrati la prima volta nella primavera del 1992 allo Stato Maggiore dell’Esercito, frequentatori del 1° corso di tecnica della comunicazione tenuto dalla nostra Forza armata. Poi fratelli in armi a Valona nel 1997, durante l’operazione Alba, io capo ufficio operazioni della Brigata “Friuli” e tu portavoce e addetto stampa del contingente. Ci siamo dati il cambio tante altre volte, con la comune passione: la pubblica informazione. La professionalità, la credibilità e la trasparenza nella gestione dei rapporti con la stampa nei teatri operativi hanno sicuramente contribuito a migliorare l’immagine dell’Esercito nei confronti dell’opinione pubblica. I portavoce dei contingenti militari italiani all’estero sono diventati dei veri e propri punti di riferimento per i giornalisti, creando quel clima di fiducia reciproca indispensabile per raccontare lo straordinario impegno dei soldati italiani. Ci siamo rivisti l’ultima volta nel 2018 a Milano, al seminario della pubblica informazione. Tre giorni fa la notizia che non avrei mai voluto leggere. Ciao Gianfranco, cieli blu. Perseo

 

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