di Antonio Bettelli
Alla Caserma Mameli di Bologna, sede del Comando della Brigata aeromobile FRIULI e dell’87° Reparto Comando e Supporti Tattici, ha avuto luogo, nella mattinata del 18 ottobre, il Ventennale dell’Operazione Antica Babilonia 5. La missione di peace keeping vide impegnata in Iraq, dal 6 settembre al 20 dicembre del 2004, la grande unità posta, all’epoca, al comando del generale Enzo Stefanini. L’ufficiale generale, successivamente a quella importante esperienza di comando, ricoprì gl’incarichi di comandante dell’Aviazione dell’Esercito, di sottocapo di Stato Maggiore dell’Esercito e, infine, di segretario generale/direttore nazionale degli armamenti del Ministero della Difesa.
Con la calorosa ospitalità offerta dal generale di brigata Loreto Bolla, attuale comandante della FRIULI, e dal personale della sede bolognese, più di cento militari partecipanti alla missione condotta dall’IT CJTF IRAQ su base FRIULI nel terzo quadrimestre del 2004 si sono ritrovati, a distanza di venti anni, per ricordare la straordinaria esperienza d’impiego fuori area.
Alla presenza del generale Stefanini, degli ufficiali, dei sottufficiali e dei graduati che animarono lo Stato Maggiore e il Comando dell’IT CJTF IRAQ, di molti dei comandanti delle Task Force e dei Task Group in cui si articolava il dispositivo della Grande Unità, ivi comprese alcune componenti tecniche come, ad esempio, il personale sanitario del Role 2 di Camp Mittica a Nassiryah, il personale partecipante al Ventennale si è riunito presso una sala adibita a conferenza per ascoltare, in successione, gli interventi di saluto e di ricordo del generale Bolla, del generale di corpo d’armata (ris.) Antonio Bettelli, all’epoca capo di stato maggiore dell’IT CJTF IRAQ, e del comandante della missione, il generale Stefanini.
In questa parte centrale dell’evento, il comandante attuale della FRIULI ha dapprima formulato il benvenuto agli ospiti esprimendo a nome del personale della Brigata i sentimenti di riconoscenza verso i comandanti che lo hanno preceduto nell’esperienza di guida della grande unità e di gratitudine per quanti parteciparono, con le insegne della FRIULI, alla missione nel sud dell’Iraq vent’anni prima. Il generale Bolla ha rammentato che pur già vestendo all’epoca la cravatta rossa del reggimento Savoia Cavalleria, una delle unità di manovra della Brigata aeromobile nel 2004, non riuscì a far parte del contingente multinazionale a guida italiana in Iraq in quanto impegnato nella frequenza del corso di volo che gli consentì di conseguire il brevetto militare di pilota di elicottero dell’Aviazione dell’Esercito. Il generale Bolla ha poi sottolineato i cambiamenti occorsi alla FRIULI da quella ormai lontana esperienza: la grande unità oggi conta quattromila appartenenti e centocinquanta aeromobili. Tuttavia, ha sottolineato l’ufficiale, lo spirito è invariato e i valori non sono cambiati. L’intervento del comandante della FRIULI si è concluso rammentando alcune recenti parole del Capo di SME, il generale Masiello, durante la sua prima visita alla FRIULI il 9 aprile scorso: “… questa Brigata è il mio ideale di Esercito”.
Il generale Bettelli ha dedicato il proprio intervento al valore della leadership di cui il generale Stefanini si fece interprete nell’amalgamare, intorno allo Stato Maggiore della Brigata, il nucleo di comando della missione e nel formare, con contributi provenienti da varie unità delle Forze armate italiane e internazionali, il contingente poi denominato Italian Combined Joint Task Force IRAQ. Vi furono infatti contributi anche della Marina e dell’Aeronautica militare e delle forze armate rumene e portoghesi. Quel modello di leadership è la motivazione a base dei sentimenti di amicizia e di condivisione che hanno reso possibile il ritrovo in memoria della comune esperienza in Iraq. Un modello di stile di comando, ha sottolineato il generale Bettelli, che si traduceva non solo in ordini, come ne conviene a una organizzazione militare, ma anche in profondi insegnamenti utili ad affrontare la vita nella sua complessità. Un’interazione che si animava di emblematici aforismi: poche parole che racchiudevano il valore pedagogico del comando, mai disgiunto da sentimenti di stima e di affetto reciproci.
Infine, il generale Stefanini nel suo intervento, dopo aver ringraziato il generale Bolla per l’ospitalità accordata all’evento, ha rammentato alcuni episodi della missione: Inizialmente furono le circostanze indotte dal caso che privarono temporaneamente il reggimento di fanteria della Brigata, il 66° aeromobile di Forlì, del suo comandante, infortunatosi in un lancio con il paracadute. Vi era scetticismo, infatti, nello Stato Maggiore dell’Esercito circa la possibilità che una Brigata così giovane e per di più aeromobile potesse condurre una missione di peace keeping, ancor più se privata dal caso del comandante della pedina che per arma di appartenenza avrebbe meglio interpretato il core dell’impiego operativo in Iraq. Quel pregiudizio fu superato dalla originale proposta di dare vita a una task force su base reggimento formato dal battaglione di fanteria del 66° e dal gruppo squadroni del reggimento di cavalleria Savoia. L’allora colonnello Fortino, bravissimo comandante delle cravatte rosse di stanza a Grosseto, ne avrebbe assunto il comando. La proposta fu non solo vincente nei riguardi delle titubanze romane, ma soprattutto sul campo dell’impiego in Iraq. Fortino con i suoi uomini si rese capace interprete delle esigenze operative della missione che si concluse con il trasferimento dell’unità dalla sede White Horse a quella di Camp Mittica, sede di tutte le altre unità della Brigata includente l’aeroporto di Tallil. In quella circostanza conclusiva della missione, nella quale lo sforzo logistico fu estremamente rilevante, la tanto agognata pioggia giunse a lenire il fastidio della polvere che costantemente affliggeva i componenti della missione, ma ben presto si scoprì che la sabbia fine del deserto iracheno sapeva rapidamente trasformarsi in un altrettanto fastidiosa melma fangosa. Il crisis del Comando della IT CJTF IRAQ fu completato, ha rammentato il generale Stefanini, con il solo personale della FRIULI, senza attingere da elementi esterni, chiedendo a numerosi ufficiali e sottufficiali di abbandonare il loro compito peculiare presso l’unità di appartenenza in Patria per contribuire con le loro capacità professionali alle attività di pianificazione e di comando e controllo della grande unità in teatro. Significativo, inoltre, il ricordo del pregiudizio esistente all’epoca circa l’impiego di un elicottero, il Mangusta, che era denominato per il combattimento e per l’attacco. Troppo aggressivo quel termine, secondo il parere diffuso, per giustificare un impiego in una operazione di supporto al processo di stabilizzazione e di pace, omettendone, ovviamente, le prerogative di grande utilità per le attività di sicurezza del dispositivo, in ottica soprattutto di protezione. Si decise, allora, che da quel momento l’elicottero avrebbe abbandonato la denominazione “di attacco” per acquisire quella altrettanto veritiera “di esplorazione e scorta”. La scelta fu anche in questo caso vincente. Il generale Stefanini ha concluso il proprio intervento ribadendo parole di ringraziamento e di riconoscenza nei confronti di tutti gli intervenuti alla celebrazione del Ventennale.
Dopo gli interventi dei tre ufficiali, sono stati proiettati due video filmati. Il primo, dedicato alla Brigata aeromobile, ha rappresentato immagini e parole orientate a documentare i tre filoni istituzionali indicati dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, vale a dire: addestramento, tecnologia e valori. Il secondo video filmato, di contenuto commemorativo, è stato dedicato alla missione della FRIULI in Iraq e al ricordo dei colleghi prematuramente scomparsi. Quest’ultima parte è stata incentrata sul ricordo della figura del generale Giangiacomo Calligaris, vice comandante della FRIULI e della IT CJTF IRAQ nel 2004, tragicamente scomparso in un incidente di volo in attività di servizio il 23 gennaio 2014. Le immagini, particolarmente toccanti, hanno funto da tramite per la cerimonia di onori ai Caduti che si è poi svolta innanzi al monumento della FRIULI sulla piazza d’armi della Caserma Mameli.
Dopo la citazione nominativa dei numerosi caduti in servizio appartenenti alla Brigata aeromobile FRIULI dalla costituzione della Grande Unità il 21 aprile 2000, con il suggestivo rintocco di una campana al pronunciamento del nome di ogni singolo Caduto, la deposizione di una corona commemorativa e le note del silenzio hanno preceduto la recita della preghiera dell’Aviazione dell’Esercito e la benedizione impartita dal cappellano militare della FRIULI, don Sergio Imperiale.
La visita alla Sala Ricordi della Brigata FRIULI è stata dedicata a tre filoni principali: il ricordo delle componenti che hanno costituito la grande unità dal percorso risorgimentale a oggi; la Campagna Militare d’Italia al termine del secondo conflitto mondiale – che vide il Gruppo di Combattimento FRIULI dare vita a una delle quattro grandi unità del livello divisionale del ricostituito Esercito Italiano dopo l’8 settembre del 1943 – e, infine, alla riconfigurazione più recente della Brigata nella sua versione, ormai prossima al quarto di secolo di vita, aeromobile.
Un pranzo alla mensa unificata della Caserma Mameli, con il finale taglio della torta, ha concluso la bella mattinata di ricordo e di affetto. Vivo il plauso per l’evento tra i numerosi partecipanti. Gli oltre cento aderenti all’iniziativa hanno lasciato la sede di Bologna con la promessa di ritrovarsi, al più tardi, tra un lustro, quando la scorrere del tempo segnerà i venticinque anni dalla memorabile missione della FRIULI in territorio iracheno.