Oggi l’avvio della 47^ tavola rotonda sul diritto umanitario. La Città dei fiori torna al centro del dibattito per la pace mondiale

di Gugliotta, Valenziano

Sanremo torna al centro del dibattito per la pace mondiale. Si è aperta oggi, presso l’Istituto internazionale dei diritti umanitari di Villa Ormond, la 47ª tavola rotonda sulle problematiche attuali dal titolo “Dalla battaglia di Solferino del 1859 alle Convenzioni di Ginevra del 1949: sfide e prospettive future per il Diritto internazionale umanitario.” Un grave lutto che ha di recente colpito la famiglia di Sergio Mattarella, ha impedito al presidente della Repubblica di essere presente all’incontro come da programma. Ma all’evento non sono mancate le parole del Capo dello Stato, pronunciate nella prestigiosa orazione di Gianfranco Astori, consigliere del Quirinale per l’informazione e la partecipazione sociale.

Non è la prima volta che la città di Sanremo si rende protagonista di incontri legati ai diritti umanitari, e quest’oggi, a Villa Ormond, dove ha sede dal 1970 l’istituto internazionale IILH, riconosciuto dal ministero degli Esteri, si sono riuniti personalità influenti provenienti dal oltre 100 Paesi. Tra gli ospiti d’onore, l’ammiraglio italiano Giuseppe Cavo Dragone, capo di stato maggiore della Difesa. Ad aprire la 47ª tavola rotonda è intervenuto il sindaco di Sanremo, Alessandro Mager, seguito dalle parole di Giorgio Battisti, presidente dell’Istituto. Per la Regione, sono arrivati i saluti del presidente ad interim, Alessandro Piana.

Nel discorso che Mattarella avrebbe tenuto se fosse stato presente, il presidente e capo delle forze armate ha toccato da vicino i conflitti in corso in Ucraina e a Gaza, denunciando la recrudescenza degli scontri e la violazione delle norme internazionali a tutela delle popolazioni vittime della guerra. «Lo studio e l’applicazione del diritto internazionale umanitario sono una materia viva, data la difficoltà di ottenere una concreta applicazione del paragrafo 4 dell’articolo 2 della Carta delle Nazioni Unite. Cito: “I Membri devono astenersi, nelle loro relazioni internazionali, dalla minaccia o dall’uso della forza, sia contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato, sia in qualunque altra maniera incompatibile con i fini delle Nazioni Unite”», – ha esordito, a nome del presidente Mattarella, il consigliere del Quirinale, Gianfranco Astori -.

«E così, se lo ius ad bellum non appare ancora decisivo per promuovere la pace, rimane purtroppo desolatamente attuale lo ius in bello, quale strumento indispensabile per lenire le conseguenze di conflitti di portata sempre più ampia. Ciò vale anche per le nuove minacce che emergono: radicalismi di pretesa matrice religiosa, terrorismo, guerriglia, criminalità organizzata, senza dimenticare il ritorno del fenomeno dei mercenari. È un quadro in peggioramento, ed è quasi superfluo sottolinearlo, per la responsabilità di coloro che, ricoprendo ruoli apicali di governo, consapevolmente decidono di sottrarsi all’impegno di mantenere la pace e la sicurezza internazionale, come mirabilmente definito nel preambolo della Carta delle Nazioni Unite.

Eppure, senza richiamare Kant, di cui quest’anno ricorrono i trecento anni dalla nascita, e la sua “pace perpetua”, già dal Patto della Società delle Nazioni, nel 1919, e con il Patto Briand-Kellogg del 1928 di rinuncia alla guerra, si sono compiuti sforzi per togliere legittimità ai conflitti. Il monopolio dell’uso della forza a livello internazionale è stato consegnato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Si evidenzia qui la straordinaria gravità dell’aggressione russa all’integrità e indipendenza dell’Ucraina, che ha minato profondamente i pilastri dell’ordine internazionale e violato i principi basilari di coesistenza tra popoli e Stati. Il fatto che una guerra di aggressione sia stata scatenata da un membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, investito di maggiori responsabilità nell’ambito della comunità internazionale, rende questa situazione ancora più grave.

Questa sciagurata decisione, oltre a creare un vulnus nel sistema di principi che regola la comunità internazionale, porta con sé un carico di sofferenze e morte che da oltre due anni affligge un intero popolo, colpendo soprattutto le fasce più deboli della popolazione, come i minori deportati e strappati alle loro famiglie. La tutela della popolazione civile, dei minori, delle donne e dei più fragili è un tema che interpella le coscienze e i governi, anche nel contesto della crisi a Gaza. Il Medio Oriente, terra così ricca di culture e a noi così prossima, continua a essere dilaniato da un conflitto che non riesce a trovare soluzione, e che, dal 7 ottobre scorso, è riesploso in modo disumano. A farne le spese sono prevalentemente i civili, che l’articolo 3, comune alle quattro Convenzioni di Ginevra, espressamente sottrae alla violenza bellica, disponendo che siano trattati con umanità.

Assistiamo purtroppo a una dinamica contraria: un bollettino quotidiano di uccisioni, distruzioni di infrastrutture, inclusi scuole, ospedali e campi profughi; attacchi contro operatori umanitari, personale medico e giornalisti, con lo spostamento forzato di centinaia di migliaia di persone. Tutto ciò ci interroga sui principi di proporzionalità e distinzione fra civili e belligeranti, che sono pilastri del diritto internazionale umanitario. A ciò si aggiunge il sequestro e l’uccisione di ostaggi e nemici israeliani, che ha raggiunto nei giorni scorsi nuovi livelli di orrore.

Nel continuo rimpallo di responsabilità fra le parti in guerra, nel chiaroscuro delle narrative contrapposte e nel ripetersi di appelli inascoltati dei principali organismi internazionali, sembra che il patrimonio racchiuso nelle Convenzioni di Ginevra appaia sempre più come una petizione di principi inascoltati. Lo stesso scenario si ripresenta dal Sudan alla Siria, fino a Haiti. È una situazione che la comunità internazionale non può tollerare. La questione riguarda la capacità di “enforcement” (applicazione del diritto) che la comunità internazionale è in grado di esercitare. Dalla nascita del Tribunale di Norimberga, l’universalità della giurisdizione per i crimini contro l’umanità, di guerra e di aggressione è entrata nell’esperienza concreta.

Pensiamo ai tribunali internazionali creati ad hoc dal Consiglio di Sicurezza, come quelli per i crimini nella ex Jugoslavia e in Ruanda, o alla Corte Penale Internazionale, il cui Statuto fu approvato a Roma nel 1998 e ratificato da 123 Stati. Talvolta la Corte viene sollecitata a intervenire anche da chi non ha ritenuto di aderirvi. Il pieno funzionamento degli organi giurisdizionali internazionali è parte essenziale del disegno per far prevalere la forza del diritto sul diritto della forza. In questo contesto, non va sottovalutata la funzione della riconciliazione, uno strumento indispensabile per spezzare il ciclo della violenza e dell’odio, e per evitare che le crisi si perpetuino.

Il prezzo pagato dai popoli per la distrazione di governi non sempre solleciti nell’affrontare le crisi internazionali è troppo grave. Come ogni strumento, anche il diritto internazionale umanitario va adeguato ai tempi. L’irruzione dell’intelligenza artificiale e la presenza di armi autonome impongono una riflessione militante sul valore della pace per i destini dell’umanità. Il tema della corsa agli armamenti e del predominio militare è una questione che non può essere trascurata. Quando il vento del dialogo e della pace spirava, fu possibile limitare progressivamente il volume degli armamenti e stabilire misure di controllo. Anche l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite diede vita, nel 2013, al Trattato sul Commercio delle Armi, firmato da 113 Paesi.

Le norme contenute nei trattati internazionali non sono scritte sull’acqua. È qui, in contesti qualificati come questo, che si forniscono contributi inestimabili di studio e analisi. Gli strumenti giuridici internazionali lanciano un messaggio forte ai governi: la politica di potenza non serve alla causa dell’umanità. Molte altre sono le cause che invece interessano realmente i popoli e su cui occorre lavorare. Concorrere a questo risultato vede in primo piano coloro che sono chiamati a difendere gli interessi delle rispettive nazioni.

Le forze armate, in particolare, sono garanti del diritto internazionale umanitario. Non a caso, come possiamo vedere anche in questa sala, rivolgono un’attenzione puntuale e fortemente coinvolta a questo scopo. L’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario di Sanremo, da anni, assicura un qualificato contributo alle principali operazioni di mantenimento della pace, spesso in scenari molto complessi, come nella missione UNIFIL in Libano. Tutti coloro che hanno a cuore le sorti delle persone e dei popoli sono coinvolti in questo percorso. Le organizzazioni umanitarie, come il Comitato Internazionale della Croce Rossa, la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa, nonché la Croce Rossa Italiana, insieme a numerose iniziative di volontariato, sono preziosi alleati in tempi di guerra.

In un’epoca in cui si parla tanto di progresso della civiltà, e considerando che purtroppo le guerre non sempre possono essere evitate, è urgente insistere sulla necessità di cercare, con spirito di umanità e vera civiltà, di prevenirle o almeno tentare di mitigarne gli orrori. Henri Dunant, nel 1862, espresse questo pensiero: “Non è forse urgente insistere su un’iniziativa che, fondata su principi di umanità, imparzialità, neutralità, indipendenza, volontariato, unità e universalità, ha fatto molta strada e ancora ne farà».

Il discorso del sindaco Mager. «A nome di tutta l’amministrazione comunale, sono molto lieto di dare il benvenuto a tutte le istituzioni presenti, alle alte cariche civili e militari e a tutti i partecipanti a questa quarantasettesima edizione della Tavola Rotonda sulle prospettive attuali del diritto internazionale umanitario.

Un particolare saluto rivolgo al consigliere del Presidente per l’informazione e la partecipazione sociale, dottor Giovanni Astori; all’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone; al signor prefetto, dottor Valerio Massimo Romeo, che ringrazio per il prezioso lavoro di organizzazione; al presidente ad interim della Regione Liguria, Alessandro Piana; e al presidente della Provincia, l’onorevole Claudio Scajola. Lasciatemi esprimere un vivo e sentito ringraziamento al presidente dell’Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, generale Giorgio Battisti, per l’invito ad aprire i lavori di questa importantissima Tavola Rotonda, che l’Istituto organizza ogni anno a Sanremo da oltre 50 anni.

Vorrei infine estendere i miei saluti a tutti coloro che non hanno potuto partecipare in presenza, ma che stanno seguendo l’evento da remoto, augurandomi di poterli accogliere a Sanremo molto presto. È per me un grande orgoglio e un sincero piacere rappresentare la città per la prima volta dalla mia elezione in occasione di questo prestigioso incontro, organizzato dall’Istituto di Sanremo in collaborazione con il Comitato Internazionale della Croce Rossa di Ginevra. L’Istituto rappresenta una risorsa preziosa e unica, non solo per la nostra città, ma per tutto l’intero Ponente Ligure e la Regione Liguria. È certamente un’eccellenza del nostro Paese, che con instancabile tenacia apporta valore e competenza su temi di estrema attualità.

Il costante impegno profuso dall’Istituto per la promozione del rispetto del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani a livello globale ha contribuito ad arricchire l’immagine della nostra città nel mondo, elevandola a città di pace e dialogo internazionale. Una sfera, questa, in cui Sanremo può vantare una lunga tradizione. Proprio qui, a Sanremo, nel 1920, al termine della Prima Guerra Mondiale, si tenne la conferenza in cui le potenze mondiali erano chiamate a ridefinire gli equilibri geopolitici e a disegnare un nuovo futuro di pace. Ed oggi, in un contesto internazionale che sappiamo essere estremamente delicato e complesso, gli strumenti del dialogo e della diplomazia devono tornare a emergere con ancora più forza.

Oggi più che mai, sottolineare la necessità di rispettare le norme fondamentali a protezione dei civili e dei più vulnerabili in situazioni di conflitto armato è imperativo. Molto tempo è passato dalla battaglia di Solferino del 1859 e, benché le Convenzioni di Ginevra del 1949 abbiano consolidato norme umanitarie di primaria importanza a protezione della vita e della dignità dei civili e dei combattenti, molto resta ancora da fare. E consentitemi di affermare con orgoglio che, grazie all’instancabile lavoro dell’Istituto, da oltre 50 anni, anche Sanremo fa la sua parte in questo virtuoso processo.

Certo che la Tavola Rotonda costituirà anche per quest’anno un’opportunità di confronto e arricchimento per tutti i partecipanti, rivolgo, a nome di tutta la cittadinanza di Sanremo, i miei migliori auguri di buon lavoro, con la più sincera speranza che durante questo breve soggiorno possiate trovare il tempo di scoprire o riscoprire le bellezze della nostra amata città».

Fonte: Riviera 24

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