Gen. Masiello, ‘si rischia di compromettere missioni all’estero’
Sono troppi i militari che partecipano all’operazione Strade sicure nelle principali città in supporto alle forze di polizia: 6.800 dopo l’aumento deciso con un emendamento all’ultima Legge di bilancio (erano 5mila prima). Un contributo pesante, che rischia di compromettere i crescenti impegni richiesti alle forze armate italiane nei vari teatri di crisi internazionali. Per questo il governo sta riflettendo sulla sostenibilità dell’operazione – era stata in particolare la Lega a spingere sull’incremento del contingente – e potrebbe ora decidere dei tagli. Ne ha parlato il capo di Stato Maggiore dell’Esercito, generale Carmine Masiello, in audizione alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.
Strade sicure, ha ricordato Masiello, “è stata concepita per sostenere un volume di forze contenuto e per una breve durata. Tuttavia, dopo ormai 16 anni, il contributo richiesto alla forza armata è considerevole in termini di volume di forze impiegate“. E’ quindi all’esame, ha informato, “in accordo con il ministro della Difesa, la sostenibilità dell’attuale impegno affinché non rischi di compromettere l’operatività dello strumento militare nel suo complesso in relazione ai crescenti compiti connessi con le ulteriori missioni della Difesa, anche assunti nell’ambito dell’Alleanza atlantica”.
In sostanza, è il ragionamento, i tanti fronti caldi di tensione – dal fianco Est della Nato all’Africa, al Medio Oriente – richiedono sempre più militari in missione e la coperta diventa corta se si deve tener fuori il contingente dei 6.800, che si triplica considerando turnazioni e riposi, impegnato nelle città ad assolvere compiti con rischi diversi – e sensibilmente minori – rispetto a quelli dei teatri di guerra. Per quanto riguarda solo dell’Esercito, 4mila soldati operano in missioni internazionali e si prevede saliranno a 5.200 nel 2025.
Strade sicure, ha riferito il capo di Stato Maggiore, “sottrae costantemente l’equivalente di 12, 14 reggimenti di manovra all’addestramento e al combattimento. Altrettante forze in operazione focalizzano il proprio addestramento su compiti per operazioni sul territorio nazionale. Questo costante e prolungato impiego ha un effetto diretto e cumulativo sul livello di preparazione della forza armata rispetto all’assolvimento delle missioni istituzionali”. Così non si riesce, ha sottolineato, “a far fronte all’esigenza di addestrare l’esercito e preparare le forze all’impiego in contesti operativi sempre più competitivi ad alta intensità e intrinsecamente letali come dettato dal cambiamento dei paradigmi di sicurezza”.
Fonte: ANSA