La crisi del settore carta stampata è conclamata e non può ascriversi al solo livello dei finanziamenti all’editoria, scesi da circa 700 milioni nel 2007 a 150 milioni oggi. Il problema è strutturale, generazionale, epocale. La concorrenza del digitale, come già si è detto, è un problema, anzi un’opportunità che non può e non deve essere presa sotto gamba ma che richiede invece la capacità di immaginarsi nuovi modelli di business.
Al riguardo è incoraggiante quello che ha dichiarato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi, in occasione del convegno che si è tenuto ieri a Roma “Carta & web: l’integrazione tra scelte strategiche e tecnologiche”, voluto dalle associazione di categoria – Fieg, Acimga, Aie, Anes, Argi, Asig, Assocarta e Assografici – proprio per discutere dei problemi e delle difficoltà del settore e dell’urgenza di idonee misure di politica industriale.
Il nuovo Governo non dovrà fare regali alla filiera della carta e all’editoria ma aiutarci nel passaggio al digitale. La strada è l’integrazione tra carta e digitale, guardando ai progetti, senza perdere di vista la qualità.
Paolo Culicchi, presidente di Assocarta, ha evidenziato il rischio che la rincorsa al digitale, non accompagnata da adeguate infrastrutture, comporti solo costi sociali e perdita di posti di lavoro, come avvenuto con il recente decreto Profumo sui libri scolastici.
Nessuna rincorsa infatti deve essere fatta, nessuna sostituzione del nuovo a danno del vecchio, ma un’integrazione che non deve, appunto, fagocitare la carta perché, nonostante i numeri duri e allarmanti per la filiera – nel 2012 il fatturato della filiera di carta, editoria e stampa è sceso a quota 32,9 miliardi (minimo annuo dal 2000) con una contrazione su base annua del 7,9%, calano anche le vendite interne (-10,2%) e gli occupati diretti scendono a quota 213mila (-2,9% rispetto al 2011) – “continua a rappresentare il 90% dei ricavi – ha sottolineato il presidente della Fieg, Giulio Anselmi. A parte i segnali positivi dell’industria digitale e sebbene il web rappresenti il nostro interlocutore naturale, la partita della carta non è ancora persa, anzi resta il cuore del settore.
A confermarlo anche i dati complessivi del settore presentati dal professor Alessandro Nova della Bocconi, che, pur in un momento di forte recessione, presentano un saldo positivo della bilancia commerciale di 3,7 miliardi di euro.
A parte la ripartizione delle risorse pubbliche per l’editoria, che è sì un problema ma non la soluzione, le associazioni industriali di hanno condiviso alcune proposte, che si sviluppano su tre filoni:
- incentivi all’innovazione (rifinanziamento del credito agevolato e credito d’imposta),
- sostegno alla lettura (detassazione dell’acquisto di libri e giornali)
- misure anticongiunturali (credito carta e credito per investimenti pubblicitari sulla stampa)
Quel che c’è da auspicarsi sul nuovo Governo, tra le innumerevoli cose, è che “arrivi – come ha detto Anselmi – un interlocutore politico che consideri l’informazione un bene comune per il nostro Paese”.
Maria Letizia Fabbri, 11 aprile 2013
Fonte: pionero.it