La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha visitato oggi a Shama i contingenti militari italiani operanti nel teatro libanese in ambito Nazioni Unite (Unifil) e in ambito bilaterale (Mibil). Pubblichiamo il testo del suo intervento:

Buongiorno a tutti.

Grazie. Grazie al generale Fontana, grazie per questa accoglienza. Un saluto anche a chi è appunto collegato dalla linea blu. Non sarò lunga. Io sono venuta qui oggi soprattutto a dire grazie, a dire grazie a nome dell’Italia per aver scelto di indossare una divisa, grazie per aver capito che indossare quella divisa significa saper usare tanto la testa quanto il cuore, grazie per aver studiato perché sapevate anche che indossare quella divisa impone professionalità e competenze.

Grazie per aver accettato di venire fino qui, in Libano, dove da decenni le nostre forze armate costituiscono un pezzo fondamentale della missione Unifil, una missione che per la nostra Nazione è indispensabile, in una terra che è culla di grandi civiltà, che per molto tempo è stata anche un modello nella capacità di convivenza tra diverse tradizioni, tra diverse confessioni religiose. Una Nazione alla quale l’Italia è legata da una lunga storia di amicizia e che riveste un ruolo, come voi sapete molto meglio di me, fondamentale nel Medio Oriente, fondamentale nel mantenimento degli equilibri in questa Regione. E lo sapete così bene che qui, oltre al lavoro che portiamo avanti nell’ambito delle Nazioni Unite, l’Italia declina il suo impegno anche a livello bilaterale con la missione Mibil che sostiene e forma le forze di sicurezza libanesi, che sono a loro volta essenziali per salvaguardare il quadro istituzionale di questa Nazione.

Era un lavoro importante ieri, diventa un lavoro fondamentale oggi. Sono giorni difficili in Medio Oriente, in Europa, sono giorni difficili a livello mondiale. Intere aree del pianeta si sono di colpo incendiate e quando c’è un incendio il rischio è sempre lo stesso, che le fiamme volino troppo velocemente da un albero all’altro e che alla fine l’incendio non si riesca a domare. Noi dobbiamo fare tutto quello che possiamo per evitare quel rischio e voi siete parte di quello che noi possiamo fare. Dobbiamo fare tutto il possibile, siete parte di quel possibile, siete il fossato, la barriera di sabbia che aiuta a non far progredire l’incendio.

E tutta l’Italia ne deve essere consapevole. L’Italia deve essere consapevole di quello che garantite con i vostri sacrifici, perché non vedete i vostri figli crescere, non ci siete durante le feste quando la famiglia si ritrova, si riunisce, non ci siete per i vostri amici, non ci siete per le vostre fidanzate, i vostri fidanzati, le vostre mogli, i vostri mariti. Rinunciate a tutto e rinunciate a tutto per costruire e garantire quella pace della quale in tanti, soprattutto in questo momento, si riempiono la bocca comodamente seduti dal divano di casa loro. Perché la pace non si costruisce con i buoni sentimenti e con le belle parole, la pace è soprattutto deterrenza, è impegno, è sacrificio.

E non può esserci pace se non c’è anche il rispetto. E il rispetto che l’Italia è riuscita a costruire in Nazioni e territori come questi, un rispetto garantito dalla professionalità e dall’umanità, dalla capacità di essere competenti, ma anche dalla capacità di saper guardare al bisogno degli altri è la carta d’identità del nostro orgoglio, è la base dell’autorevolezza che l’Italia ha costruito nel mondo e che consente a persone come noi, come me, di far valere gli interessi italiani, perché buona parte del nome che noi abbiamo in contesti come questo, la gran parte è costruito dal lavoro che voi fate ogni giorno.

So però che tutto questo comporta un prezzo alto da pagare per voi. Nel mio piccolo so che cosa voglia dire non esserci per le persone che amiamo, semplicemente perché devi fare bene il tuo lavoro, devi portare a termine la tua missione. Però c’è una differenza: il giorno di Pasqua io sarò con la mia famiglia e voi no. E allora anche per questo sono qui – e concludo -, perché se è vero che la patria è una madre, ed è vero, allora qualsiasi madre che possa farlo, se ha un figlio lontano, quando arrivano le feste, lo raggiunge per dirgli la tua famiglia c’è, la tua famiglia è fiera di te. E sono molto contenta di avere l’occasione di pranzare con voi oggi, come fanno tutte le famiglie, per ricordarci che noi siamo tutti legati, indipendentemente da quale sia il nostro compito, indipendentemente da quale sia il nostro ruolo, indipendentemente da quale sia la nostra mansione, noi operiamo tutti per il buon nome della nostra famiglia. Noi operiamo tutti per l’amore che ci lega a quella famiglia. Grazie.

Fonte: Presidenza del Consiglio dei Ministri

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