di Stefano Sbaccanti

L’Afghanistan è un Paese grande due volte l’Italia. E’ anche una terra segnata da guerre e invasioni, da sempre crocevia di commerci e interessi alle porte dell’Asia. La maggior parte della popolazione è musulmana, con una maggioranza sunnita (75% circa), una minoranza sciita (circa il 24%) ed esigue minoranze costituite da ebrei, indù e parsi.

In questo panorama multiculturale e religioso è presente a Kabul l’unica chiesa cristiana del Paese.

Tutto ha inizio alla fine degli anni venti, quando il Paese guadagna la sua indipendenza. l’Italia fu la prima nazione a riconoscere ufficialmente il nuovo Stato. Come ricompensa il re afgano, in deroga alla Costituzione del Paese, concesse al personale diplomatico italiano di portare con sé un sacerdote cattolico e di edificare una cappella che insistesse sul territorio dell’ambasciata.

L’incaricato d’affari Augusto Benedetti, che in quegli anni reggeva la sede diplomatica , poichè l’ambasciatore titolare Folco Trabalza era assente per malattia, curò con il ministero degli Esteri afgano la parte burocratica della costruzione  del luogo di culto cristiano. Per quest’opera meritoria, e per la ricostruzione della cappella del campo di concentramento sudafricano di Pietermaritzburg – dove Benedetti prestò successivamente servizio -, il diplomatico fu insignito dell’Ordine Pontificio di San Silvestro Papa e Martire.

Nel 1933 la cappella era pronta, papa Pio XI la dedicò alla Madonna della Divina Provvidenza e l’affidò ai barnabiti affinché fornissero assistenza religiosa e morale ai cattolici della comunità internazionale presente in Afghanistan. Da allora, sono trascorsi ottant’anni, si sono succeduti cinque padri barnabiti e con la loro l’attività pastorale hanno assicurato la celebrazione regolare dei sacramenti, permettendo, al contempo gli incontri ecumenici con altre denominazioni cristiane ed il pieno sostegno agli ordini di suore che operano a Kabul tra mille difficoltà.

Oggi la cappella è affidata alle amorevoli cure di padre Giuseppe Moretti che ogni pomeriggio celebra la messa. All’interno sono presenti alcuni pregevoli dipinti. Il più grande, dipinto dal professor Tobbolo nel 1964, è un dittico che raffigura delle scene della vita dei Santi Patroni d’Italia, San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena.

Ai lati dell’altare ci sono due tele di Ulisse Sartini, una raffigurante San Giovanni che battezza il Cristo e l’altra l’annunciazione a Maria. Dipinte rispettivamente nel 1999 e nel 1997, i dipinti sono giunti a Kabul  e hanno trovato posto nella cappella nel 2004 tramite i buoni auspici del Rotary Club di San Siro e la collaborazione del comune di Ziano Piacentino. I militari italiani, ovviamente ne hanno curato il trasporto a destinazione.

Un’altra tela che fa bella mostra di sé dalle pareti della cappella è una splendida natività dipinta da un soldato italiano che ha preferito rimanere anonimo.

Fortemente voluto da padre Moretti, opposto all’altare, è presente un angolo della memoria dedicato ai 52 soldati italiani caduti nell’adempimento del dovere in terra afgana.

 

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