Alla Caserma “De Gennaro” di Forlì si è svolto nei giorni scorsi il raduno dei fanti che hanno fatto servizio al 66°, prestigiosa unità del nostro Esercito.

Ricostituito nel 1975 – dopo i fatti d’arme di Takrouna nel 1943 – come 66° battaglione meccanizzato “Valtellina”, a seguito delle riforme ordinative dei primi anni ’90 assumeva nel 1993 la configurazione di reggimento e prendeva il nome di “Trieste”, come dal 1939 al 1943. Nel 2001, poi, l’unità ha assunto l’attuale, 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”.

Al raduno, organizzato dalla sezione provinciale di Forlì “Gen. C.A. Mario Leonida Politi” dell’Associazione nazionale del fante, hanno aderito entusiasti veterani di tutte le categorie e di tutte le età: militari di leva, sottufficiali ormai in pensione, ufficiali di complemento, ex comandanti di battaglione e di reggimento.  La partecipazione è stata superiore ad ogni più rosea aspettativa e si sono radunate nel piazzale della caserma “De Gennaro” più di 250 persone, tra radunisti e familiari, provenienti da tutta Italia, isole comprese.

La giornata è iniziata ufficialmente con l’alzabandiera, dove molti veterani hanno preso posizione nel piazzale marciando inquadrati come ai vecchi tempi. A seguire c’è stata la resa degli onori ai Caduti con la deposizione di una corona d’alloro. Con il “Benvenuti a casa” è iniziato il discorso di saluto del comandante di reggimento, colonnello Massimiliano Spucches, che ha sottolineato il valore della giornata, punto di fusione tra chi ha fatto la storia del reggimento nel passato e chi, seguendo il loro esempio, continua a farla adesso.

Nella tensostruttura un briefing del sottufficiale di Corpo, luogotenente Angelo Sisto, ha illustrato a tutti i partecipanti l’attuale specificità dell’unità, che molti avevano lasciato meccanizzata e oggi la ritrovano ad operare con i reparti elicotteri della Brigata aeromobile “Friuli”.

Con il pranzo nella mensa della caserma, insieme al personale effettivo presente, si sono concluse le attività del raduno, anche se molti radunisti hanno lasciato la caserma solo nel tardo pomeriggio, contenti e fieri di aver trascorso una giornata insieme a quelle persone con le quali stabilirono un legame forte condividendo nuove esperienze, sconosciute difficoltà e vere amicizie.

 

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