Il sottosegretario all’Informazione e all’editoria, Paolo Peluffo, fa il bilancio di un anno di lavoro e illustra il Piano di comunicazione del governo per coordinare le campagne dei singoli ministeri.
“Non è possibile promuovere un numero verde, una giornata internazionale o il cambiamento di comportamenti sociali nello stesso modo. Le pianificazioni devono essere diverse, strategiche, durare nel tempo, con messaggi semplici e ripetitivi”, spiega Peluffo.
“Quindi al dipartimento editoria abbiamo individuato quattro settori strategici dove la comunicazione è indipendente dai governi che, come si sa, sono per natura transitori: l’identità della comunità con le campagne legate alle solennità civili e della Repubblica; la promozione di comportamenti cooperativi e responsabilità individuali e sociali; la diffusione della conoscenza con la lettura, la cultura e la scuola; le campagne di servizio sulla semplificazione amministrativa. Tutte le campagne che hanno a che fare con la comunità sono di servizio perché favorendo la coesione comunitaria, migliorano il clima cooperativo del Paese”, continua Peluffo.
“Stiamo parlando di 42 campagne, quasi una alla settimana. E con risorse sempre più grame. Nel 2007, quando ero capo del dipartimento con il governo di Romano Prodi, avevamo a disposizione circa 17 milioni di euro per impostare e realizzare le campagne di comunicazione. Quest’anno siamo scesi a 1,7 milioni”, sottolinea Peluffo nell’intervista a ‘Prima’. “Nonostante ciò e grazie anche alla collaborazione della Rai, abbiamo fatto moltissimo. Se avessimo spezzettato gli spazi su 42 campagne dando 50 o 100 passaggi a ciascuna di esse, avremmo dilapidato riserve e spazi. Concentrando quelle risorse su pochissime campagne strategiche siamo stati in grado di raggiungere effetti pari a quelli di grandi soggetti come Eni o Enel”.
Paolo Peluffo ha avuto nelle mani anche la delicatissima questione del finanziamento pubblico ai giornali: “I fondi per l’editoria stanziati dalla Finanziaria per il 2012 prevedevano un taglio di contributi a circa 60 milioni di euro, quando due anni prima erano a 180”, precisa nell’intervista a ‘Prima’. “Io ho spiegato che sarebbe stato uno shock ingestibile e alla fine siamo arrivati a 110-115 milioni. Con le risorse attuali entro fine anno pagheremo ai giornali una cifra che si avvicina circa al 75% di quello a cui avevano diritto con la vecchia legge”.
Fonte: Prima Comunicazione, Dicembre 2012