30 novembre 2012. Non sara’ un ritiro completo: ”dopo il 2014 i militari italiani rimarranno in Afghanistan con un contingente ridotto che collaborera’ con le forze armate afghane nei campi della formazione e dell’addestramento”.
E’ il sottosegretario alla Difesa Gianluigi Magri, di ritorno dal congresso europeo sulla sicurezza di Berlino, a sottolinearlo all’Adnkronos, mettendo in evidenza ”gli insegnamenti che l’esperienza di questi anni di missione ha lasciato come eredita’ alle forze armate italiane per il futuro”.
Tra i primi aspetti da tenere in considerazione, ”il fatto che si va sempre piu’ incontro a situazioni da ‘guerra asimmetrica’. Bisogna quindi preoccuparsi di insidie come i kamikaze o gli ordigni esplosivi improvvisati, i cosiddetti ‘ied’. L’Italia -ricorda- e’ stata tra le prime nazioni a comprendere la necessita’ di apportare modifiche alle protezioni sui veicoli in dotazione, come i blindati Freccia e Lince, che oggi sono esportati in 34 Paesi”.
”L’esperienza afghana ha poi messo in luce il ruolo fondamentale dei velivoli ad ala rotante. Per gli interventi sul territorio, le operazioni di ‘medical rescue’, l’utilizzo degli elicotteri si e’ rivelato molto importante. Per quanto riguarda gli equipaggiamenti dei soldati -prosegue Magri- la missione ha dato indicazioni operative che si riveleranno preziose nei prossimi impegni internazionali dei militari italiani”.
Il sottosegretario alla Difesa sottolinea poi ”l’importanza di dimostrare capacita’ di integrazione, di interrelazione con i contingenti delle altre nazioni”. La ”progressiva integrazione” delle forze armate italiane e dei nostri soldati con i dispositivi militari stranieri consente per Magri ”di aumentare l’efficacia evitando sovrapposizioni e doppioni. Un altro elemento messo in evidenza dall’esperienza di questi anni in Afghanistan”.
Nel suo intervento al convegno internazionale di Berlino, Magri ha evidenziato l’opportunita’ di convergere ”con determinazione verso la cosiddetta ‘Smart Defence’, per rendere piu’ efficace e sostenibile un modello di difesa europeo integrato”. L’attivita’ dei militari italiani, spiega, ”si e’ caratterizzata anche per l’approccio nelle iniziative di cooperazione civile a beneficio della popolazione”.
Per il sottosegretario alla Difesa ”e’ il caso di ricordare” che all’epoca della cacciata dei talebani, nel 2001, ”in Afghanistan andavano a scuola non piu’ di 900mila giovani. Oggi sono otto milioni e mezzo. Anche questa e’ un’eredita’ importante della missione multinazionale”.
Fonte: Adnkronos