di Antonio Bettelli
Con gli onori di casa resi dalla sua prima cittadina, Federica Malavolti, Riolo Terme ha commemorato l’ottantesimo anniversario della Liberazione. L’11 aprile 1945, dopo 127 giorni di violenti combattimenti tra le unità tedesche a presidio della sinistra idrografica del fiume Senio e i soldati italiani del Gruppo di Combattimento Friuli agli ordini del generale Arturo Scattini, la città dell’Appennino ravennate, all’epoca nota come Riolo dei Bagni, fu liberata dall’occupazione nazifascista.
La liberazione fu merito anche della popolazione locale che, asserragliata per 127 giorni nelle cantine dell’oggi ridente abitato termale, dimostrò doti di resilienza straordinarie. Alle prime luci di quella storica data, i fanti dell’87° e dell’88° reggimento della Friuli, con il sostegno delle unità italiane di supporto divisionali e di quelle dell’8^ Armata britannica, raggiunsero la rocca medioevale ubicata nella principale piazza cittadina, e lì ricevettero l’accoglienza della popolazione ormai esausta.
Venerdì 11 aprile 2025, a ottant’anni da quegli avvenimenti, con inizio presso la Chiesa in Memoria dei Caduti, dove un picchietto in armi del 66° reggimento di fanteria aeromobile Trieste ha reso gli onori militari, ha avuto inizio un percorso commemorativo che ha toccato i luoghi simbolo di alcune delle tappe più significative di quella straordinaria epopea.
All’evento, hanno partecipato, oltre alla sindaca Malavolti, numerose altre autorità militari e civili. Tra queste, il colonnello Federico Ceccaroli, in rappresentanza del comandante per la formazione, dottrina e specializzazione dell’Esercito, generale di corpo d’armata Carlo Lamanna, legato per i suoi trascorsi di servizio al nome della Friuli, e il tenente colonnello Francesco Lasaponara, comandante dell’87° reparto comando e supporti tattici della Brigata aeromobile Friuli, unità erede delle tradizioni dell’omonima unità impegnata duramente nei combattimenti per la liberazione di Riolo Terme. Tra le autorità civili, da segnalare la presenza dei rappresentanti dei comuni di Castel Bolognese, di Casola Val Senio, di Faenza, di Ravenna e di Solarolo, dell’amministrazione provinciale ravennate e di quella della Regione Emilia Romagna. Presente anche Paolo Grandi, presidente dell’Associazione Reduci del Gruppo di Combattimento Friuli, sodalizio cui è affidato il compito di vivificare il ricordo dei soldati della Friuli impegnati nella Campagna Militare d’Italia dal settembre 1944 all’aprile 1945.
Di eccezionale valore è stata la partecipazione alla commemorazione di Luciano Ghezzi, classe 1926, soldato della compagnia comando e servizi dell’87° reggimento di fanteria del Gruppo di Combattimento Friuli, uno degli ultimi reduci in grado di testimoniare i fatti d’arme occorsi nei mesi di marzo e di aprile 1945 nelle campagne riolesi.
Con la cerimonia dell’alzabandiera solenne al municipio cittadino, seconda tappa del percorso della memoria, la sindaca Malavolti, nel rammentare la figura di Romano Rossi, compianto presidente dell’Associazione Reduci della Friuli prematuramente scomparso il 22 aprile del 2023, ha dedicato il suo pensiero soprattutto alle “donne che durante la guerra erano madri, mogli, sorelle e figlie; (…) donne che hanno visto morire i propri cari, ma che hanno lottato instancabilmente (…)”.
Dopo la Malavolti, il giovanissimo Niccolò Verardo, sindaco del consiglio comunale dei ragazzi e della ragazze di Riolo, ha rimarcato come il sacrificio di quanti parteciparono alla Campagna di Liberazione parli ancora oggi: “parla a noi, che viviamo in un tempo diverso ma non meno complesso. Parla ai giovani, cui spetta il compito di custodire e di difendere i valori per cui tanti hanno dato la vita (…)”.
L’intervento del presidente dell’Associazione Reduci della Friuli, Paolo Grandi, ha ricordato che il comandante del Gruppo di Combattimento Friuli, generale Arturo Scattini, nelle fasi precedenti alla liberazione di Riolo, chiese agli angloamericani di non intervenire con il fuoco di artiglieria sulla cittadina e nelle sue vicinanze, risparmiando alla popolazione civile il grave rischio del fuoco di preparazione all’attacco decisivo, ma esponendo in tal modo i soldati del Friuli a un rischio maggiore e a un sacrificio divenuto certo.
Il pellegrinaggio commemorativo è proseguito raggiungendo dapprima il parco Scattini – intitolo al comandante del Gruppo di Combattimento Friuli, dove è stato scoperto un murales riproducente una delle immagini più rappresentative del comandante italiano e dei suoi soldati – in seguito quota 92, sulla destra idrografica del fiume Senio, e l’Abbadia, sulla riva opposta: luoghi che furono teatro di scontri intensi tra italiani e tedeschi nei giorni più cruenti dei combattimenti. In particolare all’Abbadia, con una lapide affissa alle pareti del luogo di culto, è ricordata la figura del capitano Gastone Giacomini, medaglia d’oro al valor militare, caduto il 10 aprile del 1945 tra le fila dell’88° reggimento di fanteria per mano tedesca. Nelle alterne vicende della guerra, due anni prima, Giacomini si era distinto nel combattere come alleato proprio al fianco delle stesse unità tedesche: accadde sul fronte nordafricano nella celebre battaglia di Takrouna, in Tunisia, nel mese di aprile 1943.
L’itinerario del ricordo nel giorno dell’ottantesimo anniversario della Liberazione di Riolo si è concluso sulla via per Mazzolano, in corrispondenza di un monumento eretto in ricordo dei portaferiti che durante i combattimenti trasportavano i feriti più gravi all’ospedale di Imola, località in mano tedesca durante i 127 giorni di Riolo, dichiarata tuttavia città ospedaliera e, pertanto, luogo di neutralità.
A quota 92, Luciano Ghezzi, il reduce novantanovenne del Gruppo di Combattimento Friuli, con lucidità straordinaria, sia per tratto sia per dovizia di particolari, ha ricordato gli scontri tra le pattuglie italiane del Gruppo Friuli, di cui lui stesso, all’epoca solo diciannovenne, faceva parte, e quelle tedesche dell’agguerrita 96^ Divisione paracadutisti. Era il 16 marzo del 1945.
La mattinata di ricordo si è conclusa lasciando dunque spazio all’insegnamento sempre vivo donatoci dai nostri padri. La promessa comune, condivisa dai partecipanti alla commemorazione, è stata quella di ritrovarsi al cimitero di Zattaglia, luogo memoria della Friuli di ieri e di oggi, nella seconda domenica di settembre per le ormai consuete annuali celebrazioni.