A Pristina si è svolta l’11 ottobre la cerimonia di passaggio di consegne tra il comandante uscente della KFOR (la forza NATO in Kosovo), il generale di divisione turco Ozkan Ulutas, e il comandante subentrante, il generale di divisione italiano Enrico Barduani, 14° generale italiano al comando della missione e il 29° da quando KFOR venne istituita nel 1999.

Alla cerimonia erano presenti, oltre al ministro della Difesa Guido Crosetto, la presidente kosovara, Vjosa Osmani, e il premier Albin Kurti, insieme all’ambasciatore statunitense Jeffrey Hovenier e all’ammiraglio americano Stuart B. Munsch, comandante delle Forze alleate congiunte a Napoli.

Presenti anche il capo di stato maggiore della Difesa italiano, generale Luciano Portolano, gli ambasciatori stranieri accreditati a Pristina, compreso l’ambasciatore d’Italia Antonello De Riu. La funzione di Consigliere politico (Polad) di KFOR, nell’ambito della nuova guida italiana, è stata affidata a Marco Di Ruzza, ministro plenipotenziario, diplomatico italiano molto esperto dell’area balcanica che ha recentemente completato il suo incarico di ambasciatore in Bosnia-Erzegovina.

Nel corso della cerimonia la presidente Osmani ha ringraziato il generale Ulutas al quale ha consegnato una medaglia al merito. Nel suo intervento il generale Barduani ha sottolineato come il momento attuale sia problematico, e come rimangano ancora molte sfide da affrontare nel campo della sicurezza.

Nella conferenza stampa dopo la cerimonia l’ammiraglio americano Stuart B. Munsch ha ribadito che la Nato è contraria alla completa apertura al momento attuale del ponte principale sul fiume Ibar, che divide Kosovska Mitrovica, nel nord del Kosovo, in due settori – uno a nord a maggioranza serba e uno a sud con popolazione di etnia albanese.

“E’ necessario che vi sia un dialogo fra le parti interessate. Al momento è una questione politica e non militare. Il motivo per cui il ponte non va aperto ora sta nel fatto che vi è la possibilità che ciò possa costituire una minaccia alla libertà di movimento in Kosovo”, ha detto l’ammiraglio.

Kfor, ha aggiunto, mantiene “linee aperte di comunicazione” con tutte le parti preposte alla sicurezza nella regione. Munsch si è riferito al tempo stesso ad “alcuni gruppi criminali che operano in questa regione”, un problema che investe l’attività delle forze dell’ordine. Il ponte sul fiume Ibar a Kosovska Mitrovica, per il cui controllo sono tradizionalmente incaricate pattuglie dei Carabinieri italiani inquadrati nella Kfor, è aperto dalla fine della guerra nel 1999 ai soli pedoni.

Di recente la dirigenza di Pristina si è espressa a favore di una sua completa apertura anche al traffico automobilistico, sostenendo che ciò, oltre a ribadire la piena sovranità del governo kosovaro sull’intero territorio del Paese, e quindi anche nel nord a maggioranza serba, contribuirebbe al processo di integrazione e riconciliazione.

Posizione osteggiata da Belgrado che teme per la sicurezza degli abitanti serbi di Mitrovica nord, per possibili incursioni e provocazioni da parte di kosovari albanesi dal settore sud della città. Episodi questi del resto che si sono verificati a più riprese in passato. D’accordo con la dirigenza serba è schierata la comunità internazionale – Ue, Usa, Nato, Quint – secondo cui la totale apertura del ponte nella situazione attuale di forte contrapposizione tra le parti potrebbe alimentare le tensioni a scapito della sicurezza.

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