Former French prime minister Manuel Valls arrives at the Elysee presidential palace in Paris on May 7, 2022, to attend the investiture ceremony of Emmanuel Macron as French President, following his re-election last April 24. (Photo by Ludovic MARIN / AFP)

di Giulio Meotti

“7 ottobre: attacco all’occidente” è il titolo della conferenza organizzata dall’associazione Setteottobre di Stefano Parisi a Roma domenica prossima (alle ore dieci alla Sala Umberto di via della Mercede 50). Ci saranno l’ex primo ministro francese Manuel Valls (nella foto) e l’ex ministro degli Esteri tedesco Joschka Fischer. “Il 7 ottobre è più importante dell’11 settembre e degli attentati di Parigi, perché esprime una vera e propria lacerazione della nostra civiltà” dice al Foglio Valls, capo del governo francese nei due anni dei grandi attentati islamisti a Parigi.

“C’è un prima e un dopo il 7 ottobre e per questo dobbiamo capire le conseguenze per Israele, ma anche per la natura profonda dell’islamismo, per noi, per l’occidente e per i paesi musulmani”. C’è un nuovo antisemitismo democratico. “Abbiamo conosciuto l’antisemitismo tradizionale cristiano, poi della destra nel XX secolo” ci dice Valls. “Ma ha avuto un cambio nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni, quando Israele è passato dall’essere vittima a essere uno stato predominante che vince la guerra. E così l’antisionismo si trasforma nell’antisemitismo democratico, accessibile a tutti, come disse il filosofo Vladimir Jankelevitch nel 1967. E qui entra un altro fattore”.

Si impone l’idea che Israele è un paese che fa apartheid. “Un paese che fa colonialismo, che non è democratico e che fa genocidio” prosegue Manuel Valls al Foglio. “E il paese nato dal genocidio che fa il genocidio non deve esistere. Questo è un pensiero molto popolare oggi in Europa e America. E si salda con l’islamismo che non vuole la presenza di Israele e degli ebrei. Una parte della sinistra ha sposato questa teoria, non c’è più il proletariato tradizionale ma quello musulmano e la rappresentazione del mondo musulmano è il palestinese”.

Come in Francia. “Sì, la gauche degli Insoumises. Per la prima volta, dall’affaire Dreyfus, c’è un partito che fa una campagna chiaramente antiebraica. Ed è un partito di sinistra, molto pericoloso. Hanno fatto un calcolo elettorale: vogliono il voto di milioni di elettori di cultura e confessione islamica. Questa teoria viene dal laburismo di Jeremy Corbyn e oggi in Inghilterra abbiamo parlamentari eletti soltanto su Gaza. C’è un nuovo proletariato con vittime e minoranze. E qui arriva il woke americano, che è completamente alieno alla cultura europea repubblicana, sono gli utili idioti dell’islamismo. La cancel culture è una moda, ma fanno il lavoro degli islamisti e in Francia abbiamo 6-7 milioni di musulmani e l’obiettivo degli islamisti sono questi musulmani per fare la secessione, la separazione, ovvero provocare tensioni e clima di guerra civile che avvantaggia la destra”.

Quest’anno seimila ebrei francesi hanno aperto una cartella per emigrare in Israele. “Nel 2015 dissi che la Francia senza gli ebrei non sarebbe più la Francia” continua Valls. “Noi veniamo dalla Bibbia, dal giudaismo, dai valori giudaico-cristiani”. Nel concludere, Valls parla della “fatica” dell’Europa. “L’Europa non capisce che abbiamo cambiato secolo, non è più il secolo della Guerra fredda, ma si è aperto con l’11 settembre e i nuovi imperi (Russia, Cina, Iran). Questo è il mondo nuovo e Israele è in guerra anche per noi. Dobbiamo capire che in Israele si gioca il nostro futuro, come in Ucraina. Se non dimostriamo che siamo forti, i nostri nemici lo capiranno e mi spaventa molto. In democrazia viviamo bene con i nostri piccoli problemi, ma siamo in un momento di svolta storico e dobbiamo capirlo”.

Fonte: Il Foglio

 

 

 

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