di Carmelo Abisso

Nella caserma De Gennaro in Forlì si è svolta il 20 settembre la cerimonia di avvicendamento al comando del 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste” tra il colonnello Massimiliano Spucches, cedente e il colonnello Giordano Gemma, subentrante. Davanti al reparto schierato con la bandiera di guerra, alla presenza dal comandante della Brigata aeromobile “Friuli”, generale di brigata Loreto Bolla, hanno partecipato all’evento, tra le autorità, il sindaco di Forlì, Gian Luca Zattini, il vescovo di Forlì-Bertinoro Livio Corazza, il sindaco di Forlimpopoli Milena Garavini, rappresentante del presidente della Provincia di Forlì-Cesena. Presenti anche i gonfaloni di Forlì, Cesena e Riolo Terme e i labari e i medaglieri delle associazioni combattentistiche e d’arma. All’inizio della cerimonia il presidente della Sezione di Forlì dell’Associazione Nazionale del Fante, generale Franco Galletti, ha consegnato al comandante di reggimento la tessera collettiva affiliando il reggimento all’Associazione. La sezione forlivese è intitolata al generale di corpo d’armata Mario Leonida Politi, epico comandante di battaglione a Takrouna.

Il discorso del 68° comandante di reggimento

“Signor Generale, autorità, gentili ospiti, fratelli in armi di oggi e di ieri, fanti aeromobili del 66° reggimento, grazie a tutti voi per essere qui presenti. Il mio primo ricordo va a chi è caduto sulla strada del dovere portando le nostre insegne: Giulio, Andrea, Giuseppe che è stato per me un amico, un fratello, una guida, Francesco, Massimiliano, poi ci sono le mie tre aquile Frank, Francesco e Luca che ho avuto l’onore di comandare e infine Bernardo, Rocco e Valerio. Lasciatemi inoltre ricordare e abbracciare Giancarlo e Aldo i cui familiari sono qui tra noi e Daniele che mi ha fatto subito scontrare con la realtà del reparto. Generale mi scuserà se questo mio discorso non sarà, come dire “istituzionale” ma per me rappresenta una vera e propria dichiarazione d’amore… l’ultima dichiarazione d’amore. Perché io amo questo glorioso reparto in maniera incondizionata, ho passato tutta la mia vita professionale a prepararmi per questo comando, e quando mi è stato comunicato che sarei venuto a comandarlo sono esploso di gioia, ora farò arrabbiare mia moglie che quel giorno vedendomi, con un po’ di invidia, ha commentato: …non eri felice cosi neanche il giorno del nostro matrimonio. Per i fan di Guccini questa storia è un po’ come la canzone Farwell: storia d’amore intensissima e speciale che nell’ultima strofa termina: oggi sta scorrendo la mia ultima strofa e come tutte le storie d’amore lascia tanti splendidi ricordi e un grande dolore. Tutto finisce così come era cominciato, quando il 9 agosto del 2002, su questo stesso piazzale, il comandante di reggimento di allora mi presentava al reparto, allora ero un giovane tenente arrabbiato e desideroso di mettersi in gioco. Questo reggimento anzi, Il Reggimento mi ha dato tutto, se sono arrivato qui lo devo a voi, lo devo a chi mi ha insegnato il mestiere come il tenente ora generale Diotallevi con cui i nostri destini sono indissolubilmente legati e il maresciallo Turriziani, che mi ha sempre coperto le spalle in combattimento, un vero soldato, una fucina di idee e una fonte inesauribile di stimoli. Loro mi hanno fatto innamorare di questa professione e di questo reparto. Con loro e con voi, fanti aeromobili, ho combattuto, ho sofferto, ho gioito e sono cresciuto, ho assunto responsabilità incredibili e commesso errori, grazie a Voi sono diventato l’ufficiale che sono. In questo mio discorso vorrei solo lasciarvi qualche messaggio.

Il primo messaggio, il più importante, è che noi fanti aeromobili abbiamo avuto in dono un’eredità importante, quella di chi ci ha preceduto combattendo nel deserto africano, l’eredità di Takrouna. Questa identità storica fa della nostra unità una compagine: FIERA, COESA, MOTIVATA e PRONTA a ogni sfida. Eredità che deve spingerci ad avere per il nostro reparto un unico solo sentimento: l’AMORE INCONDIZIONATO, lo stesso amore che ha dato a loro, e che darà a noi, la forza di scegliere sempre la via più dura ovvero quella dell’onore, la forza di combattere anche sapendo che la battaglia è materialmente perduta, a chi sulla frontiera tra vita e morte mantiene le posizioni per fedeltà a sé stesso e a un’idea di Patria che dobbiamo riscoprire. “La collina è stata difesa metro a metro, sul Takrouna l’Italia ha fatto affluire i suoi migliori soldati” queste le parole trasmesse da Radio Londra. Questo è quello che eravamo, questo è quello siamo! Perché vedete, nei momenti in cui la situazione si è fatta critica, come ad esempio a Bala Murghab, per noi la paura non è mai stata quella di affrontare il nemico ma bensì quella di non essere all’altezza di chi ci ha preceduto. La sfida è migliorare sempre, perfezionarsi di continuo, anche quando sei già il migliore… soprattutto quando sei il migliore. Il successo è il risultato di una dedizione costante per migliorare fino all’eccellenza, piccoli passi che portano a un salto gigantesco.

Il secondo messaggio è: siate sempre orgogliosi e consapevoli di quello che siete, di quello che valete. Spesso, molto spesso ci viene detto “ora dovrete confrontarvi con reparti blasonati”, ci vengono fatte mille raccomandazioni ma la verità è che non abbiamo mai fallito una prova, ovunque siamo andati dai deserti iracheni alle valli afghane, dalle sponde libanesi o per le strade d’Italia infestate dal COVID abbiamo sempre portato a termine la missione con successo. Come diceva il Generale Burgio che parlando di noi scrisse: “Perché quei fanti, senza penna, né piuma, senza ali dorate, il loro lo avevano sempre fatto senza chiedere lo sconto” […] “ancorché di riconoscimenti non ne fossero giunti”. Il nostro reggimento ha sempre dimostrato di saper compiere il suo dovere. Però una cosa deve essere chiara il Reggimento non appartiene a nessuno, soldato o comandante chicchessia, siamo noi ad appartenere al Reggimento, siamo noi parte delle sue radici e custodi della sua Storia.

L’ultimo messaggio che voglio lasciarvi è: abbiate fiducia dei vostri comandanti. Ho avuto l’onore di avere alle mie dipendenze degli ufficiali formidabili, dei veri soldati!. Vi confesso di essere spesso rimasto ammirato dalla loro tempra, dalle loro capacità. Sono veramente bravi! Loro amano il loro lavoro e amano voi! Come vedete quello che sta succedendo nel mondo, la storia è tornata in movimento, questo è il tempo, incredibilmente difficile, in cui noi soldati dobbiamo tornare a credere in qualcosa, in una ragione per cui valga la pena di morire, questo è anche il tempo in cui bisogna tornare a credere nei nostri capi, ma non più nella stessa maniera: li dobbiamo amare, sì li dobbiamo amare e questo amore deve essere reciproco. Bisogna che gli uomini abbiano i loro capi nella pelle…bisogna che ci sia una stretta comunione nella sofferenza, nel pericolo finanche nella morte. Bisogna che il capo, ogni volta che l’ultimo dei suoi soldati sia in difficoltà si senta strappare una parte di sé stesso, che gli faccia male da urlare. Le condizioni ci sono, sta a voi, continuare a CREDERCI!

Lasciatemi infine parlare di quest’anno, abbiamo percorso molta strada, organizzando e riorganizzando, pianificando e ripianificando, dando ordini e contrordini, addestrandoci e sbagliando ma sempre cercando di fare il meglio e il giusto per il Reggimento. Oggi però non voglio parlare di quello che ho fatto ma di tutto quello che non sono riuscito a fare, di tutto quello che abbiamo messo in cantiere e che non ho concluso, come vi ho scritto nella reading list quello che non siamo riusciti a fare è un po’ come l’antibiblioteca di Umberto Eco ovvero l’elenco dei libri non letti, che sono più preziosi di quelli letti. L’antibiblioteca è un potente promemoria dei nostri limiti: la grande quantità di cose che non conosciamo, che conosciamo parzialmente o che un giorno capiremo essere completamente sbagliate. Quindi i libri non letti sono come le cose non fatte, che ci ricordano tutto quello che dobbiamo fare e portare a termine. Solo vivendo quotidianamente con questo promemoria, possiamo spingerci a superare i nostri limiti e affilare gli strumenti per vincere la grande guerra santa ovvero la lotta dell’uomo contro i nemici che egli porta in sé. Tra le cose che non sono riuscito a completare vi è quella di non aver reso tutto il reparto aeromobile, certo siamo riusciti e brevettare circa 100 soldati di cui 14 veterani tra i quali un 54enne ma la cosa più importante è che in tanti hanno riscoperto l’entusiasmo di conseguire l’obiettivo, che si sono rimessi in gioco e hanno superato i propri limiti. L’aeromobilità non è il semplice superamento di un corso, l’aeromobilità è tutt’altro, l’aeromobilità rappresenta per noi una mentalità, un imprescindibile fattore di successo, un catalizzatore per creare spirito di corpo e coesione. Essere aeromobili per noi, non è solo saper scendere in corda doppia o fast rope, essere aeromobili vuol dire amare il proprio reparto, vuol dire agire con impeto, audacia e coraggio, gli stessi valori di chi prima di noi ha difeso in maniera implacabile le posizioni dagli assalti nemici. Essere aeromobili vuol dire amare la responsabilità, essere in grado di agire in assenza di ordini, lontano dal grosso delle forze amiche…vuol dire credere in 3 valori: DOVERE, ONORE E PATRIA, tre sacre parole che sono il caposaldo attorno al quale riprendere coraggio quando il coraggio sembra venir meno, riacquistare la fede quando non si vede motivo per averne, ravvivare la speranza quando si dispera. Essere aeromobili significa credere nel nostro decalogo. Essere aeromobili significa agire con CORAGGIO, ONORE, DISCIPLINA, ESEMPIO. Vi chiederete perché parlare di quello che non si è fatto piuttosto che di quello che si è fatto? perché sono convinto che dietro il fallimento, dietro l’errore si nasconda l’innovazione, la crescita, il superamento dei limiti. Bisogna abolire il mito di dover per forza ottenere la perfetta riuscita, occorre accettare il fallimento, occorre promuovere l’approccio: provare-fallire-adattare-innovare. Si deve poter fallire serenamente in addestramento per assicurare la massima riuscita in operazione. Occorre imparare a sopportare l’insuccesso con fierezza e a essere generosi nella vittoria, a non sostituire le parole ai fatti, a non cercare il compromesso, ma a fronteggiare le difficoltà e lo stimolo della sfida.

Esprimo la mia gratitudine al comandante che mi ha dato fiducia, che mi ha dato la possibilità di poter agire in maniera libera cercando di mettere in pratica il mio intento. GRAZIE comandante! Un grazie sincero alla mia splendida linea di comando: Daniele che ha lasciato il 6 settembre, Gabriele giunto da poco, Paolo, Fabrizio, Giuseppe, Matteo che ha lasciato e Marco che ha appena assunto, Antonio, loro hanno sempre interpretato con fedeltà, spirito critico e precisione il mio intento. Un ringraziamento allo staff del Reggimento, so che vi ho fatto impazzire ma siete stati fantastici e avete supportato e sopportato le mie intemperanze e i miei ritmi. Un grazie enorme al mio sottufficiale di Corpo, grazie Gigi senza di te non sarei stato in grado di affrontare tutto questo e a Nicolino onnipresente, sempre pronto a metter pezze ai miei casini burocratici. Un grazie speciale all’Associazione Nazionale del Fante sezione di Forlì sempre presente e pronta a supportare anche finanziariamente le mie iniziative nonché protagonista del conferimento del Sigillo trecentesco della città di Trieste, grazie Comandante! Esprimo tutta la mia riconoscenza a Voi fanti aeromobili: ufficiali, sottufficiali, graduati, militari di truppa e al personale civile per avermi sempre trattato da comandante e per avermi sempre fatto sentire il Vostro comandante. Un ringraziamento speciale e sincero alla mia famiglia alla quale vanno le mie scuse per i traslochi infiniti, gli abbracci mancati e le coperte mai rimboccate, senza il loro supporto, la loro comprensione e la loro pazienza non sarei mai giunto qui. È con vero piacere che cedo il comando al colonnello Giordano Gemma, un grande ufficiale, un vero soldato aeromobile, un fratello in armi e un caro amico. Ormai il solco è tracciato, insieme a Giordano, abbiamo combattuto in Afghanistan e ora ci troviamo a condividere il comando della più bella unità dell’Esercito, il 66° Reggimento, il Nostro Reggimento, IL REGGIMENTO. AMATO 66° REGGIMENTO È STATO PER ME UN ONORE POTERTI SERVIRE TI SALUTO CON UNO SQUARCIO AL CUORE!”.

Il colonnello Spucches è destinato a Roma, dove assumerà l’incarico di capo ufficio formazione e politica di impiego presso il Dipartimento impiego del personale dello Stato Maggiore dell’Esercito.

Ha concluso gli interventi il comandante della Brigata aeromobile “Friuli”: “E’ con grande rispetto e con grande onore che prendo la parola. Il 66° reggimento è da sempre una componente fondamentale della Brigata, adattandosi con rapidità agli scenari, baluardo della nostra prontezza operativa. Oggi nuove sfide ci attendono: conflitti asimmetrici, disinformazione, nuovi scenari operativi. L’adattamento è necessario, non è una scelta. Flessibilità, capacità di analisi e innovazione, addestramento intenso. L’Italia deve diventare una nazione (Cit. Masiello) con capacità di deterrenza reale e credibile. Sono orgoglioso delle capacità operative del reggimento, brevettati 26 nuovi fanti aeromobili, spirito di corpo e coesione vi rendono unici. Massimiliano, hai lasciato un segno indelebile, oggi non festeggiamo, onoriamo il reggimento. Sono fiero di te. Al nuovo comandante, Giordano, i miei migliori auguri. Si respira dedizione e militarità davanti a voi. Valori e integrità, capacità di evolvere, con coraggio. Con forza, disciplina e spirito di sacrificio affronteremo le nuove sfide”.

Il 69° comandante di reggimento, colonnello Giordano Gemma, 45 anni, è originario di Foligno. Dopo aver frequentato il 180° corso dell’Accademia Militare di Modena, ha iniziato la sua carriera proprio nei ranghi del 66° reggimento dove dal 2003 al 2010 ha ricoperto gli incarichi di comandante di plotone e comandante di compagnia. Ha prestato servizio, in seguito, alla Scuola sottufficiali dell’Esercito e svolto l’incarico di ufficiale addetto presso il Dipartimento impiego del personale dell’Esercito. Ha frequentato il 19° corso superiore di Stato Maggiore Interforze a Roma conseguendo il titolo Issmi ed ha partecipato alle operazioni internazionali in Iraq, Afghanistan e Libano. Dal 2020 al 2021 ha comandato il 1° battaglione aeromobile del 66° e dal 2021 al 2024 ha svolto l’incarico di capo della 2^ sezione dell’ufficio impiego ufficiali presso il Dipartimento impiego del personale dello Stato Maggiore dell’Esercito, da dove proviene.

 

 

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here