Il primo discorso del neoambasciatore Zaluzhny a Londra sulla sete di sopravvivenza dell’Ucraina e dell’Occidente

Pubblichiamo il discorso pronunciato al Royal United Services Institute (Rusi) dal generale Valeri  Zaluzhny, ex capo delle Forze armate ucraine e ora ambasciatore di Kyiv nel Regno Unito

L’esperienza della nostra lotta sarà utile a tutti coloro che cercano una strada per la pace. E la strada per la pace può passare anche attraverso la guerra. “Si vis pacem, para bellum”, sono le parole attribuite allo storico romano Cornelio Nepote, e purtroppo si adattano perfettamente a una società democratica anche oggi, nel Ventunesimo secolo. Se vuoi la pace, preparati alla guerra: è assolutamente vero. Lo confermo io, che ho dovuto ricoprire il ruolo di comandante in capo delle Forze armate dell’Ucraina, e lo conferma l’intero popolo ucraino, che lo ha imparato bene, a sue spese, e dolorosamente.

Quando sono nato, erano trascorsi ventotto anni dalla fine di una delle guerre più brutali e sanguinose della storia dell’umanità. Quando sono nato, già non cadevano più bombe su città e villaggi, e i carri armati non frantumavano il suolo e tutto ciò che vi era sopra. Non c’erano i suoni penetranti delle sirene antiaeree, né colpi di arma da fuoco. Ma oggi prego, e chiedo anche a tutti voi di pregare, e chiedere a Dio che i nostri nipoti non vedano mai quello che hanno visto i nostri nonni, quello che abbiamo visto noi e, purtroppo, i nostri figli. Per questo motivo non si può smettere di lottare per il diritto alla vita, nemmeno per un minuto. Il male è vicino, ed è venuto per uccidere.

Nonostante il fatto che la ricchezza più preziosa dell’umanità sia la capacità di vivere, quasi tutta la sua storia è associata alle guerre. O meglio, all’uccisione di persone. Queste guerre, o meglio omicidi, nel tempo, in termini di portata degli eventi e numero delle vittime, sono diventate senza precedenti e hanno acquisito lo status di guerre mondiali. Solo nel secolo scorso si sono verificati due conflitti di questo tipo: la Prima e la Seconda guerra mondiale, separate nel tempo da poco più di vent’anni, che hanno causato la morte di circa 60 milioni di persone. L’umanità è pronta ad accettare serenamente la prossima guerra in termini di sofferenza, la Terza guerra mondiale? In parte dipende da noi, professionisti militari, che della guerra sappiamo quasi tutto. Dopotutto, sono i militari che fanno le guerre e ne conoscono il vero prezzo. Il prezzo delle sconfitte e delle vittorie.

Passando agli eventi del 2022-2024 della guerra decennale tra Ucraina e Russia, dobbiamo dire onestamente all’umanità cosa sta accadendo e a cosa dovrebbe essere preparata. Le nazioni libere e democratiche e i loro governi dovrebbero svegliarsi e pensare a come proteggere i propri cittadini e i propri paesi. Siamo pronti a condividere tutte le nostre conoscenze, esperienze e idee con coloro che non hanno lasciato l’Ucraina in tempi difficili e che vogliono pace e tranquillità per i loro popoli. Allora, cosa ha insegnato questa guerra a noi ucraini, e in particolare la sua componente su larga scala, il cui vortice è esploso nelle nostre vite il 24 febbraio 2022?

Prima di tutto, che le guerre devono essere evitate. Ma se dovessero arrivare, bisogna essere preparati ad affrontarle. La preparazione alla guerra dovrebbe essere considerata come un’enorme insieme di misure che riguardano non solo gli aspetti puramente militari, ma anche tutte le sfere dell’attività statale. Forse la componente più difficile e importante è la preparazione della società, basata su una comunicazione onesta e trasparente fra il governo e la popolazione. La società deve accettare di rinunciare temporaneamente a una serie di libertà in nome della sopravvivenza. Le guerre moderne, purtroppo, sono totali. Richiedono gli sforzi non solo dell’esercito, ma anche della società nel suo complesso. I politici possono e devono mobilitare la società. E’ a questo scopo che le Forze armate e le altre risorse statali vengono coinvolte in modo totale. Tra queste risorse ci sono l’economia, la finanza, la popolazione e gli alleati. Tali azioni, ovviamente, influenzeranno i processi politici nello stato. La preparazione alla guerra sarà quindi determinata non solo dalla prontezza dell’esercito a respingere un’aggressione, ma anche dalla prontezza della società ad affrontare il nemico.

In secondo luogo, la guerra non può essere vista in alcun modo come parte del processo politico interno. La guerra è la massima concentrazione di forze per la sopravvivenza. E solo per questo. “La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi”, diceva il generale prussiano Carl von Clausewitz. Sembra quindi strano che, su scala globale, la guerra in Ucraina influenzi la politica interna di altri paesi che, alla fine, viene utilizzata dai nemici per i propri scopi. Sono convinto che la guerra per la libertà in un paese debba diventare la politica di sopravvivenza della democrazia in altri paesi liberi.

La guerra è una scienza. Una scienza con leggi e regole proprie che devono essere conosciute e studiate. Usare la guerra per i propri scopi o cercare di influenzarne il corso per i propri interessi è un crimine che provoca enormi perdite. E’ sempre difficile per un esercito democratico, un esercito di una società libera, combattere con l’esercito di un signore feudale. Il nemico considera la democrazia la nostra più grande debolezza e cerca in tutti i modi di sfruttarla. Falsità, menzogne, svalutazione degli interessi nazionali, sfiducia nei confronti della leadership: questo è un elenco incompleto di strumenti che i russi utilizzano da più di dieci anni e che le società democratiche non hanno ancora trovato metodi per contrastare. Già nel V secolo a.C., il noto pensatore cinese Sun Tzu delineò i princìpi fondamentali della guerra, che rimangono attuali anche oggi e saranno rilevanti finché le persone governeranno la guerra. Tuttavia, questi sono solo princìpi di base che devono essere completati con armi, forme e metodi del loro utilizzo, eserciti con le loro strutture. E’ in questa sequenza che la guerra cambia.

Analizzando attentamente la nostra esperienza, supportata da cifre e fatti, siamo sulla soglia non solo di un lavoro enorme, ma anche della cosa più importante, di fronte a una scelta difficile. Per noi ucraini non si tratta solo di un’indagine sulla legge della “sfida e della risposta” dello storico britannico Arnold J. Toynbee. Non solo l’esistenza stessa della Russia è già una minaccia. Oggi abbiamo già una guerra sanguinosa e su larga scala, che ci ha portati a una nuova sfida: la sopravvivenza fisica. E’ la sopravvivenza di una nazione che è determinata dalla sua scelta. Come rispondere a questa sfida?

Come sopravvivere nelle condizioni di ambiguità e contraddizione del mondo circostante? Ora, dobbiamo renderci conto che dipende da noi ucraini se sopravviveremo e se i nostri figli avranno un futuro. Senza dubbio, oggi la storia offre ancora una volta una possibilità al popolo ucraino.

In una fredda notte del 24 febbraio 2022, quando tutto il mondo si godeva una vita tranquilla e si crogiolava in letti caldi, gli ucraini hanno ricordato a se stessi il sangue che scorre nelle loro vene e sono entrati in una feroce battaglia con l’eterno nemico. Grazie al sacrificio degli ucraini, abbiamo conquistato una possibilità per noi stessi. Una possibilità non solo di continuare la lotta primordiale, ma di vincere. Ci è costato caro: molte vite dei migliori figli e figlie. Ed era solo il punto di partenza.

Molto presto ci siamo resi conto che resistere a un colpo, dare una degna risposta al nemico, è solo l’inizio di una fase di confronto più difficile, che consiste nel trovare il proprio modo speciale di vincere. E’ stata la ricerca di questo percorso che ci ha portati a comprendere i contorni già comprensibili dei cambiamenti rivoluzionari, soprattutto in ambito militare. Stranamente, ma in modo del tutto logico, è probabile che questi cambiamenti, inventati sui campi di battaglia della guerra russo-ucraina, determineranno i contorni delle guerre e dell’arte della guerra nel Ventunesimo secolo. E soprattutto, diventeranno le fondamenta dell’intero sistema di sicurezza globale del futuro. Fino a poco tempo fa, si poteva affermare con sicurezza che i sistemi senza pilota sono la ragione principale dei cambiamenti nelle strategie, nelle forme e nei metodi di applicazione. Ma già oggi è probabilmente necessario introdurre un concetto più ampio: la tecnologia, nel concetto di una nuova strategia di fare la guerra.

La guerra che è piombata su di noi nel 2014 è completamente diversa da quella che è entrata nelle nostre vite il 24 febbraio 2022. Sebbene fosse basata sugli stessi concetti del 2014, era già diversa e ha esaurito rapidamente le nostre forze nel maggio 2022. E’ stata l’intensità delle ostilità a costringerci a ripristinare il livello dell’inizio del 2022, e la necessità di sopravvivere sul campo di battaglia ci ha portati a un’altra guerra, che abbiamo affrontato nell’estate del 2023.

Gli aggressori si sono fermati per qualche tempo alla ricerca di nuove armi, e sarebbe opportuno cercare nuove forme di applicazione delle ultime tecnologie. E’ l’invenzione di nuovi metodi di impiego che porterebbe logicamente a cambiamenti nella struttura delle unità, dei distaccamenti e delle Forze armate nel loro insieme. Questa mozione è scientifica e ragionevole. Lo sviluppo delle tecnologie influisce sulle forme della loro applicazione, e solo nuove forme di applicazione influiscono sulla struttura degli eserciti combattenti. Questa tendenza è inevitabile e continuerà. Le tecnologie – come insieme non solo di soluzioni innovative, ma anche di misure per lo sviluppo, il supporto scientifico, l’addestramento, lo sviluppo di dottrine che cambieranno la situazione sul campo di battaglia nelle condizioni dei vantaggi esistenti del nemico in termini di potenziale militare e di risorse.

In poche parole, oggi abbiamo già inventato un modo per combattere e vincere contro eserciti più forti nel Ventunesimo secolo. Ovviamente, è la tecnologia che dovrebbe garantire la sostenibilità della nazione ucraina. Allo stesso tempo, sono assolutamente d’accordo sul fatto che la guerra russo-ucraina non è ancora una guerra del futuro. E’ solo una guerra di transizione. Ma è la nostra guerra che forma nuove regole. Noi ucraini, con il nostro sangue e la nostra sete di vittoria, stiamo formando nuovi modelli di una nuova guerra. Una guerra che sarà la guerra del futuro.

Dobbiamo ammettere che la sete di sopravvivenza sul campo di battaglia è quasi la ragione principale per trovare modi per migliorare le proprie armi. La combinazione di fattori come le risorse limitate, la mancanza di un supporto adeguato, l’incapacità di concentrarsi sulla produzione di mezzi di lotta tradizionali, ha portato a cambiamenti significativi sul campo di battaglia della guerra russo-ucraina. Di fatto, è iniziata una nuova fase nelle forme e nei metodi delle operazioni militari. Vediamo come il progresso scientifico e tecnologico abbia messo in moto la ruota della storia e portato sul campo di battaglia le tecnologie che probabilmente saranno decisive in questa guerra e, soprattutto, che diventeranno la base della sicurezza globale del futuro. Chi sarà in grado di padroneggiare rapidamente queste tecnologie – il mondo democratico o il mondo della tirannia – dipenderà da noi. La guerra è una questione di risorse e di tempo.

Se consideriamo le tecnologie come risorse, ad oggi, per varie ragioni, né l’Ucraina né la Russia saranno in grado di padroneggiarle da sole nel prossimo futuro. Ciò significa che l’unica via d’uscita potrebbe essere quella di aumentare il numero di risorse umane coinvolte nelle ostilità. Allo stesso tempo, le tecnologie aspetteranno i più coraggiosi e capaci per padroneggiarle. Chi le padroneggerà risolverà i problemi di sicurezza globale.

E’ difficile dire come si svilupperà la situazione in futuro. Solo una cosa è certa: i tiranni avranno costantemente bisogno della guerra per uso interno, come strumento per mantenere il potere. Il mondo esterno dovrebbe costruire una protezione affidabile contro di loro. Oggi più che mai è in Ucraina che trovano il modo di sopravvivere e di creare tecnologie. Ma, per ovvie ragioni, non possono espandersi. D’altra parte, i nostri partner hanno le risorse, ma non c’è un campo applicato e pratico per testarle. Solo insieme saremo in grado di utilizzare efficacemente le risorse, perché il tempo non funziona più per noi. “Seguire le regole della guerra di ieri non porterà ai successi di oggi (o di domani). E’ questa consapevolezza che può salvare molte vite. Dobbiamo iniziare ad affrontare le conseguenze delle nuove regole di guerra”. Ho preso questa citazione dal generale americano in pensione Stanley McChrystal. Dopo pronunciò queste parole: “Altrimenti, verremo tutti lasciati indietro”. Ma io direi più categoricamente: altrimenti moriremo tutti.

Fonte: Il Foglio

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