Alla scoperta della giornata tipo di due cadetti, l’intervista doppia: «È un’esperienza unica»

In un’atmosfera carica di aspettative, due giovani futuri ufficiali dell’Accademia Militare dell’Esercito di Modena si sono distinti per le loro storie di dedizione e aspirazioni. Paolo Di Nardo, 22 anni di Napoli, e Irene Mazzotta, 22 anni di Lecce, rappresentano perfettamente lo spirito della formazione militare italiana.

Paolo

Paolo Di Nardo, originario di Napoli, ha frequentato il liceo scientifico e durante l’ultimo anno è stato attratto dalla figura del maresciallo. «Ho iniziato il concorso perché ammiravo profondamente i modi e gli atteggiamenti dei militari», racconta. La sua determinazione l’ha portato a vincere il concorso per allievo maresciallo, ma presto ha capito che il suo vero posto era in Accademia. «Vedere i comandanti tenenti alla scuola marescialli mi ha ispirato. Il loro impegno e amore per il lavoro erano esattamente ciò che desideravo».

Dal racconto dei giovani emerge chiaramente che il primo anno in Accademia è impegnativo: oltre ai corsi universitari, gli allievi affrontano prove fisiche rigorose e un’intensa formazione militare. «Il tempo è una risorsa preziosa – afferma Paolo – in dieci minuti dobbiamo lavarci, cambiarci e andare a lezione. Questo ritmo mi ha insegnato a organizzarmi meglio, anche fuori dall’Accademia».

Irene

Irene Mazzotta, di Lecce, ha un background diverso ma altrettanto interessante. Ha frequentato il liceo classico e la sua decisione di entrare in Accademia è stata influenzata dal padre, un militare. «Ho avuto l’occasione di sperimentare questo mondo grazie a mio padre. Mi ha guidato e mi ha fatto capire che questa era la mia strada», spiega Irene. Nonostante avesse provato altri concorsi, era sicura che l’Accademia Militare fosse il percorso giusto per lei.

Per prepararsi al primo anno di ingegneria, Irene ha integrato il suo studio con lezioni private di materie scientifiche. «La scelta è stata molto ponderata -dice -la formazione in Accademia è a 360 gradi: universitaria, sportiva e professionale. È un’esperienza unica che richiede tanto, ma offre anche tantissimo».

La giornata

Ma come si svolge una giornata tipo in Accademia?

La giornata tipo inizia alle 6.45 con l’igiene personale e la sistemazione della stanza, seguita dalla colazione e dalla cerimonia dell’alzabandiera, uno dei momenti più solenni della giornata dove tutte le compagnie si riuniscono nel Cortile d’Onore”.

«Viene letta quotidianamente una delle Medaglie d’oro al valor militare concesse in passato ad ex allievi dell’istituto militari, tra i più antichi al mondo – spiegano – Terminata la solenne cerimonia del mattino”, iniziano le lezioni e le attività sportive, che comprendono nuoto, pugilato, tiro sportivo ed equitazione. La giornata termina alle 23, quando le luci si spengono e gli allievi vanno a dormire».

Cadetti

Entrambi i cadetti sottolineano l’importanza del tempo e dell’organizzazione. «Il tempo in Accademia può sembrare un vincolo, ma in realtà ti insegna a gestirlo al meglio» afferma Irene. Paolo aggiunge: «Ogni giorno affrontiamo lo stress e impariamo a superarlo. Siamo preparati a prendere decisioni in fretta e ad assumerci le conseguenze delle nostre scelte».

Gli allievi dell’Accademia si contraddistinguono per l’appartenenza ad un corso che viene indicato con un numero a cui è associata uno dei valori di riferimento che ogni 20 anni si ripresenta. Gli allievi del primo anno 2023-2024 appartengono al corso 205°, chiamato “Fierezza”, che riflette uno dei valori dell’Accademia stessa.

«L’Accademia ci dona valori che porteremo con noi per tutta la vita», dice Paolo con orgoglio. Irene, che ha già avuto esperienze nell’Esercito come atleta, vede invece il futuro con determinazione e consapevolezza e lo ritiene un luogo in cui le pari opportunità sono contemplate: «Essere una donna in Accademia non è diverso: abbiamo le stesse prove e le stesse condizioni. È una sfida che io personalmente accetto volentieri».

Non si può che provare un senso di ammirazione per questi giovani che hanno scelto un percorso tanto arduo quanto nobile. Le loro storie di dedizione e sacrificio sono un esempio per tutti, un promemoria del valore del servizio e della disciplina.

Paolo e Irene, con la loro determinazione e spirito, incarnano il meglio delle future generazioni militari italiane.

Feten Ferchichi, Ermela Runaj, Sara Chabaki, Arianna D’Ambrosio

Liceo linguistico Selmi

Fonte: Gazzetta di Modena

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