di Carmelo Burgio

In Livorno, nella caserma “Vannucci”, il 1° Reggimento Carabinieri Paracadutisti “Tuscania” ha commemorato oggi l’83° anniversario dei combattimenti di Eluet El Asel, ove il I Battaglione Carabinieri Reali Paracadutisti fu impiegato per proteggere la ritirata delle truppe italo-tedesche dopo la battaglia di Sidi Rezegh-Tobruk, finendo distrutto ma assolvendo la missione affidatagli.

Nella serata precedente imponente raduno degli ex, riuniti nella Sezione dell’Associazione Nazionale Carabinieri “Enzo Fregosi”, uno dei Caduti del 12 novembre 2003 a Nassiriyah, che a lungo aveva militato presso “Tuscania” e Gruppo Intervento Speciale. Nessuna specialità dell’Arma è in grado di garantire un raduno di queste dimensioni.

Un modo per rivivere gli anni esaltanti di una storia breve, ma ricca d’avventura.

Evidente il forte legame che lega giovani e meno giovani, che idealmente hanno percorso le stesse strade, cedendosi nel tempo il testimone.

Andando controcorrente, non dico cosa abbia fatto il reparto. Lo sanno tutti.

Preferisco dedicarmi a ricordare cosa non abbia fatto, nel corso delle innumerevoli missioni fuori area. Non ha mai tradito l’onore militare, non si è mai macchiato di nulla, non ha mai fallito l’obbiettivo che gli era stato indicato, esprimendo serena professionalità. Da chi è stato addetto ai lavori, garantisco, non è poco.

La cerimonia ha visto il solito lancio della squadra di paracadutismo sportivo, che dopo aver striato il cielo con le fumate tricolori, ha portato a terra l’enorme bandiera italiana, e quelle con le insegne dell’Arma dei Carabinieri e del “Tuscania”. Ho usato di proposito l’aggettivo “solito”, consapevole che un lancio non sia mai uguale all’altro, e centrare il cortile di una caserma in mezzo ad un centro abitato è esercizio che richiede abilità, freddezza, e mestiere. Di “solito” c’è solo che non vi son stati errori e tutti son giunti dove stabilito, davanti agli spettatori.

Fra gli ex di prestigio il generale di corpo d’armata Michele Franzè, già comandante del reggimento e poi vicecomandante generale dell’Arma. Con lui il parigrado Leonardo Leso, 1° comandante del reggimento, ma davvero tanti erano coloro che sono convenuti, hanno calzato il basco amaranto e hanno lanciato al cielo il grido di “Folgore!” Non mancavano, invitati d’onore, i fratelli in servizio e in congedo della Brigata “Folgore” e degli altri reparti paracadutisti, coi quali il “Tuscania” è nato, si è fortificato nelle ossa e nella mente, e spesso ha operato.

Massima autorità, per l’occasione, il generale di corpo d’armata Giovanni Truglio, comandante l’interregionale “Culqualber” avente sede in Messina, competente su Calabria e Sicilia, decorato per gli scontri del check-point “Pasta” in Somalia.

Ricco di spunti il suo discorso. Il reparto, finalmente, si affianca al Gruppo Intervento Speciale, ed è stato ammesso nel comparto Forze Speciali delle Forze Armate italiane. Il generale Truglio ha giustamente voluto ricordare che l’accrescimento della specializzazione andrà perseguito senza mai dimenticare le origini. Il carabiniere paracadutista dovrà innanzi tutto mantenere le proprie capacità di fante aviotrasportato, affrontare un addestramento difficile e selettivo, guardare alla sua storia e alle sue tradizioni, e raggiungere livelli ancora superiori. Consapevole che ciò che sarà chiamato a compiere sia pur sempre il frutto dell’opera di tutti coloro, anche di quelli oggi curvi e malandati, che l’hanno preceduto.

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