Sono da sempre stati esentati dal servizio di leva, a differenza del resto della popolazione: la decisione potrebbe essere un grosso problema per il governo di Benjamin Netanyahu
La Corte Suprema israeliana ha stabilito che l’esercito deve iniziare ad arruolare gli uomini ebrei ultraortodossi. In Israele il servizio di leva è obbligatorio per uomini e donne, ma gli ebrei ultraortodossi sono da sempre esentati: è una questione molto discussa, che è diventata ulteriormente divisiva con l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza e potrebbe creare molti problemi all’interno della coalizione che sostiene il governo conservatore del primo ministro Benjamin Netanyahu. Non è chiaro però con che modalità avverrà l’arruolamento, quando inizierà effettivamente e quante persone coinvolgerà.
L’esenzione degli ultraortodossi non si basa su una legge dello stato, ma dipende da una serie di provvedimenti amministrativi che vengono rinnovati periodicamente dal governo. Ora la Corte ha stabilito che, in assenza di un quadro legale che permetta di distinguere chiaramente fra gli studenti delle scuole ultraortodosse e il resto dei cittadini, il governo non ha l’autorità di esentare solo i primi dal servizio militare. Nell’annunciare la decisione il presidente ad interim della Corte, Uzi Vogelman, ha detto che «nel mezzo di una guerra logorante, il peso della disuguaglianza è più duro che mai ed esige una soluzione».
In Israele gli ultraortodossi, chiamati haredim in ebraico, sono più di 1,2 milioni, il 13 per cento della popolazione. Di questi circa 67mila potrebbero essere arruolati, ma l’esercito ha detto che ogni anno quelli che lo fanno volontariamente sono appena 700, un numero tra l’altro inferiore ai dati diffusi in passato. Dopo l’attacco di Hamas in Israele, lo scorso 7 ottobre, e la successiva invasione israeliana della Striscia di Gaza più di 300mila israeliani sono stati chiamati in servizio nell’esercito come riservisti, mentre gli ebrei ultraortodossi hanno potuto beneficiare dell’esenzione.
In passato la Corte suprema si è espressa molte volte in modo sfavorevole all’esenzione. L’ultima a fine marzo, quando stabilì che l’esenzione dal servizio di leva non poteva basarsi su dei provvedimenti amministrativi rinnovati di anno in anno, e chiese al governo di Netanyahu di approvare una legge vera e propria.
Netanyahu però non è riuscito a trovare un accordo, a causa della contrarietà di alcuni partiti che lo sostengono: da un lato le componenti ultraortodosse del governo non sono disposte a fare concessioni, dall’altro le componenti della destra laica e nazionalista del governo (come il Likud, il partito di Netanyahu) sono esitanti a far approvare una legge profondamente impopolare che garantisce a decine di migliaia di uomini il diritto di non entrare nell’esercito. La decisione della Corte Suprema sarà quindi un grosso problema politico per Netanyahu.
Sempre a fine marzo, con la stessa decisione, la Corte bloccò i finanziamenti pubblici alle scuole religiose frequentate dagli ebrei ultraortodossi che sono stati esentati dal servizio militare obbligatorio o non si sono arruolati nell’esercito volontariamente. Le scuole coinvolte sono chiamate yeshivot e sono indipendenti dal ministero dell’Istruzione israeliano. A loro il governo di Netanyahu ha sempre concesso molti privilegi, proprio per assecondare i partiti ultraortodossi che lo sostengono: per esempio, molte scuole insegnano solo materie religiose, cioè che riguardano l’apprendimento di testi e argomenti sacri, e non altre come matematica, scienze e inglese.
L’esenzione dal servizio militare prevede che gli studenti non facciano altri mestieri e si dedichino esclusivamente allo studio dei testi sacri ebraici, e per questo ricevono uno stipendio dallo stato: il blocco dei fondi era quindi una misura potenzialmente problematica. Nel complesso, lo stato israeliano spende l’equivalente di circa 400 milioni di dollari all’anno per finanziare le yeshivot, e gli stipendi pubblici agli studenti ammontano a circa un terzo dei fondi.
Fonte: Il Post