di Errico De Gaetano
Nel corso del 36° Raduno dei Fanti d’Italia, il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha consegnato il 25 maggio al comandante del 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”, colonnello Massimiliano Spucches, il sigillo della città, in riconoscimento di un legame sorto il 4 aprile 1939, quando il reggimento assunse il nome del capoluogo friulano ed a seguito di una specifica iniziativa delle sezioni dell’ associazione nazionale del fante di Forlì e di Trieste.
Da allora, dopo il difficile abbandono della precedente denominazione di “Valtellina”, che compare nei documenti ufficiali anche dopo la data citata, “Trieste” entra nel cuore del reggimento durante la prima battaglia di El Alamein. Il 66°, in quella circostanza, venne temporaneamente rinforzato da alcuni reparti della Folgore che fecero viva impressione per la incrollabile determinazione e per accompagnare assalti e contrassalti al grido di “Folgore”.
I soldati del 1 battaglione del 66° iniziarono a emulare i loro turbolenti compagni d’arma, lanciando il grido di battaglia “Trieste” durante gli attacchi. Da allora il nome di Trieste ha accompagnato furibondi contrattacchi, come quello della battaglia di Gebel Roumana in Tunisia, udendosi per l’ultima volta nella cruenta difesa della rocca di Takrouna, sempre in Tunisia, ove quanto restava del 66° reggimento, concentrato nel 1° battaglione comandato dal capitano Mario Leonida Politi, scompariva di fronte ai ripetuti attacchi della 2^ Divisione neozelandese che in esso riconobbe “i migliori soldati italiani mai incontrati sinora”. Il grido “Trieste” non fu più udito fino al settembre 1993, allorché il 66° reggimento venne ricostituito riassumendo la tradizionale denominazione. Da allora, il grido di battaglia “Trieste” accompagna tutti gli eventi del reggimento, dalla quotidiana alzabandiera alle cerimonie più solenni ed è risuonato in Somalia, in Bosnia, in Albania, in Kossovo, in Irak, in Afghanistan e in Libano, ovunque i soldati del 66° siano stati chiamati a operare.
La consegna del sigillo trecentesco, pertanto, suggella un legame importante tra Trieste e il reggimento che ne porta il nome, sottolineato dalla cornice del Raduno Nazionale del Fante, ove, per la prima volta, ha presenziato la sezione “Mario Leonida Politi” della Associazione Nazionale del Fante, in uno spontaneo omaggio a colui che legò il nome di “Trieste” al coraggio e alla determinazione dei suoi soldati che ne traevano vigore nei momenti di maggior pericolo, creando un riferimento morale e materiale che perdura tuttora.