L’immagine del porcile-barricata messa su ieri degli acampados nell’androne di ingresso dell’Università Statale di Milano era squallida e fuori luogo, mentre all’interno dell’ateneo era riunito il Senato accademico. A tema, oltre all’occupazione stessa – che, nelle parole del parlamentino dell’ateneo divulgate nel pomeriggio, produce ormai “una situazione di crescente gravità e progressivo degrado” – c’era la consueta richiesta pro Pal. di boicottare le università israeliane.

Fortunatamente l’università guidata da Elio Franzini ha risposto con una posizione giusta e non impaurita: l’ateneo “intende proseguire la collaborazione scientifica con le università straniere di ogni paese”, è stato scritto. E il Senato accademico ha chiesto anche “la cessazione dell’occupazione degli spazi delle sedi universitarie” e che venga “immediatamente restaurato il diritto costituzionale allo studio”.

Dopo due settimane di caos e di timidezze, la decisione dell’ateneo era stata del resto preannunciata dalla mossa della procura che ieri ha aperto un fascicolo contro ignoti per il reato di “occupazione abusiva”, dopo che il rettore aveva incontrato il procuratore Marcello Viola e a seguito di una denuncia della stessa Statale. Per quanto riguarda gli accordi con altre università, la commissione Atti istituzionali valuterà gli accordi in essere “con particolare attenzione a contenuti collegati allo sviluppo di tecnologie belliche o dual use”.

E va da sé che la mozione dedichi più spazio alla condanna del “massacro di civili perpetrato dal governo israeliano a Gaza” che non al massacro del 7 ottobre, esprimendo “la propria condanna della escalation di violenza”. La retorica anti israeliana non sarà estirpata. Ma qualche segnale di riscossa dal sonno della ragione le università italiane stanno iniziando a darlo. E infatti ieri sera gli acampados hanno annunciato la fine dell’occupazione.

Fonte: Il Foglio

 

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