di Carmelo Abisso

Il Club Atlantico ha organizzato il 17 novembre presso The Sydney Hotel di Bologna l’incontro con l’inviato di guerra Gian Micalessin, dal tema “Nella trincea di Mosca. Un inviato racconta come e perché combattono i soldati russiConosci il nemico come conosci te stesso- Sun Tsu”. Evento interclub con Round Table 7 Bologna e in collaborazione con Lions Club Bologna Irnerio, con i rispettivi presidenti Paolo Caruana e Bruno Medini. Presente anche il nuovo comandante militare regionale dell’Esercito, colonnello Francesco Randacio. Ha introdotto e moderato l’evento il generale Giorgio Battisti, presidente del Club Atlantico di Bologna.

Gian Micalessin, nato a Trieste nel 1960, è giornalista professionista dal 1990. Lavora come inviato di guerra dal 1983 quando fonda l’Albatross Press Agency e inizia la propria carriera seguendo i mujaheddin afghani in lotta con l’Armata Rossa sovietica. Da allora ha raccontato più di 30 conflitti dall’Afghanistan all’Iraq, alla Libia e alla Siria passando per le guerre della Ex Jugoslavia, del Sud Est asiatico, dell’Africa e dell’America centrale. Oltre agli articoli per Il Giornale, per cui scrive dal 1988, ha collaborato per le più importanti testate nazionali ed internazionali: Panorama, Corriere della Sera, Liberation, Der Spiegel, El Mundo, L’Express, Far Eastern Economic Review. Documentarista, autore televisivo e docente di politica estera al master di giornalismo dell’Università Cattolica di Milano.

“Tutto inizia il 14 maggio 2022, quando mi arriva dalla Russia un messaggio su Whatsapp – ricorda Micalessin – C’è la possibilità di fare un filmato, possiamo garantire che la guerra inizierà. Una occasione, vado a vedere. I primi giorni la colonna di 60 km viene bloccata. Bisogna capire cosa era successo. Oleg Tsaryov, ex deputato ucraino sostenuto da Mosca per guidare un governo fantoccio, mi racconta che in 6 giorni dovevano vincere, mettere la bandiera russa su Kiev. Il piano era un colpo di stato (scoperto dall’intelligence inglese). Il 31 marzo la guerra doveva finire, arrivare a un cessate il fuoco. Tutto è naufragato con Bucha e Irpin. La colonna di 60 km era composta dalla Guardia nazionale russa che doveva stabilizzare la situazione dopo il colpo di stato. Ma i piani saltano dopo i primi colpi di cannone”. Dopo un riepilogo storico sulla vicenda ucraina fino ai falliti accordi di Minsk, il relatore è entrato nel vivo commentando i filmati realizzati sul campo con le truppe russe.

Ma i Ceceni che c’azzeccano? Nel reportage con il comandante di un reparto, l’immagine da ricordare è che i soldati ceceni hanno un equipaggiamento avanzato e sono meglio armati, a differenza dei soldati russi. Il significato è che “quelli che erano i nostri nemici ora sono i nostri migliori alleati”, funzione propagandistica per inviare un messaggio ai 143 milioni di russi che guardano la tv. In un altro filmato si vede l’addestramento dei soldati russi, i riservisti che devono tornare in prima linea, l’equipaggiamento è scarso, sono carne da cannone. I mezzi sono gli stessi dell’Afghanistan nel 1983, trasporti truppe scatole di latta, abbastanza vulnerabili.

I Russi e la Guerra. Nei rilevamenti del Levada Center al 31 ottobre si legge: 55% ritengono che bisognerebbe iniziare un negoziato di pace; 38% favorevole alla continuazione della guerra; 76% ritiene giusto e appoggia l’intervento in Ucraina; 62% ritiene che le operazioni procedano bene; 21% ritiene che le operazioni vadano molto male. Quest’ultima percentuale è rappresentata dai russi che leggono i blog russi, sono quelli che raccontano la verità, quella che la tv russa non racconta.

L’economia aiuta la resilienza

Ad oggi la Russia riesce ad evitare le sanzioni sulla gran parte delle esportazioni di petrolio. I paesi del sud del mondo non aderiscono alle sanzioni e rappresentano il nuovo mercato per esportazioni e importazioni russe. Commercio con la Cina + 32% nei primi 8 mesi del 2023. Scambi con l’India triplicati nella prima metà del 2023. Entrate per 200 miliardi di dollari nella prima metà del 2023, sufficienti a coprire le importazioni. Nonostante il “price cap” incassi da petrolio superano i 400 miliardi annui. Le sanzioni non fermano le importazioni decisive per la fabbricazione di armi. Cina esporta merci cruciali come i semiconduttori grazie alla triangolazione. Produzione di armi: meno qualità ma più numeri. Nei 600 giorni di guerra è cambiato poco. Le sanzioni non hanno mai fatto cadere nessuno Stato. Non hanno funzionato, si sono rivelate un enorme fallimento.

Chi ha ragione ha anche la verità?

Non è così, la guerra che raccontano i giornali è influenzata dalla propaganda dei governi. Qualcosa non funziona nella nostra narrazione. Perché potrebbe esserci la Russia dietro ai sabotaggi dei gasdotti Nord Stream? Il New York Times ci ha smentito. Putin ha finito i missili! (5 maggio 2022). Bombe russe sulla centrale nucleare di Zaporizhzhya? “La guerra deve essere raccontata in tutte le sue forme – ha concluso Micalessin – si combatte in Europa e le conseguenze sono in Europa, non sarà l’Afghanistan, che abbiamo dimenticato. Dovremo continuare a convivere con i russi e forse è meglio conoscere la realtà di questa guerra”.

Nella foto: da sinistra, Francesco Randacio, Paolo Caruana, Gian Micalessin, Bruno Medini e Giorgio Battisti.

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