L’egemonia statunitense sembra al tramonto. L’ascesa della Cina e degli altri Paesi emergenti

di Franco Cardini

L’attuale fase storica, sotto il profilo della dinamica delle forze egemoniche presenti nel mondo, può considerarsi grosso modo aperta negli anni Novanta del XX secolo con la caduta del “Muro di Berlino” e la dissoluzione dell’Unione sovietica per dar luogo al breve ma intenso periodo dell’egemonia dell’unica superpotenza statunitense e giungere nel corso del secondo decennio del nostro XXI secolo al progressivo affermarsi di un “equilibrio plurilateralistico imperfetto” che caratterizza il nostro tempo.

Tra anni Ottanta e anni Novanta del secolo scorso, appunto, il sorgere della convinzione di esser giunti a una sorta di traguardo dell’equilibrio sociopolitico e socioculturale del mondo con il completamento del plurisecolare processo di globalizzazione produsse alla fine della presidenza Clinton il sogno cosmoegemonico descritto da un gruppo di studiosi e di politici new conservative e theoconservative nel documento Project for a new american project (Pnac), che nei primi anni Novanta contribuì all’affermazione sia della teoria huntingtoniana dello “scontro di civiltà” sia al saggio arditamente visionario di Francis Fukuyama, un’escatologica “fine della storia” caratterizzata dal perpetuarsi dell’egemonia statunitense sul mondo e di una società dominata dall’egemonia monolateralistica statunitense, dal neoliberismo e dal còmpito dell’amministrazione dell’esistente.

Ma, dissoltisi dopo le esperienze dei presidenti Bush jr. Obama e Trump gli esiti di quel sogno, apparve evidente che la storia aveva continuato il suo corso e che i tempi nuovi stavano preparando l’avvento di un mondo nuovo fondato sull’affermarsi di altre grandi potenze e di un equilibrio plurilateralistico.

Il progetto One Belt, One Road presentato nel 2013 dal presidente cinese Xi Jinping e noto come “Nuova via della seta” si può considerare l’atto di nascita del momento che noi stiamo vivendo, segnato anche dal sodalizio Brics che unisce alcune potenze emergenti.

Tale equilibrio si realizzerà forse lentamente, attraverso tensioni e sconvolgimenti sociali e culturali profondi. In tempi come questi, indispensabile e incisivo rimane il dialogo condotto alla luce della comprensione e della disponibilità reciproche.

Fonte: QN

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