di Carmelo Abisso

Nella Sala Randi del Municipio di Forlì si è tenuta nel pomeriggio del 28 aprile la presentazione della seconda edizione del libro “Dalla Valtellina a Trieste”, iniziativa organizzata in collaborazione tra il Comune di Forlì e il 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”. Con il sindaco Gian Luca Zattini erano presenti l’autore, generale di corpo d’armata (ris) dei carabinieri Carmelo Burgio e il professore Pietro Compagni, pittore, disegnatore e docente di materie artistiche.

Tra le autorità presenti, il comandante della Brigata aeromobile “Friuli”, generale di brigata Massimiliano Belladonna, il comandante provinciale dei carabinieri di Forlì, colonnello Samuele Sighinolfi, il comandante del 66° reggimento fanteria aeromobile “Trieste”, colonnello Giovanni Cruciani, insieme a diversi ex comandanti del reggimento e rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma. Tra i presenti anche i generali di corpo d’armata (ris) Antonio De Vita, già comandante del 66° battaglione meccanizzato “Valtellina” e Giovanni Nistri, già comandante generale dell’Arma dei carabinieri.

L’evento, moderato da Mario Proli, capo ufficio stampa del Comune, è iniziato con il ricordo di Romano Rossi, scomparso il 22 aprile, presidente dell’Associazione reduci del Gruppo di Combattimento Friuli, alla presenza della moglie Annamaria Sabbatani. “Grazie a tutti, anche a nome di mio figlio Stefano – ha detto la vedova – Abbiamo sentito molto la vostra vicinanza”.

“Ho accolto con sincero entusiasmo l’iniziativa presentata dal generale Burgio di rivedere la prima edizione, intravedendone una preziosa opportunità – ha detto il colonnello Cruciani – Questa seconda edizione del libro, impreziosita dalle tavole di Pietro Compagni, è una versione ampliata, arricchita e matura del volume. Ripercorrere l’evoluzione del reggimento dalle sue origini fino ai giorni nostri attraverso le pagine sapientemente scritte del libro, permette al lettore di fare un viaggio attraverso un’affascinante e coinvolgente storia che racconta di fatti d’arme e di virtù militari, di ideali e di battaglie, di spirito di sacrificio e di coraggio, ma sopratutto di soldati e di uomini, ispirando e stimolando noi, eredi di questa gloriosa tradizione, a continuare il percorso dei nostri predecessori”.

“Emozione e orgoglio per i nostri militari del 66° reggimento, cittadino onorario di Forlì – ha detto il sindaco Zattini – Una delle perle più belle e più importanti della nostra città. Con il progetto “Forlì per il Libano” si è creato un esempio per tutta l’Italia. La storia di una emozione che parte da lontano, dalle tradizioni di rispetto e attenzione alla città”.

La storia delle Forze armate è una parte importante della storia delle comunità, come nasce questo libro?

Sono un carabiniere paracadutista – ricorda Burgio – il filo conduttore è il 1° battaglione carabinieri paracadutisti in Africa durante la 2^ Guerra Mondiale. Il comandante del battaglione, dopo il ripiegamento, torna in Italia e assume il comando provinciale di Sondrio. Combatte come partigiano nella Divisione Giustizia e Libertà e muore il 26 aprile 1945. In Libia era stato agli ordini del comandante del 65°, una volta Valtellina. Poi ho sposato una valtellinese e ho scoperto il legame storico tra carabinieri paracadutisti e Brigata Valtellina.

Come si costituisce il 66° fanteria?

Nel 1862 nel governo del Regno d’Italia proclamato un anno prima ci sono un ministro, Luigi Torelli, originario di Tirano e un sottosegretario, Emilio Visconti Venosta di Grosio, entrambi dell’Alta Valtellina. Una piccola provincia ha fornito ben due elementi al primo governo del Regno. La Brigata Valtellina, con 65° e 66° fanteria, nasce come esigenza di mettere insieme l’Esercito dopo la 2^ Guerra d’Indipendenza.

Come era la guerra dei fanti nella 1^ Guerra Mondiale?

La Brigata Valtellina viene mandata nella Conca di Tolmezzo, il posto peggiore. Sei battaglie dell’Isonzo con perdite spaventose. I battaglioni venivano ricostituiti due volte in dieci giorni. Sul Pasubio combatte con il battaglione Morbegno, formato da valtellinesi veri.

Cosa è successo nella 2^ Guerra Mondiale?

Noi entriamo in guerra con le potenze continentali, non sapendo che le guerre si vincono sul mare. Siamo andati a fare una guerra nelle condizioni che tutti noi conosciamo. Mancò la fortuna non il valore, ma i soldati vanno messi in grado di fare il loro mestiere. Nel 1939 viene formata la 101^ Divisione motorizzata “Trieste”. Arrivata in Africa non ha mezzi, diventa un’unità appiedata. Ma il suo lo fa. Partecipa alla conquista di Tobruk e all’inseguimento dell’8^ Armata per El Alamein. Montgomery capisce che è rischioso affrontarla e si ferma. Il 66° combatte con valore al Mareth e il momento finale è Takrouna. Occorre leggere Messe: Takrouna è Macallè e Politi è Galliano. Finisce la storia della Trieste.

Che augurio fa a questo libro?

Un soldato ha bisogno di sapere cosa ha fatto il suo reparto, a quale patrimonio di tradizioni fare riferimento. Mi auguro che nasca la voglia di capire quel pezzo di storia d’Italia. C’è una storia d’Italia, in quella storia il reggimento c’è passato, svolgendo un certo ruolo. O studi la storia o non sai fare bene il soldato.

“Fondamentale per la realizzazione della nuova e ampliata edizione – ha concluso Mario Proli – è stato il contributo dell’Associazione Nazionale del Fante, sezione provinciale di Forlì “Gen.C.A. Mario Leonida Politi”. Il generale Burgio, con questo libro, ci consegna conoscenza, consapevolezza e spirito di corpo. Grazie a tutti”.

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