L’attenzione dei servizi segreti italiani è occupata in buona parte dal conflitto tra Russia ed Ucraina. Un conflitto, ha spiegato il sottosegretario con delega all’intelligence Alfredo Mantovano, nel corso della presentazione svoltasi oggi nella sede di Piazza Dante a Roma, della Relazione annuale del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) guidato da Elisabetta Belloni, le cui «conseguenze hanno ripercussioni in tutto il mondo, non solo nel territorio di conflitto», ha detto Mantovano. Anche Belloni, prendendo la parola, ha spiegato che quello ucraino è, come è normale che sia, il fronte più preoccupante: «E’ in discussione l’ordine mondiale, le conseguenze del conflitto hanno inciso pesantemente sulla sicurezza italiana». E del resto nelle prime pagine della Relazione si legge subito un passaggio dedicato alle cosiddette azioni “ibride” da parte della Russia. nei confronti dei paesi Nato: «Mosca non smetterà di interferire nelle dinamiche politiche e nei processi decisionali interni ai paesi Nato – si legge – ricorrendo ancor di più che in passato a metodi coercitivi e manipolativi, quali attacchi cyber, disinformazione, ricatti ed utilizzo di leve come quelle migratoria ed energetica, quest’ultima destinata a perdere di rilevanza con l’impegno occidentale a trovare alternative alla dipendenza energetica dalla Russia».

La strategia russa

L’intelligence italiana si occupa, nella Relazione, anche della strategia russa sul campo di battaglia: «Per i russi una pausa operativa è essenziale per rigenerarsi e prepararsi ad una guerra di lungo corso – si legge – Mosca cerca di sfruttare questo periodo di relativa stasi per riavviare le attività del complesso militare-produttivo russo che, pur restando significativo per capacità produttive, inizia a risentire dell’impatto delle sanzioni occidentali». L’anno, aggiunge, «si è chiuso anche con il riconoscimento da parte del Presidente Putin delle difficoltà incontrate nel Donbass per contrastare le Forze ucraine, segnale che, collegato alla proposta di ristrutturazione delle Forze armate russe – con un incremento dell’organico totale fino a 1,5 milioni di soldati – conferma l’intento di proseguire il conflitto fino al conseguimento degli obiettivi cardine ricercati da Mosca».

Le conseguenze sull’instabilità globale

Anche l’intervento di Giovanni Caravelli, direttore dell’Aise, ovvero dei servizi “esteri”, ha spiegato che ci sono molti fattori di sicurezza che si incrociano con quelli della guerra in Ucraina: «Il conflitto ha rafforzato il senso di unità dell’Europa, ma l’instabilità politica e la crisi economica si sta diffonendo in molti quadranti anche lontani dal fronte, come in Africa». Anche la galassia jihadista, dice Caravelli, potrebbe approfittare di questa situazione, sia perché «la crisi economica può offrire elementi per il proselitismo», sia perché in alcune zone, «in particolare nel Sahel e nel corno d’Africa la destabilizzazione complessiva può dare la possibilità di rafforzarsi». Un passaggio, Caravelli l’ha dedicato anche alla vicenda di Alfredo Cospito, l’anarchico al 41bis da più di quattro mesi in sciopero della fame. La notorietà del caso, dice Caravelli, ha permesso alla Fai, la “Federazione anarchica informale” di «rafforzare le proprie relazioni, in particolare in America Latina».

Gli allarmi in Italia

Mario Parente, direttore dell’Aisi, invece, ha sottolineato come la propaganda eversiva, non solo in relazione all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, si stia spostando con sempre maggiore forza sul web, «dove è più facile avvicinare soggetti psicologicamente deboli, che possono essere più facilmente manipolati». Per i servizi interni buona parte dell’attezione degli ultimi mesi ha riguardato il caso Cospito: «I fronti dell’attivismo anarchico sono quelli classici, dalla lotta alla repressione, l’antimilitarismo, gli appelli ad attivarsi contro strutture, aziende, istituti bancari, enti di ricerca riferibili alla tecnologia militare». Le forze di estrema destra sono invece impegnate, dice Parente, nel tentativo di «penetrare le aree giovanili». L’attivismo sul web dei gruppi neonazisti e suprematisti si è dedicato soprattutto ad azioni xenofobe.

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