Per lo scrittore francese Patrice Franceschi, abbandonando questo popolo al suo destino abbiamo contribuito a lasciar prosperare l’islamismo
Le Figaro. Una serie di offensive aeree condotte dalla Turchia hanno colpito dei combattenti curdi nei loro feudi del nord dell’Irak e della Siria, in seguito a un attentato avvenuto il 13 novembre a Istanbul, attribuito da Ankara a dei gruppi curdi. Sono stati colpiti quasi cinquecento bersagli da parte dell’aviazione e dell’artiglieria turche in queste regioni, ha affermato mercoledì 30 novembre il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar. Come analizzare questo riacutizzarsi delle tensioni?
Patrice Franceschi – Un fatto dovrebbe colpirci tutti: il parallelo esistente tra il modo di procedere di Erdogan per domare i curdi e il comportamento di Putin per tentare di fare la stessa cosa con gli ucraini. In entrambi i casi, il pretesto vittimistico è lo stesso, per imporre alla comunità internazionale una politica del fatto compiuto che non esita più ad utilizzare l’esercito in modo particolarmente spregiudicato e in violazione di tutte le leggi internazionali: Putin ha attaccato l’Ucraina per proteggersi dalla “nazificazione” di questo paese, Erdogan per difendersi contro i “terroristi” curdi.
Ciò ricorda in maniera inquietante le ragioni invocate nel passato da Hitler, quando aveva attaccato la Polonia…Ciò illustra anche una nuova situazione: gli occidentali, americani compresi, non fanno più paura ai dittatori. Anche le azioni militari di Erdogan sono della stessa natura di quelle di Putin: distruggere con l’aviazione, i droni e l’artiglieria tutte le infrastrutture civili esistenti, e non solo le posizioni militari. L’obiettivo è logorare le popolazioni per far cedere il loro spirito di difesa. I cinquecento bersagli presi di mira dai turchi lungo gli 800 chilometri di frontiera che separano la Turchia dalla Siria sono principalmente sili, centrali elettriche, ospedali, scuole, tutto ciò che permette una vita normale. Condivido la battaglia dei curdi dall’inizio della guerra, dieci anni fa, e posso assicurarvi che non abbiamo mai visto una tale scarica di violenza, che ha tutto per essere considerata un crimine di guerra – tutti, però, si mostrano prudenti nel condannarla: la Turchia è membro della Nato, ha saputo rendersi indispensabile nel conflitto ucraino, continua a bloccare l’adesione della Svezia e della Finlandia alla Nato e porta avanti il suo ricatto infernale sui migranti, un ricatto che ci paralizza. Erdogan ha dato prova di una temibile efficacia nel perseguimento dei suoi obiettivi. È uno statista che sa cosa vuole a lungo termine, contrariamente ai nostri dirigenti. Va sottolineato anche che i turchi hanno bombardato i posti di guardia dei campi dove sono imprigionati migliaia di jihadisti catturati dai curdi durante la guerra contro Daesh. A questo proposito, l’intenzione rivendicata dei turchi è quella di fare in modo che questi jihadisti possano fuggire per essere “riciclati” da Ankara contro i curdi, ma anche contro di noi.
In questa vicenda, sono in gioco i nostri interessi in materia di sicurezza, non bisogna assolutamente commettere l’errore di pensare che non sia così. Questa guerra ci riguarda da tutti i punti di vista. Contro questi attacchi, i curdi sono totalmente inermi, non disponendo di alcun mezzo di lotta antiaerea. E subiscono.
Sul piano morale, la mancanza di sostegno dei curdi siriani non costituisce secondo lei un errore strategico che permetterà la resurrezione dell’influenza dello Stato islamico?
Quando il 9 ottobre 2019 abbiamo abbandonato improvvisamente i curdi, in una notte, nonostante tutte le promesse di sicurezza che avevamo fatto loro per compensare le numerose perdite umane per condurre la guerra contro Daesh in prima linea, abbiamo commesso un irreparabile errore morale. Posso garantirvi che tutti i soldati francesi che hanno conosciuto ciò che è la fraternità d’armi con i crudi, hanno vissuto questo abbandono come una tragedia umana, e anche personale – mi inserisco naturalmente in questa categoria (…). Bisogna ricominciare tutto da capo per proteggere i nostri interessi in materia di sicurezza. A questo proposito, non bisogna dimenticare che gli attentati del 2015 in Francia erano stati fomentati in questa regione da jihadisti che oggi non sognano nient’altro che una cosa: vendicarsi di noi – ossia poter nuovamente organizzare degli attentati di massa in Francia e in Europa, luoghi detestabili per via della loro democrazia che autorizza gli uomini a decidere attraverso le loro leggi al posto di quelle ordinate dalla sharia.
Fonte: Il Foglio con fonte Le Figaro
Foto: Manoscritto latino del XV secolo, musulmani e cristiani a Rodi