“La coalizione ‘semaforo’ in Germania, guidata dai socialdemocratici, è entrata in carica appena un mese fa, ed è già chiaro quanto sia difficile e divisivo formulare una politica unita nei confronti della Russia”. Così inizia l’analisi di Oxana Schmies per il think tank Center for European Policy Analysis. Dinanzi alla minaccia russa, il sistema politico tedesco sembra paralizzato dall’incertezza ed è diviso tra il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz, ambiguo nei confronti della Russia, e la ministra degli Esteri Annalena Baerbock, molto più dura. L’Spd sembra vedere il “dialogo” e le misure economiche come la soluzione alla crisi ucraina, insistendo che il gasdotto Nord stream 2 è “un progetto del settore privato”.
Secondo Schmies, la politica della Germania nei confronti della Russia è ancora radicata nella Ostpolitik, il processo di graduale pacificazione con l’Unione sovietica che la sinistra tedesca considera ancora un suo grande successo. All’epoca la strategia aveva un obiettivo molto nobile – l’unificazione tra la Germania dell’est e dell’ovest – ma è difficile capire cosa vogliono i socialdemocratici oggi. Il contesto è mutato rispetto all’epoca della Guerra fredda; oggi la Russia ha rapporti commerciali con l’occidente e, sul piano politico, desidera un ritorno al passato che rischia di mettere in pericolo la stabilità dell’est Europa. Dunque l’Ostpolitik basata solo sugli interessi economici, e senza una visione politica di fondo, non ha molto senso.
I politici e la società tedesca credono con tutto il cuore che la guerra sia sbagliata e vada evitata a tutti i costi. Tuttavia, questa posizione è diventata un semplice slogan e ha perso ogni legame con la realtà. Non ha molto senso ripetere la propria contrarietà ai conflitti militari nel momento in cui l’Ucraina chiede le armi per difendersi. Nella sua visita a Kiev, la ministra Baerbock ha detto che la “politica della pace” del governo proibisce di esportare armi nei luoghi in cui è in corso un conflitto, e ha insistito che la “diplomazia è l’unica strada”.
Tuttavia, gli eventi rapidi di questa grave crisi europea non aspetteranno che il governo tedesco risolva le sue contraddizioni interne. La Germania ha avuto il merito di difendere i princìpi della sicurezza europea e di costruire rapporti internazionali, oltre ad avere reso l’Unione europea il motore della prosperità del continente. Tuttavia, esiste il rischio che la negoziazione e la promessa di stabilità non siano sufficienti in tempi di crisi, e che dunque valga la pena considerare un approccio più duro. “La Germania ama la pace ma, paradossalmente, il suo timore della guerra, che ha delle radici storiche, potrebbe indebolire la deterrenza occidentale e alimentare un conflitto – conclude Schmies – Per ora, un cambio di politica sembra improbabile. Questo potrebbe arrivare solo dopo che le conseguenze di una politica pacifista siano diventate chiare”.
Fonte: Il Foglio con fonte Center for European Policy Analysis