“Chiedere a gran voce che San Giovanni XXIII Papa venisse proclamato proprio Celeste Patrono è stata per l’Esercito una scelta naturale e trasversalmente sentita, motivata dai trascorsi che questa meravigliosa figura ebbe come cappellano militare in ‘grigio-verde’ durante la Grande Guerra. Nel drammatico contesto di quegli anni di aspro conflitto, avvicinò i molti italiani chiamati alle armi sapendone cogliere e armonizzare le disparate provenienze geografiche e la diversa estrazione sociale, con il vigore della vera fede e con la forza del condividere con loro sacrifici e sofferenze. Con infinita umanità seppe portare conforto, curare l’anima, a quei tanti suoi commilitoni, spesso giovani, molti di loro ancora lontani dalla pratica religiosa, ma tutti spaesati e travolti da esperienze estreme, molto più grandi di loro, manifestando già allora quei crismi evangelici intimamente posseduti che ne faranno uno dei pontefici più amati e dinamicamente innovativi nella storia della cristianità.” Così il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, in occasione dell’odierna Festa liturgica del Santo Giovanni XXIII Papa, Patrono dell’Esercito.
“Giovanni XXIII è entrato nel cuore di tutte le persone come il ‘Papa Buono’, il Papa del ‘discorso alla luna’ che, memore anche delle incancellabili esperienze estreme fatte sul campo da cappellano militare, denunciò ogni guerra con l’enciclica Pacem in terris e diede avvio ad uno storico Concilio. Quel Vaticano II la cui costituzione Gaudium et spes tornò, sì, a condannare l’uso della forza, ma stabilì parimenti che chi, come i nostri militari, si impegna ad esercitare la propria professione al servizio della Patria può considerarsi tra i ministri della sicurezza e della libertà dei popoli”. – ha proseguito Pucciarelli nell’inquadrare la visione di Papa Roncalli come strenuo propugnatore della pace e del farsi ‘operatori e di pace”, a cui ogni militare, dell’Esercito come di ogni altra Forza armata, dà quotidiana espressione nel concorso attivo alla salvaguardia e promozione dei diritti e delle condizioni fondamentali per la sicurezza, la stabilità e lo sviluppo sociale dei popoli.
“Non vi è, quindi, contraddizione tra far parte delle Forze armate, delle articolazioni dello Stato deputate alla difesa e sicurezza, con la volontà di costruire la pace. Noi europei, che da più di 75 anni ne beneficiamo, non avendo più vissuto l’incubo delle innumerevoli guerre del passato che hanno funestato il vecchio continente, a volte rischiamo di darla ‘per scontato’; dimenticando che la pace è una conquista preziosa e difficile da raggiungere. Talvolta dimentichiamo quanto sia bello e unico vivere in una condizione di pace, rischiando di non dare adeguato riconoscimento e gratitudine agli uomini ed alle donne che con il loro coraggio e la loro professionalità scelgono di mettersi al servizio della Nazione, vestendo l’uniforme e onorando il solenne giuramento di fedeltà deliberatamente prestato. Questo è il messaggio idealmente racchiuso nel giorno della ricorrenza del Santo Patrono dell’Esercito, a cui ogni uomo e donna della Forza armata può e deve attingere per rinnovare il proprio impegno di servizio delle istituzioni e della collettività.” ha concluso il sottosegretario Pucciarelli.