di Carmelo Abisso

“Il 5 gennaio 1985 sono entrato con tanti dubbi nella caserma Perotti di Bologna, ma ho visto un grandissimo background, ho avuto grandi maestri, tra i miei comandanti, colleghi e militari di leva. Mi hanno insegnato tante cose che mi sono servite nel prosieguo della mia carriera. Ringrazio tutti quelli come Emanuele Grieco, come Carmelo, che con il loro lavoro coi libri, coi siti, portano avanti quella fiamma che viveva nel 37° Ravenna. Possono buttare giù tutti i muri e le caserme, ma quella fiamma rimarrà sempre accesa”. Così il generale di corpo d’armata Antonio Vittiglio nel suo intervento durante l’8° raduno degli ex appartenenti al 37° battaglione meccanizzato “Ravenna”.

L’evento si è svolto il 2 ottobre presso il ristorante del Savoia Hotel Regency (nella foto) di Bologna con la presenza di 130 partecipanti, un vero record, tenendo conto che come per le Olimpiadi di Tokio l’8° raduno, previsto nel 2020 si è tenuto nel 2021, nel pieno rispetto della normativa anti Covid-19. Tra i presenti quattro comandanti del 37° battaglione meccanizzato “Ravenna”, i nostri maestri, i generali Corrado Politi, Erasmo Lorenzetti, Girolamo Giglio e Luigi Chiavarelli, ufficiali, sottufficiali, ex militari di leva e diverse signore. In questo momento particolare per il nostro Paese abbiamo pensato – al posto di un omaggio alle signore – di fare della beneficienza, con una donazione all’associazione Annarosa Andreoli, per i disturbi del comportamento alimentare in adolescenza.

Dopo i saluti di benvenuto, la serata è iniziata con l’inno nazionale e il silenzio, un minuto di raccoglimento per ricordare i caduti. Ha tenuto il primo intervento il generale Luigi Chiavarelli. “In quanto ultimo comandante del 37° sono stato incaricato di fare il discorso di apertura di questo nostro splendido raduno. Vi porto il saluto affettuoso, cameratesco e fraterno di tutti i cinquantacinque comandanti, sia quelli che sono ancora con noi, sia quelli che come diciamo noi militari sono andati avanti. Un pensiero grato, calorosissimo, per quella pattuglia di audaci che da anni si impegna con passione e con sacrificio per organizzare questi raduni, a cui si sono aggiunti nell’ultimo periodo altri amici che hanno ricordato fatti, persone, episodi della nostra vita militare e della nostra casa madre, la caserma Perotti. Poi mi sono chiesto, tu perchè vai al raduno ? Certo, ritrovare degli amici, parlare della gioventù, ma il vero motivo non era solo questo. Ce n’era un altro, più profondo. Io volevo ritrovare la mia “verginità perduta”, una verginità spirituale, illudermi per qualche ora di ritrovarmi ancora in quel mondo dove la Patria veniva scritta con la p maiuscola, una stretta di mano valeva più di un atto notarile, i maestri erano temuti e rispettati, nella famiglia c’era mamma, papà e figli. E liberarmi per un pò di tempo di tutto il politicamente corretto, del riscaldamento globale, del genitore1 e genitore2, illudermi di essere quello di trenta, quaranta, cinquant’anni fa e condividere questi sentimenti con degli amici, con voi. Ci riusciremo, ci riuscirò, spero di si”.

Francesco Cangiullo, colonnello in riserva, ha portato il saluto come rappresentante della compagnia genio. “Sono stato nella caserma Perotti dal lontanissimo aprile 1972 al luglio 1983, come comandate di plotone, vice comandante di compagnia genio e gli ultimi due anni ho avuto l’onore di servire al 37° come ufficiale al vettovagliamento agli ordini del colonnello Politi. C’era un afflato straordinario, lo stesso che questa sera vedo nei soldati che sono qui, che sono venuti dai posti più lontani d’Italia, prendendo aerei e treni, grazie”.

Curatore con Marco Giuliani del volume La caserma Perotti – Un luogo della memoria, stampato in 400 copie, tutte esaurite e di altre pubblicazioni successive, è diventato il motore del gruppo facebook del 37° che conta ormai 956 iscritti. Emanuele Gieco ha raccontato come è nata questa straordinaria storia. ” Abito vicino alla caserma Perotti, quindi fa parte della mia vita, della mia prossimità, della mia familiarità. Poi amo molto scrivere, raccontare in alcuni libri brevi storie, storie locali. Quando ho visto che stavano per demolire la caserma Perotti ho deciso che era il momento di raccontare con l’aiuto di tante altre persone quella storia e mi sono avvicinato ad altri, come Marco Giuliani, il nostro storico ed ho tentato di ricostruire la storia della caserma, del battaglione ma non solo. Mi sono affezionato, mi hanno ospitato e invitato, mi sento parte di questa comunità. Dopo il primo libro, di cui ha parlato anche il generale Abisso, abbiamo aperto una piccola collana di pubblicazioni chiamata Quaderni della Perotti. Abbiamo già fatto sette pubblicazioni e abbiamo altri progetti. Vorrei segnalarvi il libro che proponiamo, il Dizionario biografico della caserma Perotti. Siamo riusciti a trovare traccia di 4475 persone che di leva o di carriera sono passate dalla caserma. Non solo quelle del 37° o della compagnia genio, ma tutti nei 65 anni di vita di questa infrastuttura militare, cioè dal 1936, quando nacque, fino al 2001. Abbiamo cercato di raccogliere tutta la vita di questa comunità, che abbiamo chiamato “una comunità nel tempo”, perchè ci sono quelli di oggi presenti e quelli di ieri. Sono molto contento e onorato di essere qui con voi. Grazie per avermi ospitato”.

Un momento toccante e significativo è stata la testimonianza della professoressa Roberta Cisi. Laureata in ingegneria informatica, insegnante di sistemi automatici presso l’Istituto industriale statale “Alessandro Volta” di Sassuolo, da anni si batte per tener viva la memoria del fratello, il caporal maggiore Stefano Cisi, 6°scaglione 84. “Grazie a tutti, in particolare Grieco e Cartelli. Cartelli mi ha trovato su facebook ed ha subito individuato che mio fratello Stefano era stato suo compagno di leva. Stefano ha svolto il servizio militare nel 1984-85 ed ha condiviso con molti di voi un anno di serenità e di amicizia. Purtroppo un anno dopo dal suo congedo ha incontrato una debolezza, noi non sappiamo cosa è successo, si è tolto la vita. Però io sono molto contenta di essere a questa riunione perchè Stefano non può essere presente fisicamente, però sono convinta che stasera lui sia presente a livello spirituale e sia felicissimo di questo nostro ritrovarci. Io ci tengo a dire a tutti i suoi superiori e compagni del servizio militare che quando lui tornò a casa era sereno e mi raccontò la sua esperienza di leva parlando sempre in termini lusinghieri e citandola in modo molto positivo. Descriveva il suo periodo di leva come un periodo bello ed istruttivo. Io ero la sorella femmina e quindi ho cercato di fare il maschio, mi sono laureata in ingegneria in mezzo agli uomini, non ho potuto fare il servizio militare perchè non c’era ancora. Credo che la vita militare sia stata per Stefano l’ultimo momento di vita spensierata e di valore. Io oggi sono contentissima di essere presente, sono serena e vi ringrazio di farmi condividere questi momenti con voi. Parteciperò come se fossi stata presente io stessa nel 1984 a fare il suo servizio militare”.

Il caporale Andrea Pizzoli, 1° scaglione 1983, effettivo alla 2^ compagnia meccanizzata del 37° Ravenna, è poi intervenuto in rappresentanza dei militari di leva. “Debbo dire che è stata una bellissima esperienza. All’inizio è stata dura, arrivare dopo la sveglia alle 5 di mattina dal Car di Pesaro a Bologna, scendere dai camion alla Perotti con lo zaino in spalla, stanco morto, arrivare in compagnia, da quel momento lì mi è cambiata la vita. Venga, si presenti, non sento bene il suo nome, si rimetta in fila, fare il saluto fatto bene se no cominciavano già le punizioni. Finite le presentazioni, ero già di servizio come piantone notturno in camerata dalle 3 alle 5. Andando avanti nel tempo ho capito il valore di fare il militare, eravamo tutti uniti, noi con i nostri superiori, questo mi ha reso la vita più bella e più facile. Eravamo come una famiglia. Ringrazio per essere qui stasera con tutti voi”.

Ha concluso gli interventi previsti il generale Vittiglio. Attuale presidente della commissione ordinaria di avanzamento e decano dell’Arma di fanteria dell’Esercito, ufficiale ex del 37° Ravenna che ha raggiunto il grado più elevato in servizio, dal prossimo 13 dicembre sarà il nuovo direttore generale del personale militare del Ministero della Difesa (Persomil). Al termine della cena, prima della torta, ha portato il saluto finale chi fin dal 1° raduno si è speso per tenere vivo lo spirito di corpo e il senso di appartenenza del 37° Ravenna, il presidente del Comitato organizzatore, generale Erasmo Lorenzetti. “Sono veramente contento di aver visto una corale partecipazione di tutti voi a prescindere dai gradi e dagli anni, con le vostre famiglie. La fine del servizio militare di leva è stata una conquista delle madri che non volevano che i loro figli facessero il soldato. Adesso le madri la stanno rinnegando, dispiaciute perchè i loro figli non fanno il militare. Ma tantè. Ho voluto fortemente fare questo raduno nonostante il periodo, per non far passare troppo tempo. Teniamoci sempre in contatto, speriamo in futuro di recuperare anche quelli che non sono potuti venire per l’attuale situazione sanitaria del nostro paese. Grazie a tutti”.

Nella foto di Giuseppe Maggiore: da sinistra, Girolamo Giglio, Corrado Politi, Antonio Vittiglio, Erasmo Lorenzetti e Luigi Chiavarelli

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