L’Assemblea nazionale francese ha dato il via libera a un ampliamento delle motivazioni che potranno decretare la chiusura dei luoghi di culto: inserendo nel mirino le moschee che accolgono «predicatori di odio».

Il provvedimento rientra nel disegno di legge contro il “separatismo”, il cui esame in prima lettura si è conclusa a Palais Bourbon. La votazione sul testo «che conferma il rispetto dei principi della Repubblica» è prevista per martedì pomeriggio, prima del passaggio in Senato.

L’articolo 44 instaura una procedura di chiusura per due mesi da parte dei prefetti dei luoghi di culto che siano teatro di discorsi, idee, teorie, attività che incitano all’odio o alla violenza, o tendenti a incoraggiarli. Di fatto, il provvedimento estende il campo di applicazione di una legge del 2017, che prevede tale misura solo nell’ambito della lotta al terrorismo.

Quella legge ha consentito negli ultimi tre anni la chiusura di otto luoghi di culto musulmani, l’ultimo dei quali è stata la grande moschea di Pantin (nel sobborgo parigino di Seine-Saint-Denis) in ottobre, dopo l’assassinio del professor Samuel Paty.

Tra gli emendamenti, scrive l’agenzia France Presse, la destra avrebbe voluto un ulteriore irrigidimento del provvedimento, in particolare un allungamento del periodo di chiusura temporanea. Sul versante opposto, il comunista Stéphane Peu ha denunciato la «punizione collettiva» che «mette all’indice un’intera comunità». Ma Marlène Schiapa, ministro per la Cittadinanza nel governo Castex, ha sostenuto che «se non ci saranno più i luoghi in cui tendere le braccia ai predicatori d’odio, a poco a poco non predicheranno più».

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