Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha ordinato negli scorsi giorni il ritiro di quasi tutte le truppe statunitensi dalla Somalia, un disimpegno che dovrà realizzarsi entro il 15 gennaio 2021. Gli Stati Uniti sono presenti nel martoriato Paese africano con circa 700-800 soldati che affiancano i militari somali nella lotta contro le milizie degli Al-Shabaab, a loro volta affiliati ad Al Qaeda, e alle milizie dello Stato Islamico. Secondo alcuni funzionari del Pentagono una parte delle truppe si trasferiranno in Kenya e in Gibuti da dove agiranno con operazioni transfrontaliere ma su questo permangono molti dubbi.

Lo scorso novembre, i funzionari della Difesa americana avevano confermato le indiscrezioni secondo cui le forze americane sarebbero state ulteriormente ridotte sia in Afghanistan che in Iraq. Per quanto riguarda l’Afghanistan i soldati effettivi saranno ridotti da circa 5.000 a 2.500 entro la metà gennaio mentre in Iraq gli uomini sul campo passeranno da 3.000 a 2.500. Una decisione che ha spiazzato le autorità somale.

Il senatore Ayub Ismail Yusuf ha parlato della decisione americana come di un atto ‘estremamente deplorevole’ ricordando di come gli Usa “abbiano fornito un enorme contributo all’addestramento e all’efficacia operativa delle truppe somale”. Il senatore si riferisce agli uomini della “Ciidamada Danab”( Brigata dei fulmini) o Lightning Brigade, una forza di fanteria/commandos dell’esercito nazionale somalo composta da 3.000/3.500 uomini che ha dato prova di grande capacità militare contro Al-Shabaab.

Un rapporto travagliato quello tra USA e Somalia dove gli americani arrivarono nel 1993 nell’ambito dell’operazione “Restore Hope”: disastrosa missione passata alla storia per la battaglia di Mogadiscio, uno scontro di vaste proporzioni svoltosi nella capitale somala tra il 3 ed il 4 ottobre del 1993, nella quale gli americani alla fine contarono 19 morti (5 membri del 160th SOAR, 6 della Delta Force, 6 ranger, 1 del 14° Infantry Regiment e 1 della 10th Mountain di soccorso). Dopo le furibonde polemiche esplose negli States all’indomani della battaglia e all’ondata di sdegno che attraversò gli USA quando vennero diffuse le immagini dei corpi dei militari americani trascinati per le strade di Mogadiscio come trofei, gli USA nel 1994 si ritirarono per poi ritornare a Mogadiscio nel gennaio 2007.

Da allora hanno condotto numerosissime operazioni con aerei e droni sia in Somalia che nei Paesi confinanti contro le milizie degli Al-Shabaab (la gioventù) che possono contare tra i 7.000 e 9.000 combattenti. La decisione di Donald Trump non arriva certo improvvisa dopo che durante la sua campagna elettorale del 2016 aveva promesso “di ritirare gli Stati Uniti dalle guerre infinite”. L’ordine di Trump di ritirare le truppe americane dalla Somalia ha provocato anche il licenziamento dell’ex Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Mark Esper in completo disaccordo con il Presidente sul ritiro dalla Somalia, ma non solo, la decisione è stata criticata anche dal comando di Africom con sede a Stoccarda (Germania), che è uno degli 11 Comandi combattenti del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, che ha sottolineato come come gli Al-Shabaab continuino ad essere una minaccia non solo per la Somalia ma anche per gli Stati Uniti. A tal proposito non sono pochi gli esperti di antiterrorismo che temono che la Somalia abbandonata dagli Usa, potrebbe diventare una sorta di emirato islamico con gli Al-Shabaab o il luogo ideale per far nascere lo Stato Islamico 2.0 per l’Isis.

Foto: Tech. Sgt. Christopher Ruano/Combined Joint Task Force – Corno d’Africa, tramite Associated Press

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