di Carmelo Abisso

Il Centro di studi storico-militari “Gen.Gino Bernardini”, in collaborazione con il Comando Militare Esercito Emilia Romagna, ha organizzato il 23 settembre presso la caserma Cialdini di Bologna la presentazione del volume “Militarmente scorretto – Sovranità, libertà, dignità. Riflessioni di un (soldato) italiano”, libro intervista del generale Marco Bertolini con Andrea Pannocchia, edizioni Eclettica. L’incontro, il primo in presenza dopo il lockdown, si è svolto nel pieno rispetto delle norme per il contenimento del Covid-19 ed è stato introdotto e moderato dal generale Antonio Li Gobbi, presidente del Centro studi, con l’autore del libro presente in sala. Sono intervenuti il comandante militare regionale, colonnello Fabrizio Ghiretti, il giornalista Lorenzo Bianchi, già inviato di guerra del Quotidiano Nazionale-Il Resto del Carlino, il delegato regionale Unuci, generale Giovanni De Cicco e una quarantina di ospiti tra i quali una rappresentanza della sezione bolognese dell’Anpd’I (Associazione nazionale paracadutisti d’Italia) guidata dal presidente Massimo Buratti.

L’articolo 11 della Costituzione tra primo e secondo comma
“Non è un libro di memorie – ha esordito il generale Bertolini (nella foto) – perchè la nostra generazione ha vissuto un periodo fortunanto, a differenza dei nostri padri e nonni. Abbiamo vissuto esperienze importanti con questa contrapposizione, una dicotomia, tra il primo e il secondo comma dell’articolo 11 della Costituzione. Il primo, l’Italia ripudia la guerra è una affermazione retorica, abolisce la guerra, ma nessuna nazione la vuole. Il secondo, favorisce le organizzazioni internazionali e le alleanze come la Nato. Per lunghi decenni le nostre Forze armate hanno continuato ad operare in linea con il secondo comma, quando una buona parte dell’opinione pubblica guardava solo il primo.

Operazioni di pace
Come operazioni di polizia internazionale, sono termini impropri. Solo in Libano i soldati fanno interposizione, peacekeeping. In Afghanistan noi eravamo alleati con il governo afghano che era in guerra con i talebani, ma non potevamo dirlo. Abbiamo avuto 54 morti. Abbiamo consumato le nostre scorte di munizioni e carburanti, ma non era politicamente corretto dirlo. Attentato il 17 settembre 2009 a Kabul, sono caduti sei paracadutisti, attentato è un termine scorretto, è stato un attacco, non contro uomini, ma contro una formazione armata che si difende con il fuoco e il movimento. L’uso delle parole politicamente corrette si trasforma in un rischio.

Il Mediterraneo
“Bisogna essere forti, sono tutti nel Mediterraneo, ora è il centro del mondo. L’Italia, per la geografia, avrebbe la possibilità di essere un interlocutore obbligato di quello che succede nel Mediterraneo, ma non fa comodo a nessuno. L’Italia ha una sua identità, che viene dalla storia e deve essere valorizzata. E’ la culla della civiltà occidentale. Ma nel Mediterraneo tutti si muovono come noi non esistessimo. Come i Turchi, che non si vergognano a riempire i vuoti che noi abbiamo lasciato, in Libia come in Somalia.

Nassiriya
“Manca il collegamento tra lo sforzo militare e il Paese. Il soldato ha a che fare con un’altra entità finalizzata ad ucciderlo. La strage di Nassiriya è stata voluta dal terrorista, non è stata un caso. La guerra esiste, una realtà con la quale i nostri soldati si confrontano tutti i giorni. A Nassiriya c’è stata una azione militare, un attacco e noi l’abbiamo gestita come un incidente.

Dulcis in fundo
Le Forze armate sono un presidio della nostra sovranità – ha concluso Bertolini – La sovranità sta alla Patria come la libertà sta all’individuo. Essere sovrani significa essere liberi.

Il generale di corpo d’armata (aus) Marco Bertolini ha comandato il 9°reggimento d’assalto “Col Moschin”, la Brigata paracadutisti “Folgore”, il Comando interforze per le operazioni delle forze speciali e il Comando operativo di vertice interforze dal quale dipendono i contingenti schierati nei teatri operativi. Ha partecipato a operazioni in Libano, Somalia, Bosnia Erzegovina, Macedonia e Afghanistan. Dal 2017 è presidente nazionale dell’Anpd’I (Associazione nazionale paracadutisti d’Italia).

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