L’Italia è impegnata in Libano, nel mantenimento della pace, sin dal 1979 nella missione Unifil. Negli anni ottanta ci fu un ulteriore sforzo nazionale a supporto della stabilizzazione dell’area con Italcon. Nel 2006 con la risoluzione 1701 la missione UN veniva ampliata con l’Italia tra i primi contributori in termini di personale e mezzi.
Da oltre quarant’anni i peacekeeper italiani sono presenti contribuendo con dedizione ad assicurare pace e stabilità nel paese mediorientale. Un impegno gravoso che ha avuto, negli anni, i suoi caduti. Alcuni giorni fa, a Naqoura, sede del comando Unifil, è stato inaugurato un cippo a ricordo dei peacekeeper italiani che hanno perso la vita in servizio.
A scoprire il cippo il generale di divisione Stefano Del Col, quarto italiano a ricoprire il ruolo di Force Commander e capo missione, accanto a lui, a ricordare lo sforzo dei tanti soldati impegnati, il generale di brigata Diego Filippo Fulco, comandante del Sector West e del contingente italiano: “Esercito Italiano, Marina Militare, Arma dei Carabinieri… in queste occasioni, non c’e’ alcuna distinzione, siamo un’unica famiglia, quella della Difesa italiana, che si stringe attorno ai propri uomini caduti in onore al giuramento prestato”.
In granito del Libano il cippo ricorda, in maniera semplice e composta, chi ha offerto l’estremo sacrificio ma anche le decine di migliaia di peacekeeper che, con il loro lavoro, hanno contribuito e contribuiscono ad assicurare pace in quest’area del Medio Oriente.
L’impegno italiano, cresciuto negli anni, ora si attesta intorno ai 1200 militari impiegati nel comando della missione, all’interno del Sector West, unità multinazionale su base brigata Granatieri di Sardegna con quindici nazioni partecipanti, in Italair (la componente elicotteristica) e in Italbatt, il battaglione operativo ora su framework Lancieri di Montebello 8°.