di Carmelo Abisso
“Urgenza della trasformazione militare quale criticità strategica nazionale: comprensione del fenomeno e ricadute sulla sostenibilità dello Strumento Militare Terrestre”. E’ questo il titolo del convegno tenuto il 23 gennaio dal Centro Studi Esercito (Cse), alla presenza del capo di stato maggiore dell’Esercito, generale di corpo d’armata Salvatore Farina, presso la sala ”Paolo Caccia Dominioni” del Segretariato generale della Difesa e Direzione nazionale agli armamenti in Roma.
Sono intervenuti all’incontro anche il sottosegretario alla Difesa, Giulio Calvisi, alcuni componenti delle Commissioni Difesa del Senato e della Camera dei Deputati e il generale di corpo d’armata Paolo Ruggiero, Nato’s deputy supreme allied commander transformation.
Il generale della riserva Enzo Stefanini, presidente del Cse, ha aperto i lavori facendo un quadro di situazione sull’attuale finanziamento dello strumento terrestre, rapportandolo alle esigenze operative dell’Esercito e di quanto questo gap influisca sulla capacità d’innovazione della Forza armata.
La discussione, moderata dalla giornalista Marilù Lucrezio, proseguita con la collaborazione di esperti del settore, tra cui il Nato’s deputy assistant secretary general for defense investment division, Gordon B. Davis, il prorettore dell’Università Roma 2, Maurizio Talamo, il responsabile della divisione Elettronica Italy di Leonardo, Marco De Fazio e il presidente della Federazione Aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza (Aiad), Guido Crosetto, ha analizzato lo sviluppo degli scenari futuri sino al limite temporale del 2035.
Dal convegno è emersa la necessità per l’Italia di colmare il gap esistente tra il finanziamento e le esigenze della Forza armata, al fine di mantenere gli standard operativi ed addestrativi richiesti. In caso contrario, se non si procederà ad una programmazione pluriennale di investimenti, si assisterà ad un reale e progressivo decadimento delle capacità operative dell’Esercito nei prossimi cinque anni.
Sarebbe quindi opportuno, secondo il Centro Studi Esercito, riequilibrare gli investimenti, incentrando gli acquisti necessari sulle produzioni nazionali, creando così anche un’importante ricaduta economica positiva sull’economia e sull’occupazione italiana. Questa politica di investimenti, volta a mantenere ed elevare gli standard operativi dell’Esercito, è di fondamentale importanza per fronteggiare i numerosi impegni della Forza armata, tra cui la partecipazione alle missioni internazionali, la sorveglianza e la protezione del territorio nazionale, l’addestramento e le attività volte a preservare l’ambiente in cui l’Esercito stesso opera.
“Risulta necessario – sottolinea il Centro Studi Esercito – porre massima attenzione ad un’evoluzione tecnologica che garantisca risorse aggiuntive per l’ammodernamento e rinnovamento dell’Esercito di circa un miliardo all’anno per i prossimi 15 anni (il valore complessivo dell’ammodernamento e rinnovamento dell’Esercito è stimabile in circa 47 miliardi di euro) e l’adozione di una ‘legge terrestre’ come quella che nel 1977 avviò il rinnovamento della Forza armata all’epoca della Guerra Fredda. Un piano quindi basato sull’analisi e sulla previsione dei futuri scenari operativi e che tenga conto della rivoluzione scientifica in atto”.
A margine del convegno, il presidente del Cse ha incontrato la stampa. “Il Centro studi nasce per volontà del generale Farina, con l’intento di non disperdere la conoscenza e l’esperienza e dare un contributo di pensiero allo Stato Maggiore dell’Esercito, che spesso si trova a gestire situazioni di crisi – ha spiegato il generale Stefanini – Come ex appartenenti alla Forza armata riuniti in questa associazione lo facciamo volentieri, con lo scopo di diffondere il pensiero militare e parlare in maniera schietta, ponendo l’attenzione su quello che è necessario fare. Conoscere le esigenze e soddisfare le possibilità. Oggi occorre avere uno strumento bilanciato e non Forze armate con capacità differenziata (Esercito con piattaforme di 1^ e 2^ generazione e Marina e Aeronautica di 4^ e 5^). E’ un problema della Difesa, del Capo di SMD, perchè la regola della tenuta della catena, la sua resistenza, è pari alla tenuta dell’anello più debole”.