L’eroe entrò a Gorizia liberata, issando per primo il Tricolore sulla stazione ferroviaria
L’8 agosto 1916 si svolse la leggendaria impresa di Aurelio Baruzzi (nella foto), che, dopo un ardimentoso colpo di mano, entrò a Gorizia liberata, issando per primo il Tricolore sulla stazione ferroviaria. Questo gesto valse all’eroe lughese la concessione della massima decorazione militare, diventando la più giovane Medaglia d’oro al Valor Militare della Grande Guerra.
Aurelio Baruzzi nacque a Lugo il 9 gennaio 1897, figlio di Giovanni e Pia Cortesi. Aurelio crebbe in un ambiente familiare di sentimenti mazziniani e repubblicani, ricco di interessi, amante del canto e della musica. Al termine degli studi ottenne il diploma di ragioniere. Durante le vacanze scolastiche prese parte alle prime manovre militari di quel corpo. Alle prime notizie dell’entrata in guerra dell’Italia volle arruolarsi volontario ed essendo ancora minorenne dovette faticare non poco per persuadere il padre e ottenerne il consenso. Il 24 maggio 1915 faceva parte del 41° Reggimento Fanteria sul monte Merzli, teatro di aspri combattimenti. Nominato sottotenente di complemento fu destinato al 28° Reggimento fanteria della Brigata Pavia. Nel novembre del 1915 si trovò di fronte a Gorizia sul Sabotino e sul Podgora, dove era posizionata anche la Brigata Casale. Le due brigate erano formate in gran parte da fanti romagnoli di cui molti erano repubblicani che combattevano per l’ideale risorgimentale. Quando andavano all’attacco sostituivano il grido “Avanti Savoia” con il grido “Avanti Romagna”. Sul Podgora il 22 dicembre 1915 si meritò la prima Medaglia di bronzo al Valor Militare per atti ardimentosi.
Mentre era in corso la VI battaglia dell’Isonzo per la conquista di Gorizia, all’alba dell’8 agosto 1916, Baruzzi prese l’iniziativa e con soli quattro uomini fece irruzione nel sottopassaggio ferroviario di Lucinico trasformato in fortilizio e con un audace colpo di mano costrinse alla resa ben 200 soldati e alcuni ufficiali austriaci che lo difendevano. Passato a guado l’Isonzo con pochi uomini, fu il primo a entrare in Gorizia e raggiunta la stazione ferroviaria vi issò una bandiera tricolore su cui aveva scritto “Romagna”. Per questa azione il re Vittorio Emanuele III, “motu proprio” concesse a Baruzzi la Medaglia d’oro al Valor Militare, che gli fu consegnata sul campo dal Comandante dell’invitta 3^ Armata Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d’Aosta. Promosso tenente per meriti di guerra, nell’ottobre del 1917 combatté sugli Altipiani con la compagnia arditi del suo reggimento. Durante la battaglia del Solstizio il 19 giugno 1918 a Fagarè sul Piave, circondato da forze avversarie, cadde prigioniero. In questo frangente si meritò la seconda Medaglia di bronzo al Valor Militare. Rientrò in patria il 10 novembre 1918, sei giorni dopo la vittoria.
Terminata la guerra, il 4 novembre 1921 in occasione della grande cerimonia del trasporto del Milite Ignoto da Aquilea a Roma, Aurelio Baruzzi ebbe l’onore di fare parte degli otto decorati di Medaglia d’oro d’Italia, incaricati di portare a spalla il feretro all’Altare della Patria. Avendo scelto la carriera militare rimase in servizio nell’Esercito, lavorò in massima parte presso il Ministero della Difesa a Roma fino al momento in cui venne collocato a riposo e raggiunse il grado di Generale di Divisione. Il 5 febbraio 1965, per essere vicino agli amici lughesi, si iscrisse alla Sezione Unuci di Lugo e rimase iscritto fino alla scomparsa. Morì a Roma il 9 marzo 1985. Il feretro venne poi trasferito a Lugo, città natale, dove si svolsero i funerali solenni e collocato nella tomba di famiglia nel cimitero monumentale di Lugo.