15 gennaio 2013. Con un programma di ‘interventismo’ diplomatico senza pari tra i Paesi arabi, il Qatar punta ad assumere lo status di leader regionale, diventando un ‘player’ di primo piano tale da recitare un ruolo di mediazione importante nei dossier piu’ rilevanti nel mondo islamico.
Dalla decisione di inviare truppe in Libia contro Gheddafi, primo Paese arabo a schierarsi al fianco della Nato, agli aiuti ai ribelli che combattono contro il presidente siriano Bashar al-Assad, fino alla decisione di accettare l’apertura a Doha di un ufficio dei talebani per facilitare gli sforzi in vista dello svolgimento di trattative tra questi e Kabul. Sono diversi i passi che sta compiendo il Qatar per accreditarsi nel ruolo di grande mediatore, con il via libera di Stati Uniti ed Europa.
‘Amico’ dell’Iran, ma sede di una base militare americana, patria di al-Jazeera e luogo natale di accordi per Libano e Sudan, il Qatar ha di fatto preso il posto di Arabia Saudita ed Egitto in questa corsa alla leadership regionale tra i Paesi sunniti. Nella costruzione del ‘nuovo’ Qatar ha avuto un ruolo fondamentale la decisione del governo di Doha, unico nella regione, di investire sui mezzi di informazione. E, in particolare, sull’emittente satellitare al-Jazeera, giunta quest’anno al 16° anno di trasmissioni. Il network, spesso indicato come il braccio diplomatico del Qatar sul campo, viene indicato dagli analisti come un vero e proprio attore politico.
Uno dei piu’ recenti successi politici della monarchia del Golfo, ricchissima grazie ai proventi di petrolio e gas naturale, e’ stato il via libera all’apertura di un ufficio dei Talebani, dopo che questi ultimi a inizio mese avevano annunciato di aver raggiunto un accordo preliminare. Una fonte del ministero degli Esteri di Doha oggi ha sottolineato “l’impegno e il sostegno del Qatar a tutto cio’ che contribuisce all’instaurazione di una pace stabile, totale e solida in Afghanistan e al raggiungimento dell’unita’ tra le componenti del popolo afghano”.
Nel loro recente incontro a Washington Barack Obama e il presidente afghano Hamid Karzai hanno concordato il sostegno ai colloqui di Doha fra il governo afghano e i leader talebani. L’attivismo del Qatar si riconosce anche nella crisi israeliano-palestinese, nello sdoganamento – almeno a livello regionale – di Hamas e nell’apertura di una prima breccia nella Striscia di Gaza, finora chiusa da Israele in un ferreo isolamento. Il primo a compiere un passo decisivo in questo senso e’ stato proprio l’ambizioso emiro Hamad bin Khalifa al-Thani, che il 24 ottobre ha visitato la Striscia. Si e’ trattato della prima visita di un capo di Stato nel territorio da quando e’ governato dagli islamici di Hamas.
Il Qatar ha svolto un ruolo di primo piano anche in Libia. Un ruolo non privo di rischi, ma necessario per gli obiettivi a medio termine dell’emirato nella regione, a fianco delle forze internazionali della Nato. Doha ha partecipato attivamente alla missione militare, e’ stato il primo Paese arabo a riconoscere il Consiglio nazionale di transizione (Cnt) di Bengasi come unico rappresentante legittimo del popolo libico e ha fornito appoggio ai ribelli a livello finanziario e logistico. Si parla anche dell’intervento di banche del Qatar, che nel 2022 ospitera’ i Mondiali di calcio, per facilitare l’arrivo di aiuti internazionali ai ribelli e anche della fornitura di armamenti. E sarebbero state le forze speciali del Qatar (addestrate dai militari britannici) le prime a entrare a Bab al-Aziziya, ex fortezza di Gheddafi a Tripoli. La partecipazione alla missione libica ha avuto per il Qatar di al-Thani l’obiettivo di ottenere una nuova influenza in Nord Africa.
C’e’ chi definisce la politica dell’emirato come la ”piu’ creativa” nella regione. Da un lato l’appoggio ai ribelli libici nella battaglia contro Muammar Gheddafi e dall’altro il sostegno alla repressione delle proteste contro la monarchia sunnita in Bahrain. Ma visto da Doha non e’ un controsenso. L’operazione e’ stata per il Qatar un atto dovuto in nome di un patto all’interno del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) per sostenere la monarchia contro la ribellione della minoranza sciita.
Fonte: Adnkronos