7 novembre 2012. Primo via libera ieri del Senato – con 252 si’ e 12 no – alla riforma dello strumento militare voluta dal Governo, che in dieci anni prevede la riduzione del numero dei militari a 150 mila (con un taglio di 33 mila rispetto agli attuali 183 mila) e dei civili dipendenti dalla Difesa a 20 mila (sono 30 mila).
In cinque anni sara’ dismesso anche il 30% delle strutture militari: caserme, siti ed altro. Il disegno di legge delega passa ora all’esame della Camera. Hanno votato a favore tutti i gruppi tranne l’Idv (che parla di ”occasione mancata”). Una robusta cura dimagrante, dunque, che nell’attuale congiuntura economica e’ ritenuta tuttavia indispensabile, ”la sola possibile via da percorrere per continuare a disporre di Forze armate moderne, efficienti ed efficaci”, dice il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, che ora auspica una rapida approvazione definitiva del provvedimento perche’ ”la legislatura si avvia al termine” ed e’ necessario ”assicurare un futuro di operativita’ al nostro strumento militare nel contesto europeo e atlantico”.
Alla riforma, un provvedimento strutturale tra i piu’ importanti che hanno finora interessato le Forze armate italiane, il Governo e’ stato costretto a mettere mano dovendo ”tenere conto e fare i conti – parole di Di Paola – con le risorse disponibili”. Che sono poche: in termini reali, spiega il ministro, c’e’ stata infatti negli ultimi cinque anni ”una riduzione del 20-25%” delle risorse destinate all’operativita’ dello strumento militare, pari allo 0,9% del Pil, contro una media dei Paesi dell’Unione che si assesta sull’1,6%.
Non solo. In Italia ben il 70% del bilancio della funzione Difesa e’ destinato a coprire le spese per il personale (rispetto a una media europea del 50%), mentre c’e’ una compressione delle risorse destinate ai settori fondamentali dell’esercizio e dell’investimento: dunque, ”spendiamo meno e peggio dei nostri partner europei. Cio’ avviene – rileva il ministro – perche’ abbiamo uno strumento sovradimensionato rispetto alle risorse disponibili”. Da qui la necessita’ di ridurlo, portandolo a 150.000 militari e 20.000 civili nell’arco di 10 anni, salvaguardando pero’ le capacita’ operative (ed a questa salvaguardia ”il programma dei cacciabombardieri F-35 si riferisce” e va dunque mantenuto).
Il provvedimento approvato ieri dal Senato e’ stato condiviso in modo ”forte e convinto” da tutto il Governo, ricorda Di Paola: del resto, solo domenica scorsa ”sia il Presidente della Repubblica, sia il Presidente del Consiglio hanno sottolineato l’esigenza di procedere con forza alla modernizzare delle Forze armate in un contesto europeo ed atlantico e, quindi, di portare avanti la riforma dello strumento militare”.
Redazione